Capitolo 28 - Punches and Kicks

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Eddy continuava ad urlare dalla terrazza pregandomi di restare ma io avevo già aperto la portiera quando improvvisamente me lo trovai a bussare il finestrino del passeggero pregandomi di entrare.

- Perchè vuoi venire? -

- Perchè si non puoi andare da solo! - esclamò sedendosi in macchina.

Partimmo e per primo andammo in cerca di Simon a scuola; anche se era luglio inoltrato, quello era uno dei pochi posti dove poteva trovarsi all'ora di pranzo a quanto mi aveva raccontato Eddy. Si trovava li con gli amici.

Quando arrivammo di fronte al grande palazzo notammo un'ondata di ragazzini davanti al cancello ed è lì che capii che Eddy aveva ragione.

Mi prese un panico allucinante nel vedere quei ragazzini urlanti, ero abituato al fatto che urlassero per me e quindi avevo paura di scendere dalla macchina. Mi avrebbero assalito chiedendomi autografi e foto ed io non ero dell'umore giusto ed era troppo poco prudente presentarmi così alla rinfusa.

Avevo detto ai gemelli di non parlare con nessuno del fatto che abitavano da me un pò per sicurezza e un pò per non rischiare di trovare casa mia ribaltata dagli adolescenti. Il target di età che ascoltava i Tokio Hotel oscillava dai tredici ai venticinque anni perciò gli studenti sapevano bene chi eravamo.

- Torniamo indietro Edward - dissi girando il volante ancora in tempo per non farmi notare dalla folla.

- No aspetta! C'è Simon li in mezzo! - Eddy scese velocemente dalla macchina dirigendosi all'interno del cancello.

Mi aveva lasciato lì, in quella macchina con lo stomaco in subbuglio e le mani tremolanti appoggiate al volante.

Il gruppo si strinse e persi di vista Edward che nel frattempo era andato nel mezzo a cercare il gemello.

Aspettai almeno che qualche ragazzo si allontanasse per poter scendere. Sentivo che c'era bisogno del mio aiuto e che Simon ne aveva combinata qualcuna. Percepivo aria di rissa dentro la piazzola della scuola e dovevo prendere provvedimenti; il problema era solo uno, io non ero loro padre e tantomeno ero uno normale.

Vidi allontanarsi piano piano la marmaglia di ragazzini e nessuno fortunatamente aveva notato la mia Audi anche se i finestrini erano oscurabili.

Davanti a me vidi solo più tre ragazzi di grossa statura circondare Simon ormai inginocchiato dalla stanchezza e Edward litigare con essi.

Spalancai la portiera correndo dimenticandomi di chi ero e l'unica cosa che mi importava ora era andare a soccorrere Simon.

Attraversai subito la strada sotto il sole cocente e arrivai inchiodando davanti a Simon.

- Che diavolo le avete fatto? - chiesi urlando stringendo i pugni.

- Non..non respiro... - dei mugugni di lamento uscivano dalla bocca di Simon che era rintontito dai colpi che aveva ricevuto in faccia e nella gabbia toracica.

- Tu....tu sei quello dei Tokio Hotel.. Allora sei un maschio amico - disse sfottendomi il ragazzo più basso. Un coro di risate proveniva dagli altri due un pò più omaccioni di lui ed io non cedetti alle provocazioni dei tre insulsi bulletti.

Il ragazzo più grosso, posto centralmente, dietro la schiena di Simon lo sollevò dalle spalle lanciandomelo praticamente ai piedi e fu lì che io non resistetti alla visuale.

Quella fatidica mossa mi aveva brevemente ricondotto a quando ero io quello che soffriva a scuola per le botte che si prendeva. Sentivo ancora lo zaino tirarmi su in una volta sostenuto da quei ragazzacci. Sentivo gli schiaffi arrossarmi la faccia e le urla di Tom e i suoi dread quando appoggiavo la testa sulle sue spalle per piangere.

Mi imbufalii come un toro al pensare a me con quei capelli lunghi e neri che cadevano per quanto me li tiravano e subito partii contro il ragazzo scaraventandomi contro di lui.

Edward iniziò ad urlare pregandomi di smetterla ma io non vedevo già più niente se non le mie braccia che colpivano incontrollatamente quel ragazzo.

Gli altri due erano rimasti nelle loro posizioni senza muoversi di un millimetro perchè erano dei codardi che se la prendevano solo con chi gli conveniva.

Quando mi fermai, il ragazzo reagì piegandomi la testa e tirandomi una ginocchiata ed io riuscì a schivare abbastanza il colpo non facendomi nulla.

Alcuni anziani passanti si erano soffermati durante la passeggiata preoccupati di ciò che succedeva e avevano sicuramente chiamato la polizia locale per venire a interrompere la zuffa.

La polizia arrivò ed ormai il ragazzo si era fermato piegandosi per riprendere fiato.

Io ero ancora leggero come una libellula e scattante come una tigre e avevo voglia di aggredirlo nuovamente.

- Cosa fa lei qui Kaulitz? - disse togliendosi il cappello e mostrandomi il distintivo.

- Io... Non so come spiegare - dissi guardandomi intorno e scoprendo che Edward mi guardava ad occhi sbarrati insieme a Simon che si era ripreso.

Avevo perso la cognizione del tempo e della coscienza in quei minuti ed ora la polizia mi stava scortando in commissariato.

- Vi dichiaro in arresto - disse poi il poliziotto rimettendosi il cappello.

- Non puó farlo lui l'ha fatto per difendere mio fratello! - disse Eddy alzandosi per fronteggiare il poliziotto.

- Il signore qui presente si deve solo vergognare di aver aggredito un ragazzo di a malapena diciottanni - disse scandendo bene l'età leggendo il documento fornitogli dal ragazzo qualche secondo prima.

Io mi sentivo distaccato da me stesso. Avevo reagito impulsivamente ed in tutto questo Kristina non avevo l'idea di dove si fosse cacciata. Forse se lei fosse stata qui tutto ciò non sarebbe successo.

Dream Machine {BILLKAULITZ}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora