Capitolo 6 - Bronx

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- Hey alzati.. -

- Ancora tu? Lasciami in pace, non hai di meglio da fare nella tua vita che stalkerarmi? - mi disse provando a ripulirsi la faccia dal trucco ormai andato.

- No, sono determinato sulle cose e la vita mi ha insegnato a farmi avanti quando c'è qualcosa che mi sento di fare.. Ora alzati, non ti mangio giuro - le dissi appoggiandomi al muro del bagno.

Si alzò senza rivolgermi lo sguardo e si mise in piedi sbattendo le mani sulla gonnellina inguinale per togliere via la polvere che aveva accumulato stando seduta a terra.

- Allora, cosa ti succede? - le domandai cercando di avvicinarmi un pò.

- Io non ti conosco, non so niente di te, non posso raccontare la mia vita ad uno sconosciuto, ora lasciami andare e non insistere -

- No, io non lascio da sola una ragazza che sta male, e tu stai male in questo momento, perciò due sono le cose, o vieni con me in qualche posto tranquillo oppure ti ci porto di forza -

- Anche se opterei la seconda, non riusciresti a prendermi, sei uno stecchino messo in piedi - mi disse accennando un sorriso.

- Chiamami come ti pare, se questo ti fa sorridere sarò il tuo stecchino - Le sorrisi con l'espressione più vera che avevo. Ero riuscito a far sorridere quella ragazza misteriosa e forse la stavo convincendo a venire con me, non so se ero impazzito o cosa, ma volevo conoscerla e volevo sapere chi fosse. Quella sera al pub mi aveva guardato con uno sguardo intenso e sembrava quasi che stesse ballando solo per me, perciò ecco tutto, volevo sapere di più su di lei.

- Allora? Dove andiamo? - le dissi mettendo le mani in tasca.

- Oh merda, andiamo dove vuoi basta che la smetti di fare la pressa, sei assurdo - mi disse alzando gli occhi al cielo, le lacrime non c'erano più.

Uscimmo dal bagno e lei mi camminò dietro a braccia conserte fino a trovarci giù nella sala del locale. Avevo dimenticato Tom sul divanetto che nel frattempo si era bevuto almeno tre drink senza di me.

- Tom lei è Kristina! - dissi a mio fratello in modo allegro, ero contento di essere riuscito a parlarle.

Tom rimase perplesso due secondi senza sbattere ciglio e poi le diede la mano presentandosi a sua volta.

- Ti dispiace se ti accompagno a casa e ci vediamo domani? -

Siccome Kristina era dietro di me, lanciai una serie di smorfie per far capire a Tom che era una questione di vita o di morte.

Tom mi sorrise pensando che mi fossi rimbambito e poi acconsentì.

Portai a casa Tom con la mia Audi R8 e mentre scese dalla portiera irruppe con una frase inopportuna:

- Kristina trattamelo bene - fece l'occhiolino e se ne andò senza salutarmi.

Fulminai quel cretino di mio fratello con lo sguardo e poi appoggiando la mano sul sedile anteriore feci segno a Kristina di sedersi davanti.

Annuii e partimmo.

Dopo un pò di minuti di silenzio arrivammo in un parco nel centro di Berlino ed era già tardi, per cui non c'era nessuno lì. Cominciava a fare caldo e perciò si stava anche bene all'aperto.

- Scusa ma perchè mi hai portato qui? - domandò rompendo il silenzio.

- Perchè volevo stare in un posto tranquillo - dissi sorridendo cercando di tranquillizzarla.

- Ah...no beh guarda forse è meglio che me ne torni a casa - fece per andarsene ma io la bloccai dal braccio.

- Hai paura di me? - le dissi guardandola intensamente negli occhi non appena si voltò.

- Mi hai presa già una volta per il braccio e nessuno ti ha dato la confidenza di toccarmi - mi disse quasi incattivendosi.

- Voglio parlare con te cosa ti ho chiesto di così tanto sbagliato? -

- Non sono la tipa che si interesserebbe a te se è questo che vuoi sapere, i tipi come te non mi piacciono, sei uno snob, ricco e sembri troppo femminile, ecco tutto, non perdere tempo nel provarci con me - riprese fiato dopo la frase e poi spostò lo sguardo da un' altra parte.

Ecco che mi cadde il mondo addosso, ero appena stato rifiutato ancora prima di cominciare, mi aveva dato del "femminile" quando invece io ero un uomo con la U maiuscola anche se gli altri non capivano.

La guardai spostandomi un pò il ciuffo dei capelli:

- nessuno ha detto che io voglia provarci con te, semplicemente sei una bella ragazza e mi ha colpito il fatto che l'altra sera mi guardavi senza togliermi gli occhi di dosso - dissi guardando in basso.

- Eh quindi? È il mio lavoro, devo attrarre la clientela, ti sei illuso troppo in fretta bello mio -
mi disse alzando un sopracciglio e scoppiando in una risatina cattiva.

Bill, sei proprio un coglione, mi ripetei nella mente. Davvero avevo pensato che da un semplice sguardo potesse arrivare il colpo di fulmine? Che ingenuo, ventidue anni perduti.

Iniziai a sentirmi deluso e quasi mi veniva da piangere se pensavo che anche questa volta mi ero sbagliato. Non era lei allora la persona giusta per me. Ero destinato a morire da solo.

Per non darle soddisfazione continuai a mantenere un tono liscio e impassibile:

- Ok, allora lascia che ti accompagni a casa almeno, non vorrai mica tornarci da sola -

- No guarda, vado da sola, sono abituata a girovagare di notte tu non sai con chi hai a che fare -

- No che non lo so! Non mi permetti di conoscerti! - dissi alzando un pò il tono della voce.

- Sei straziante, mai visto una celebrità come te, ma devo dire che hai personalità -

- Cosa significa? -

- Che mi puoi accompagnare a casa, in fondo non sei così male, altri dieci minuti in macchina con te non mi cambieranno la vita - disse aprendo la portiera.

Mi aveva completamente scartato. Come se io non le avessi fatto un minimo d'effetto. Diamine ma una ragazza non poteva essere così sfacciata! Dovevo capire cosa nascondeva dietro quel muro che metteva con le persone, forse mi stavo per cacciare in guaio ma a me intrigava moltissimo.

Salii in macchina mettendola in moto e lei mi disse che strada prendere per raggiungere casa sua.

- Fermati pure qui - mi disse prendendo la sua borsetta. Non fece una piega, scese e mi disse a malapena un "ciao" ma in compenso io sapevo dove abitava. E non sarebbe stata l'ultima volta in cui l'avrei vista, giuro.

Quando la vidi entrare nel portone, mi fermai a guardare e vidi che non era una via tanto carina, c'erano dei ragazzi di colore all'incrocio che probabilmente stavano spacciando. Alzai lo sguardo sul palazzo e vidi dei balconi trasandati, case popolari dovevano essere secondo me.

Misi in moto, non avrei dovuto rimanere lì per molto, una star che cazzo ci faceva nel bronx di Berlino?

Tornai a casa e poi dopo essermi buttato sul letto con le mani dietro la testa incrociate, iniziai a riflettere sulla serata. Non riuscivo a capire perchè non le facessi nessun effetto. Perchè per lei ero solo un essere vivente e non Bill Kaulitz? Cioè, andava bene che mi trattasse da semplice persona perchè io ero tale, ma non faceva una piega nel trovarsi in macchina con me, non le interessava parlare con me e soprattutto era una tipa apatica. Bella ma apatica; sta volta ero stato fregato per bene.

Dream Machine {BILLKAULITZ}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora