Capitolo 22 - L.A

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Tornammo dalla festa asciutti dall'acqua ed era ormai l'alba.

Io e Kristina eravamo stanchissimi, come due bambini quando giocavano tutto il giorno senza pause.

Ci incamminammo verso la macchina ancora un pò brilli e il buio svaniva per lasciare posto ad una nuova giornata di sole.

Giugno stava finendo e i fans non avevano molte notizie da parte dei Tokio Hotel. Non avevamo nulla in programma, era passato un anno dal Tour e avevamo lasciato spazio alla nostra vita privata, in fondo eravamo cresciuti sotto i riflettori e volevamo iniziare a vivere da semplici ragazzi di poco più di vent'anni.

Avevo altro a cui pensare allora.

- Pronto? - Kristina rispose al telefono sollevandosi dal sedile scocciata.

Continuai a guidare voltandomi di tanto in tanto per sentire bene la voce maschile che parlava dall'altra parte e iniziavo ad irritarmi. Non volevo che parlava con persone strane nè che gli sconosciuti sapessero di me e lei. Sarebbe stato uno scoop: una celebritá con una ragazza di periferia. Non doveva uscire allo sbaraglio così, anche se a me Kristina piaceva sul serio volevo che le cose venissero fatte bene e non di punto in bianco. Dovevo ancora aiutarla ad aggiustarsi prima che qualcuno mi scoprisse vicino a lei. Saremmo finiti su tutti i giornali e lei avrebbe smesso di vivere tranquilla, cosa che necessitava da un pò di anni e che non aveva mai avuto.

- Lasciami in pace Raven! - Kristina terminò la chiamata urlando quel nome, passando da tranquilla ad agitata e subito dopo staccò il telefono gettandolo nella pochette appoggiata al cruscotto.

Inchiodai di colpo a sentire pronunciare il suo nome. Quel bastardo aveva il suo numero e mi sembrava fin troppo strano che non l'avesse ancora chiamata. Era sparita di punto in bianco da un pò di giorni ormai e c'era ovviamente qualcosa che mi puzzava.

- Bill cosa fai? - domandò lei facendo la finta tonta.

- Kristina quante volte ti ha chiamata? -

- Nessuna - disse mentendomi. All'improvviso non mi guardava più negli occhi e il suo sguardo era posato sulle sue gambe.

- Rispondimi -

- Ti ho detto nessuna - disse lei insistendo e tirando fuori la parte cattiva che aveva mostrato all'inizio con me.

- Dimmelo se ti rompe! Ho diritto e bisogno di saperlo! -

- E va bene! Tanto vinci sempre tu! Mi ha chiamata più di due volte questa settimana ma io avevo spento il telefono per non avere sue notizie. Non sa dove sono ma mi ha... minacciata -

- Che cosa ti ha detto quel figlio di puttana? - dissi tirando il freno a mano per parlare a quattrocchi.

- Che se mi trova mi ammazza... -
Il sangue iniziò a ribollirmi interiormente e delle fitte di mal di testa mi arrivarono dirette al cranio al solo pensiero di quella minaccia.

Dovevamo denunciarlo alla polizia e poi andarcene via da qui. Berlino incominciava a starmi stretta; qualcuno dopo la denuncia avrebbe potuto far del male a noi o alle persone a noi care e tutto ciò mi spaventava inizialmente.

Ripartii cercando di non riprendere più il discorso ma quell'idea bizzarra di trasferirmi altrove mi frullò nella testa per i giorni seguenti.

*******

Un pomeriggio di Luglio Tom si presentò a casa mia con Angelika, cresceva a vista d'occhio e i capelli le erano allungati un bel pò. Iniziava ad assomigliare sempre di più ad Ariel, aveva le guanciotte paffute e rosee.

Aprì la porta con il suo doppione delle chiavi che aveva sempre con sè e poi una volta entrato infilò le chiavi della macchina in tasca e mi salutò.

Dream Machine {BILLKAULITZ}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora