Capitolo 25 - Drug

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Feci uno scatto indietro alzandomi e lasciandola sdraiata davanti a me. A quel gesto istintivo lei si alzò in posizione semiseduta fino ad indietreggiare alla spagliera del letto coprendosi con un lenzuolo come per proteggersi dalla mia figura. Quello che avevo visto mi aveva traumatizzato. Non ero mai stato così attonito di fronte ad una ragazza, ma quello che lei portava in corpo era più di una tragedia.

Aveva degli squarci, dei solchi, che non si vedevano col costume e non si sentivano tramite le mutande. Ma quando la spogliai li vidi. Partivano dall'inguine per poi terminare vicino al cosiddetto "buco" della vagina. Aveva addirittura la pelle lacerata ma ormai morta, in alcuni punti delle labbra. Quella visuale mi aveva fatto male sia al cuore che al cervello. Subito un enorme dispiacere riempì la mia anima nel vedere quella creatura consumata. Non potevo levarmi dalla testa quelle immagini atroci della sua...cosa.

Le gambe mi tremavano ed ero appoggiato alla porta della stanza. Kristina iniziò a piangere coprendosi il viso con le mani e poi coprendosi sempre con il lenzuolo uscì in fretta e furia dalla stanza.

La guardai con il corpo immobile. Sta volta non riuscivo ad inseguirla. Il mio corpo magro e tatuato vacillava su se stesso per la paura. Il respiro si era accorciato e i miei occhi vedevano offuscato.

Dovettero passare almeno cinque minuti per ricominciare a prendere la lucidità.

Uscii piano dalla porta ormai rivestito per andare a cercare di parlare con Kristina e chiederle scusa per il mio comportamento tutto tranne che delicato. Non dovevo farle notare che i suoi segni mi avevano fatto venire i conati di vomito. Ma non per lo schifo di lei, più che altro per lo schifo della gente che l'aveva martoriata con morsi, graffi e tagli di ogni tipo. Non volevo entrare nel dettaglio, non sapevo quanto una prostituta doveva sopportare pur di avere dieci euro in tasca. Avevo voglia di prendere a calci il mondo intero. Come avrei fatto a restituire la serenità a quella ragazza se parte del suo corpo era stata segnata per sempre? Mi vergognavo del comportamento che avevo adottato qualche minuto prima ma purtroppo non avevo mai visto nulla di simile prima di allora e speravo che lei mi capisse.

Sentii dei lamenti e un pianto intenso provenire dal bagno di Tom: entrai senza curarmi di bussare e trovai la figura di Kristina piangente accovacciata in un angolo della stanza.

Tremava e piangeva. Era coperta ma cercava di coprirsi ancora di più per non farsi vedere da me. Ero diventato magicamente un mostro per lei.

Simon bussò alla porta chiedendomi cosa fosse successo:

- Niente tranquillo Simon - dissi con tono spaventato e probabilmente non credibile.

- Bill io esco, Eddy è nella sua stanza ciao... - rispose il fratellino di Kristina cercando di farmi credere che fosse il più tranquillo possibile. Dove cavolo andava a quell'ora?

Sospirai e tornai a concentrarmi su di lei che ormai non aveva più lacrime da versare. Il suo viso era viola dal pianto e il suo corpo tremava ancora come una foglia.

- Kristina io.. - cercai di avvicinarmi per prenderle una mano ma lei si allontanò velocemente evitandomi.

- Lasciami in pace! Bill vattene ti prego... Vattene lasciami qui da sola - disse con voce sguaiata e incominciando di nuovo a piangere copiosamente.

Iniziai ad avere gli occhi lucidi anch'io e volevo che lei capisse che la mia intenzione non era farla imbarazzare.

- Ti prego devi ascoltarmi - dissi afferrandola dai polsi.

Kristina si alzò in piedi tirando via le braccia dalla mia presa e uscì dalla stanza:

- Bill me ne vado, non voglio stare qua me ne voglio andare lasciami stare per sempre! - disse sbattendo la porta.

Dream Machine {BILLKAULITZ}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora