Capitolo 7 - Forgotten Children

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Non chiusi occhio tutta la notte. Mi svegliai di mattina presto e non sapendo cosa fare mi vestii e mi lavai.

Pensai alla sera prima, al mini dialogo con Kristina e al fatto che la stavo iniziando a pensare insistentemente. Ricordai la frase di Ariel riguardo alla puttana del liceo e subito un brivido mi corse lungo la schiena. Volevo capire se era veramente lei la ragazza di cui parlava, anche se mi sentivo che sotto la sua veste di menefreghista sicuramente aveva un passato duro alle spalle. Lo capivo da quegli occhi spenti, segnati dalla stanchezza. Non sapevo neanche quanti anni aveva ma sicuramente era giovane tanto quanto me, non aveva l'aria di un'adulta ma sapeva di donna vissuta da come si atteggiava nei miei confronti.

Io avevo smesso di essere timido con le ragazze, da quella porta in faccia che presi da Sarah quando ero ragazzino decisi di imparare la lezione e affrontare ogni ostacolo, se solo io avessi saputo comportarmi forse lei si sarebbe innamorata di me e invece no, pensava che fossi un bambino, un cretino. Alla fine un pò di ragione ce l'aveva.

Smisi di stuzzicarmi il piercing al sopracciglio scuotendo la testa dai troppi pensieri e decisi di prendere le chiavi della macchina e andare sotto casa di Kristina. A suo rischio e pericolo mi lasciò l'indirizzo, se era così riservata e senza voglia di vedermi di nuovo sarebbe rimasta in incognito.

Mi immersi nel traffico mattutino ed erano solo le otto e mezza, la gente comune a quest'ora andava a lavorare.

Presi il ponte al fondo della strada principale e poi svoltai a destra trovandomi in quel "cimitero di case".

Erano palazzi grigi, che coprivano addirittura il sole.

Accostai vicino a dei bidoni della spazzatura e poi mi incappucciai con il gillet per cercare di non farmi riconoscere. Sarei stato in un grosso guaio se avessero capito che ero io e la macchina sicuramente lussuosa non sarebbe passata inosservata.

Aspettai circa cinque minuti e poi per mia fortuna vidi Kristina uscire dal portone. Era da sola e vestita in modo molto sportivo si stava dirigendo dall'altra parte della via chissà a fare cosa.

Presi coraggio e diedi un colpo di clacson che in mezzo a quel silenzio tombale addirittura fece l'eco.

Kristina si voltò e cercando di capire chi fossi si spostò verso la mia direzione.

Sorrisi e poi scesi dalla macchina frettoloso per poterla salutare. Le feci cenno di venire da me e lei sembrò guardarsi intorno in maniera agitata e quasi per nascondere qualcosa.

Arrivò correndo da me che ero appoggiato alla portiera:

- Bill cosa fai qua? Ti sei bevuto il cervello? - mi disse facendo attenzione che nessuno ci sentisse.

- Sono venuto per vederti, non riesco a non pensarti - dissi fissandola.

- Non puoi stare qui, vattene o saranno guai seri! Ma poi un ragazzo di importanza come te cosa viene a cercare da una come me? - disse con tono amaro.

- Vengo a cercare te, ho sentito delle brutte cose sul tuo conto ma a me piaci lo stesso, anche se non ti conosco - dissi infilando le mani in tasca.

- Hey tu, chi cazzo sei? - sentii una voce provenire da un balcone.

Alzammo la testa e vedemmo un uomo sulla trentina affacciato che cercava di capire chi fossi. Aveva lo sguardo cattivo e indossava vestiti sporchi. Poi tornò un attimo dentro e Kristina mi strettono dalla maglia:

- Bill andiamocene sali in macchina o finisce male! -

Salimmo in macchina velocemente e non appena misi in moto sentii quell'uomo urlare cercando di chiamare l'attenzione di altri suoi coetanei forse.

Dream Machine {BILLKAULITZ}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora