Capitolo 1 - It's me

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Ventidue anni, leader di fama mondiale di una band, pieno di soldi, felicemente gemello e tristemente single.
Ecco chi ero io.

Un ragazzo che ha voltato le spalle alla depressione tanto tempo fa, uno di quelli che si era rassegnato e aveva imparato a vivere la sua vita senza ascoltare i pregiudizi altrui.

Tuttò cominciò ai tempi delle medie:

10 anni prima...

"All'uscita di scuola"

- Ragazzi guardate chi c'è, il frocetto con le unghie smaltate e la matita nera negli occhi - un boato di risate cattive provenne da un gruppo di ragazzi un pò più grandi di me.

- Hey Billina perchè non vieni qui a farti toccare il culetto, lo sappiamo che tanto ti piace sotto sotto - continuarono a ridere.

Camminai con lo zaino in spalla senza rispondere alle provocazioni di tutti i giorni, avevo paura, mi avrebbero menato di nuovo, pensai.

- Ehi capelli neri ti ho detto di venire qua - il più grosso del gruppo si mise a correre nella mia direzione raggiungendomi subito e io dalla paura rimasi bloccato lasciandomi cadere lo zaino alle spalle.

- Quando ti chiamo mi devi rispondere, gay di merda - mi prese dal colletto attaccandomi alla portiera di una macchina parcheggiata al suo lato.

- Lasciami, lasciami andare ti prego non ti ho fatto niente - tentai di urlare invano con la mia tenera voce ed il cuore battente ai tremila.

Il ragazzo grosso mi sferrò uno schiaffo sulla guancia spostandomi il ciuffo nero dall'altra parte.

Iniziai a piangere dalla paura, dalla vergogna, davanti a tutti quei ragazzi che stavano sogghignando delle mie disgrazie.

Mi portai le mani al viso e lui me le tolse di forza per poi sferrarmi uno schiaffo di rovescio dall'altra parte.

Mi accasciai in ginocchio fissando il vuoto, non ero capace di reagire, ero immobile davanti a lui e il mio trucco iniziò a colare dagli occhi. Mi sentivo un verme ed ero appena stato aggredito per la quarta o quinta volta.

- Hey brutto figlio di puttana lascia in pace mio fratello o ti faccio saltare i denti - sentii urlare Tom dall'altra parte della piazzola di scuola; sollevai lo sguardo per guardare il mio soccorritore che era sempre lui, il mio gemello.

Con i suoi dreadlock biondi fino alle spalle corse nella mia direzione sollevandosi i larghi pantaloni per non inciampare.

- Oh oh il fratellino del ricchione viene a difenderlo - rise il ragazzo che mi aveva aggredito.

Tom arrivò di fronte a lui e iniziò a prenderlo a pugni in faccia. Il tizio grosso non riuscii a reagire poichè rintontito dalle botte e Tom mi fece cenno di alzarmi dandogli la mano e di scappare.

- Tom ho paura - dissi col fiatone mentre correvamo per mano dietro al primo vicolo che trovammo.

- Bill sentimi bene - disse fermandomi poco dopo.
- Se non impari a difenderti ti tratteranno sempre male, sono dei bulli che cercano di distruggerti senza motivo, a loro non interessa se sei gay o no, a loro interessa darti fastidio perchè sanno che sei debole ora basta! Fai vedere chi sei! Hai talento, sei un cantante e anche se non siamo famosi io so che tu sei speciale! Ascoltami diamine! -

Tom mi abbracciò e poi prendendo la bottiglietta d'acqua dal suo zaino insieme ad un fazzoletto tentò di rinfrescarmi le guance.

Ecco chi era mio fratello, il mio protettore. Eppure ero più alto io di lui, ce l'avrei fatta benissimo a difendermi. Ero stufo di questa vita, di questa scuola. Volevo andarmene via, cantare e basta.

Promisi a Tom che non mi avrebbero più toccato con un dito e che da quel giorno in poi le cose sarebbero cambiate.

10 anni dopo...

Dieci anni dopo eccomi, avevo sconfitto ogni paura e finalmente mi ero preso le mie rivincite. Le ragazze mi adoravano e io finalmente avevo raggiunto il mio sogno. Ero Bill Kaulitz dei Tokio Hotel e nient altro mi importava.

Tom mi insegnò a non arrendermi, anche perchè da quando mi trasformai in personaggio famoso subii il doppio delle critiche. Tutti fissati con il fatto che fossi gay.

Ma che ne sapevano loro? Che ne sapevano di chi ero io? Volevo solamente truccarmi e farmi i capelli sparati e ogni tanto indossare i tacchi; mi piaceva lo smalto ma ero un uomo dentro, non una donna.

L'unico problema era che anche dopo aver superato le atrocità del passato, le cicatrici erano rimaste nonostante tutto e molti testi delle canzoni le dedicai a questa parte all'ombra di me stesso.

{Spero che come inizio vi piaccia, lasciate dei commentiiii💓}

Dream Machine {BILLKAULITZ}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora