Capitolo 5 - Please don't cry

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Tornai a casa voltandomi ad ogni incrocio facendo attenzione se per caso l'avessi incontrata in cammino. Ma non la vidi e rientrai parcheggiando sul cortile.

Ariel e Tom mi aspettavano davanti alla porta di casa e gli andai incontro:

- Ciao bellissimi - gli dissi sorridendo.

- Ciao cuore mio - mi disse Ariel venendomi ad abbracciare.

- Bisogna cambiare il pannolino ad Angelika... - disse Tom tenendola in braccio e annusandola.

Mi misi a ridere ed entrammo.

- Avete mangiato? - domandai.

- Si tranquillo, ti vedo un pò più agitato del solito, e siccome ti conosco so per certo che hai incontrato qualcuno di strano -

- Io?.. No no.. Assolutamente - risposi ad Ariel sorridendo maliziosamente .

- Avanti chi è la sfortunata? - disse Tom stravaccandosi sul divano.

- Vuoi proprio saperlo? - dissi sfoggiando un sorrisone.

- Dai dai! Non tenermi sulle spine - replicò Ariel.

- Tom ti ricordi la cubista del night? - a quelle parole Ariel lanciò un'occhiataccia a mio fratello mentre cambiava la bambina.

- Si non mi dire che ci sei uscito insieme? -

- No, più o meno, l'ho incontrata in un fastfood e lei sapeva il mio nome! -

- Bill non essere ridicolo pure i muri sanno come ti chiami -.

- Si beh però sono riuscito a sapere come si chiama.. Kristina - dissi fiero di me.

- Kristina? Cognome? - mi disse Ariel sgranando gli occhi.

- Non lo so, perchè? -

- Io conosco una certa Kristina che all'epoca del liceo faceva dei bei lavoretti ai miei compagni.. Non te la ricordi? - mi disse scoppiando a ridere.

Un colpo mi prese il petto. Non volevo che fosse lei la puttana di cui stava parlando.

- Ce ne sono tante di Kristina a Berlino - replicai guardando il vuoto.

Passammo il resto del pomeriggio a parlare di cazzate sorseggiando cocktails nel cortile io e Tom, mentre Ariel era stanca per via di Angelika e voleva tornare a casa dalla disperazione. Non voleva dormire.

- Allora Ton mi accompagni? - gli chiesi quasi pregandolo.

- E va bene! Cosa non si fa per il fratellino minore! -

- Non sparare cazzate, siamo nati insieme -.

- Ehi! Sono nato dieci minuti prima non te lo dimenticare!

Scoppiammo in una risata e poi Tom mi diede il cinque salutandomi e  andò a casa a prepararsi.

Decisi di andare al Night della sera prima per incontrare Kristina e provare a parlarle. Mi intrigava talmente tanto che prima di uscire sentivo le farfalle nello stomaco come quella volta con Sarah ai tempi della scuola media.

Mi sparai i capelli con la lacca dopo essermi truccato gli occhi di nero e poi indossai un giubotto di pelle con una maglia a maniche lunghe bianca, dei jeans grigi e delle Buffalo bianche stile Spice Girls.

Andai a prendere Tom e appena arrivato sotto casa sua scese per salire in macchina. Si era messo la solita fascia in testa con le treccine che gli ricadevano sulle spalle.

- Sta sera te la scopi dai - mi disse appena chiusa la portiera.

- Ma smettila io voglio prima conoscerla! - dissi mentre guidavo.

- Oddio sei paranoico -

- Non sono paranoico, sono preciso che è diverso! - ribattei.

Arrivammo al locale che era meno pieno della sera precedente e perciò entrammo dopo neanche due minuti di fila.

Ero euforico di incontrare Kristina, mi piaceva già solo esteticamente e sono sicuro che fosse meravigliosa anche di carattere.

Passarono dieci minuti e io e Tom ordinammo da bere.
Quando una cameriera di colore in lingerie arrivò col vassoio mi buttai e le chiesi:

- Scusa ma Kristina non lavora sta sera? -

Mi guardò con aria stupefatta e poi mi rispose:

- Hey bello lasciala stare, non fa per te credimi, quella è una sciacquetta -

A quelle parole mi vennero i brividi. Perchè l'aveva chiamata così? Non era la stessa di cui parlava Ariel vero?

Dissi a Tom che sarei tornato subito e mi alzai andando tra la folla per cercarla ma non c'era.

Decisi di salire le scale e andare nei camerini delle ragazze, sperando che nessuno mi cacciasse.

Quando arrivai di sopra sentii un gruppo di ragazze ridere e parlare in una stanza e senza soffermarmi continuai a camminare guardando in tutte le stanze fino a che non arrivai nel loro bagno.

Un pianto lamentoso proveniva dal bagno delle ragazze.

- C'è qualcuno? - dissi entrando piano per non far spaventare nessuno.

Nessuna risposta.

Continuai a camminare e come voltai la testa verso destra vidi Kristina, proprio lei, accovacciata a terra semi-nuda e con il trucco colato dalle troppe lacrime.

Mi si spezzò il cuore all'istante a vederla in quel modo e così senza fiatare decisi di allungarle la mano in modo da porgerle aiuto, era una sconosciuta ma pur sempre una ragazza che stava male ed io volevo aiutarla con tutto me stesso.

Dream Machine {BILLKAULITZ}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora