Capitolo 15 - Eddy & Simon

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Come d'accordo andai a prelevare i ragazzini con la macchina e accostai al solito posto aspettando che uscissero dal portone.

All'improvviso vidi i due ragazzi dirigersi verso di me con degli zaini che probabilmente contenevano i loro cambi e quant'altro.

Avevano uno stile molto largo nel vestire. Mi ricordavano Tom che non aveva mai comprato un pantalone stretto in vita sua, gli piaceva vestire tutoni larghi e maglie dieci volte più grandi del suo busto magro.

- Ciao - dissi sorridendo per sdrammatizzare un pò. Non sapevo come stavano dopo tutto il casino che era successo e quindi non sapevo come comportarmi. Un pò d'ansia ce l'avevo.

- Ciao - dissero in coro.

- Oh datemeli a me, li poso nel baule voi salite pure in macchina - dissi dirigendomi con gli zaini verso il retro dell'auto.

Entrai in macchina:

- Cavolooo ma questa macchina deve esserti costata un botto! - disse Edward esplorandola da cima a fondo.

- Beh..ecco.. Un pò per volta sono riuscito ad avere abbastanza soldi - dissi mentre partivo.

- Abbastanza? Ma se non sai dove metterli! - disse Simon mettendosi a ridere.

Che caratterino che avevano. Non gli interessava chi avevano davanti, erano schietti e sinceri e questa cosa mi piaceva.

- Allora dov'è Kristina? - domandai sospirando.

- È in ospedale - disse Edward.

Inchiodai.

- In ospedale???? - dissi girandomi a guardarlo.

- Si.. Non ha preso bene la cosa e si è sentita male.. Per questo ci ha detto di venire qui.. Ma sta bene è solo lì per sta notte -

Rimasi in silenzio fino a casa. Ero triste perchè la povera ragazza era su un letto d'ospedale da sola, in preda al dolore per la perdita della sua mamma. Che cosa dovevo fare io?

Scendemmo dalla macchina e andai ad aprire il cancello per poi fargli strada fino all'ingresso.

- Simon guarda che roba - disse tirando una gomitata al gemello.

Mi girai e li vidi entrambi con il naso in su a guardare la grandezza della villa. Mi sentivo non a disagio, di più.

- Allora ragazzi avete fame? - dissi provando a riportarli alla realtà.

- Ehm.. Un pochino.. - dissero entrambi ancora guardandosi intorno.

- Ok io non sono un cuoco come vostra sorella.. Ordiniamo una pizza? - dissi accennando un sorriso.

- Ci sto! -
- Anche io! -

- Andata allora! - risposi facendo il segno dell'ok con la mano.

Le pizze arrivarono e i ragazzi cominciavano a sentirsi più tranquilli. Avremmo avuto molto di cui discutere nelle prossime ore.

- Ragazzi avete voglia di parlare un pò o volete che vi lasci tranquilli? - dissi masticando l'ultimo boccone.

- No tranquillo.. a noi piace parlare con te, siamo tuoi fan da tanto tempo! - disse Edward con la bocca sporca di sugo.

- Bene.. Da oggi per voi sono solo Bill! Potete chiedermi quello che volete! - dissi sorridendo esageratamente.

I ragazzi cominciarono a martellarmi di domande sulla band, su quanto guadagnavamo, su tutte le esperienze che avevamo avuto e io li accontentai rispondendo ad ogni domanda. Ero abituato a parlare di queste cose e non mi creavano alcun problema.

Quando l'atmosfera era ormai diventata familiare decisi di rompere il ghiaccio iniziando ad investigare su qualcosa di più serio che fino ad allora non mi ero azzardato a fare.

- Simon, prima mi hai chiamato spiegandomi della morte della tua mamma....che cosa è successo esattamente? - dissi abbassando subito lo sguardo per non creare imbarazzo.

- Oh.. Un'overdose da eroina. Quando gli infermieri se ne andavano lei apriva la porta della camera di alcuni compagni che le fornivano la dose giornaliera, infatti ogni volta che doveva fare gli esami trovava qualche scusa per non farli. Sta notte l'hanno trovata nel letto morta con ancora...la siringa nel braccio - disse Simon cercando di essere il più delicato possibile.

Sbiancai e la pizza sembrò salirmi su di colpo. Cercai di rimanere tranquillo e vidi con la coda dell'occhio Edward che rimproverava il fratello con delle smorfie.

- Ah.....io... Mi dispiace. Non so da dove cominciare per... - mi interruppe Edward.

- Bill tranquillo, noi non siamo così dispiaciuti. Ci interessa di nostra sorella, è lei la vera madre per noi. Da piccoli la chiamavamo mamma e poi lei ci ha insegnato che era nostra sorella e che la mamma era assente ma c'era. L hanno portata via che avevamo tre anni. Non ce la ricordiamo vicino. Andavamo ogni tanto in comunità ma era una persona che stava più di la che di qua. Trascurata, magra e con i capelli sempre scompigliati. Kristina invece con noi ha fatto un duro lavoro e siamo sempre stati bravi e obbedienti. Nonostante avessimo una casa minuscola siamo sempre stati puliti e profumati - disse infine sorridendo per tranquillizzarmi.

Sorrisi a mia volta vedendo nei loro occhi degli uomini adulti. Io a quattordici anni non ero così sveglio nonostante avevo già piercing e alcool intorno. Questi ragazzi erano un esempio per l'umanità ed era un dispiacere vederli così privi di sentimento. Avevano sofferto molto.

- Capisco... -

- Kristina aveva dodici anni e quindi soffre di più perchè ci raccontava che la mamma era una bellissima donna prima, che cadde nella droga per non pensare più a mio padre. Che quando era incinta di noi la aveva tradita per poi andarsene via e non tornare più -  disse Edward.

- E come avete fatto se Kristina aveva dodici anni? -

- Stavamo dalla nonna quando mia mamma era in comunità, poi la nonna è morta e siamo stati costretti ad affidarci a dei compagni di Kristina che la mandarono in cattive strade, ma almeno avevamo il pane e una casa dove dormire - disse Simon chiaramente affranto.

- Oh... parli di Raven? - dissi incattivendomi al solo pensiero.

- Si proprio lui! Non sai quante volte ha menato mia sorella dicendo che doveva obbedirlo sennò l'avrebbe cacciata di casa! -

- oh si! E quante volte gli avrei voluto bruciare la macchina con tutto l'appartamento! - disse Edward seguito dalle risate del fratello.

Erano una bella coppia quei due, che con la presenza della sorella maggiore formavano un bel trio. Erano da invidiare ed ero sempre più convinto di voler avere a che fare con quelle persone.

Passammo il resto della serata a guardare un film e parlare del più e del meno. Gli feci fare una visita della casa e Edward prese ogni premio in mano vinto dai Tokio Hotel imitando la voce dei vari presentatori: "and the winner is...Tokio Hotel!"

Poi li accompagnai nella stanza degli ospiti e gli dissi che se avevano bisogno io ero nella stanza di fronte e che potevano usufruire di tutti i bagni e andare in frigo se avessero avuto fame.

Fu una notte strana, forse bella nonostante Kristina fosse in ospedale. I gemelli erano nella stanza che dormivano e io decisi di scrivere un breve messaggio a quella bellissima ragazza dai capelli neri:

B: " Ciao, ho provato a chiamarti e so cosa è successo tranquilla, non voglio disturbarti.. So che sei in ospedale e i tuoi fratelli stanno già dormendo. Con loro è tutto ok sono bravissimi.
Ti prego quando stai meglio parlami, ho bisogno di te e so che tu hai bisogno di me"

Non ottenni nessuna risposta e mi addormentai con l'abajour accesa.

Dream Machine {BILLKAULITZ}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora