21

23K 880 790
                                    

«Non posso credere che le tue groupy mi abbiano dato del frocio» dico, tentando di non pensare che sono quasi nudo nella doccia. Lui indossa solo un paio di pantaloncini e le gocce d'acqua brillano sui muscoli del suo petto.

«Sopravvivrai.»

«Devo?»

«Sì, devi.»

«Mi odiano.Ogni volta che verrò a un tuo incontro avrò il terrore di essere linciato.»

Orienta il getto della doccia direttamente su di me. Chiudo gli occhi e lascio che la schiuma mi coli sul viso. Quando li riapro lui mi sta guardando. L'acqua scivola lungo la sua mascella squadrata e gocciola dalle ciglia; mi scosta una ciocca di capelli dalla fronte, e io sono all'improvviso consapevole di quanto batta forte il mio cuore.

I suoi occhi sono di un verde brillante e, mentre indugiano nei miei, li vedo mille volte più luminosi del solito.

D'un tratto mi prende il viso tra le mani  e mi fissa. Ansima. Scende con lo sguardo lungo il mio naso, fino alla bocca. Mi sfiora le labbra con un dito, e i suoi polpastrelli sono ruvidi, callosi. Sento le sue carezze in ogni cellula. «Non succederà» mi rassicura con un sussurro caldo, strano.

Ho le gambe debolissime: Harry mi sta succhiando via tutte le energie. Non ho mai desiderato qualcuno con un'ostinazione tale da fare quasi male. Ho un groppo in gola mentre parlo. «Non avresti dovuto dire quella cosa su di me. Penseranno che tu e io... Che tu e io...» Scuoto la testa.

«Che tu sei mio?»

La parola "mio" pronunciata con quell'occhiata intensissima  manda al mio stomaco una dolorosa fitta di piacere. Rido.

«Perché ridi?» Spalanca la porta della doccia e si avvolge un asciugamano attorno ai fianchi, lasciando cadere a terra i pantaloncini bagnati. Torna, mi copre con un telo ampio e mi porta in braccio fino al letto. Mi posa proprio al centro.

«Ti fa ridere il pensiero di essere mio?» Mi chiede, leggermente divertito, anche se la sua espressione è seria.

Mi sfila le mutande e mi passa l'asciugamano si tutto il corpo. I suoi occhi non brillano più. «Ti fa ridere l'idea di essere mio?» Mi sfiora i capezzoli e continua ad asciugarmi. «Ti fa ridere, Louis?» insiste, fissandomi.

«No!» rispondo in un soffio, mentre il desiderio si è impadronito di ogni mia terminazione nervosa. I miei fianchi hanno un sussulto quando mi tampona tra le gambe, sono eccitatissimo.
Mi mordo le labbra. È come se le mie ossa si fossero sciolte in una fornace di piacere. Mi accarezza la cicatrice sul ginocchio in modo quasi amorevole.
Una goccia d'acqua indugia sulla punta scura di un suo capezzolo e devo fare appello a tutta la mia forza di volontà per lottare contro l'urgenza di piegarmi e leccarla via.

«Tu sei mai stato di qualcuno?» Domando, con un sospiro leggerissimo nella camera da letto silenziosa.

Harry solleva la testa, e lo voglio così tanto che sono consumato, come se già possedesse la mia anima.

Un'emozione potente gli indurisce i tratti del volto, scorgo una ferocia in attesa nei suoi occhi, nel suo tocco. «No. Tu?»

Il suo palmo calloso mi gratta la pelle, ma ci affondo sempre di più il viso dentro. «Non ho mai voluto.»

«Nemmeno io.»

È un momento molto intimo. Percepiamo il peso delle cose non dette. Qualcosa senza nome si agita tra noi, passando da lui a me, da me a lui. Sono scosso da brividi, le sensazioni partono dal suo pollice e vanno dritte al centro di me stesso. Lui continua ad accarezzarmi senza mai smettere di osservarmi con quegli occhi che mi mozzano il respiro, che mi spaccano il cuore. La sua voce è velluto per le mie orecchie.

Reale | Versione LarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora