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Questa mattina, a letto, mi assale come un leone.

«Sei bellissimo, Louis Tomlinson. Bello, caldo, bagnato... Ti mangerei per colazione.» Disegna una linea tra i miei capezzoli con la lingua, poi mi lecca fino alla spalla, come sempre. «Manca solo una ciliegina, ma sono sicuro che ne abbiamo qualcuna...» il suo sguardo un po' perverso mi fa sciogliere quando tira fuori davvero una ciliegia: deve essere andato a prenderla in cucina durante la notte e ha aspettato che mi svegliassi per darmela. Dio mio, è proprio come un predatore.

Con un gemito, ancora mezzo intontito, mi giro sulla schiena e lo guardo. Un filo di barba. Gli occhi verdi brillanti. Le fossette. Bellissimo. Sono perso di lui.

«Chi è il tuo uomo?» Mi chiede burbero, poi mi bacia, stuzzicandomi il glande con la ciliegia. «Eh? Chi è il tuo uomo?»

«Tu» rispondo.

«Chi è il tuo amore?»

Un fremito mi scuote i lombi, mentre lui mi tortura con la ciliegia e mi penetra allo stesso tempo con un dito. Io lo fisso imbambolato. Nelle misteriose profondità dei suoi occhi ci sono minuscoli... puntini verdi. Oh, ora vorrei diglielo davvero: "Sei l'unico uomo che abbia mai amato".

Ma non posso.
Non adesso, non così, non quando potrebbe non ricordarselo.

«Mi fai impazzire, Harry» sussurro. Stringo impaziente la sua erezione e lo attiro verso di me, perché voglio che mi riempia, che accarezzi la mia apertura con il suo sesso, voglio ancora sentire il suo odore su di me.


È intrattabile per tutta la settimana: non è facile averci a che fare, ma io lo amo. Con lui sono al settimo cielo. Il suo sorriso è un incendio. Mentre si allena, ha bisogno di concedersi delle pause per fare sesso. Appena mi vede mi vuole scopare. Quando lo messaggio mi vuole non appena lo tocco.

Ora me ne accorgo se è su di giri: non che i suoi occhi diventino davvero neri, sono solo di un verde più scuro, screziato di verde e grigio. È il suo carattere che in un certo senso diventa... Nero. O è esaltato, o è scherzoso. A volte non gli va mai bene niente: Diane gli fa mangiare merda, coach non lo allena come dovrebbe. E io sto troppo attorno a Liam. Per quanto queste cose possono sembrare stupide, per Harry sono importantissime, e la mia giornata è assorbita dalla sua energia e dalla sua forza, tanto che fatico a stargli dietro.

«E tutta questa gente? Per chi è?» Chiedo, mentre atterriamo a New York e sulla pista è assiepata una folla trattenuta a stento dal nastro giallo e dalla sicurezza dell'aeroporto.

«Per me. Per chi sennò?» Risponde lui.

Suona talmente sbruffone che persino Liam scoppia ridere e dice: «piantala, Harry».

Harry mi tira a sé con fare seduttivo. «Vieni qua. Voglio che tutti sappiano che sei con me.» Allo scattare del flash le sue grandi mani sicure mi afferrano il sedere.

«Harry!»

Lui sorride e mi scorta verso l'Hummer Limosine, tenendomi stretto e baciandomi appassionatamente, dando libero sfogo alla sua voglia. «Stasera mi va di portarti da qualche parte. Andiamo a Parigi.»

«Perché Parigi?»

«Perché no, cazzo?»

«Perché combatti fra tre giorni!» Mi fa divertire quando è così. Lo abbraccio e lo bacio, prima che salgano gli altri.

«Andiamo dove vuoi. Basta che ci sia un letto.»

«Facciamolo sull'altalena»

«Harry!»

«Facciamolo in ascensore» insiste.

Ridendo, agito l'indice contro il mio grande grosso bimbo cattivo e lo ammonisco: «Non lo farò mai e poi mai in ascensore. Quindi se ci tieni, devi trovarti un altro.»

Reale | Versione LarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora