Reale | Versione Larry

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"Il centro del mio mondo"

«Harry! Vogliamo Harry! HARRY!»

Il gruppo di donne dietro di me sta gridando a squarciagola.

Dunque capite bene come sia difficile respingerlo, tutti intorno a me usano il suo nome e sono carico di adrenalina per il combattimento che sta per cominciare.

Sono seduto tra il pubblico all'Atlanta Underground in attesa che Harry salga sul ring, in me ribolle una sensazione deliziosamente familiare: il mio corpo è pronto, come se dovessi battermi io. Il sangue scorre caldo e limpido nelle vene, la mia mente è lucida come il cristallo. Tengo le gambe immobili sotto la sedia e le mani appoggiate sulle ginocchia, ma è solo un trucco. La quiete prima della tempesta. Da fuori sembro calmo, ma dentro di me arde il fuoco. Il momento del raccoglimento, quando tutto è tranquillo, e così, all'arrivo dell'esclusione, l'energia si libererà con precisione calcolata, scatenando un incendio perfettamente calibrato.

Non ho dimenticato la posizione ai blocchi di partenza, i sensi concentrati, accogliere il botto dello sparo, poi l'istante in cui tutto -e intendo proprio tutto- si risveglia e in una frazione si passa dall'immobilità alla corsa.

Ora sto aspettando che annuncino il suo nome, e non appena sento «Harry "Riptide" Styles!» qualcosa scatta. Ma adesso non ho una meta verso cui correre, non esiste sollievo per ciò che mi sta accadendo, avverto soltanto questo dolore potente che non ho modo di fermare.

Mi alzo dalla sedia come tutti per vederlo mentre sale sul ring. La folla si esalta, e a me gira la testa. Lui è lì. Si volta lentamente e con quel suo modo da sbruffone, i capelli lucenti, il tutto abbronzato, quel sorriso assassino. Harry Styles, l'incarnazione delle fantasie di ogni persona. Lo osservo mentre si mette in mostra sui pantaloncini a vita bassa; è così incredibilmente sexy che diventa il centro della mia attenzione. Il centro del mio mondo.

Da quando ho smesso di gareggiare la mia percentuale di grasso è aumentata e ora ho raggiunto un livello salutare del diciotto per cento: non sono mai stato formoso come adesso, ho il sedere più alto e le cosce più piene. Ma non sono nemmeno mai stato tanto consapevole del mio corpo come in questi ultimi tempi.

Non so se riuscirò ad abituarmici. Se un giorno riuscirò mai ad "ammettere" che, sì, quest'uomo mi fa perdere il controllo.

«E ora, il famoso Owen "the Irish Grasshopper" Wilkes, la Cavalletta Irlandese!»

Mentre il suo esuberante avversario dai capelli rossi fa il suo ingresso, Harry mi cerca tra la folla. Aggancia il mio sguardo e io resto senza fiato. Le sue fossette incorniciano un sorriso da dio greco, che su di me è come una scarica elettrica.

Al suono della campanella sono ancora imbambolato come un idiota, e mentre seguo il combattimento trattengo il respiro, anche se non vorrei.

Harry sembra un rottweiler annoiato, mentre Wilkes gli saltella intorno come un cucciolo di canguro. Lo manda al tappeto abbastanza in fretta, poi affronta una serie di nuovi avversari, sconfiggendoli uno dopo l'altro. Da quanto mi ha spiegato Liam, solo gli otto finalisti di ciascuna città possono proseguire alla tappa successiva. Alla finale di New York parteciperanno i due pugili migliori, che non si sfideranno più in un mach di tre round ma uno da dieci.

Il nuovo avversario di Harry sembra più un lottatore che un pugile: ha gli addominali pesanti e flaccidi ed è largo il doppio di lui. Sono sopraffatto da una sensazione violenta e primitiva, e nell'istante in cui quello che chiamano "il macellaio" lo colpisce al costato, scatto in piedi e mi sfugge un "no!"
Silenzioso. Il pugno è stato violentissimo, tanto che gli si mozza il fiato.
Harry si riprende facilmente, ma io sono terrorizzato e il cuore mi batte all'impazzata. Mi mordo il labbro mentre lo osservo rispondere con una sequenza precisa di colpi. Si muove in modo fluido, e tutte le parti del suo corpo sono così forti che a volte resto ipnotizzato e mi dimentico che sta combattendo contro un altro uomo.