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Con un sorriso a dir poco repellente, Scorpion allunga un braccio verso Lottie. Nonostante mi giri la testa per il disprezzo nei confronti di me stesso, cerco di tenere la schiena dritta mentre vado da mia sorella, resistendo all'impulso di correre in cucina e scarnificarmi la bocca. La sento sporca. Anzi. Non è solo la bocca. Io mi sento sporco e squallido, e il pensiero di baciare il mio splendido Harry con queste stesse labbra mi fa piangere. Quando raggiungo Lottie sono svuotato. Intorno a noi non c'è nessuno seduto ai tavoli, sui quali ci sono sedie rovesciate. Solo il nostro è apparecchiato, con una candelina e le bacchette.

«Lottie.» Il mio tono è ingannevolmente dolce.
Dentro di me sono un groviglio di emozioni contrastanti, avverto anche una specie di risentimento nei suoi confronti, perché è rimasta a guardarmi mentre baciavo il tatuaggio del suo schifoso fidanzato. Ma quando noto l'espressione priva di vita sul suo volto capisco che la ragazza flessuosa e fragile seduta dall'altra parte del tavolo, pallida e chiaramente infelice, non è mia sorella.

Allungo la mano per prendere la sua, ma lei la ritrae e la nasconde in grembo con un sospiro. Ci fissiamo in silenzio per un momento. Lo scorpione nero che striscia verso il suo occhio è la cosa più disturbante che abbia mai visto in tutta la mia vita. «Non dovresti essere qui, Louis» esordisce, lanciando un'occhiata verso Zayn, Niall, e gli uomini di Scorpion.
Resto scioccato dalla sua spavalderia.

La collera mi invade. «La mamma chiede se ti sono piaciuti i coccodrilli australiani, Lottie. Era molto contenta della cartolina che gli hai spedito e non vede l'ora di sapere dove andrai adesso. Allora? Ti sono piaciuti i coccodrilli?»

Lottie fa una smorfia sentendomi nominare la mamma, e nella sua voce c'è solo una profonda amarezza: «Non lo so.» Si passa il dorso della mano sul naso e guarda lontano.

«Lotti...» Abbasso la voce e indico il ristorante vuoto, poi Scorpion e gli altri tre tizi che ci osservano dal bancone. «Sul serio, è questo che vuoi? Hai tutta la vita davanti.»

«E voglio viverla a modo mio, Louis.»

Capisco che è sulla difensiva, per cui evito di suonare aggressivo. «Ma perché qui, Lottie? Perché? Mamma e papà sarebbero sconvolti se gli dicessi in che situazione ti sei cacciata.»

«Almeno li tengo lontani dalla verità!» Sbotta, e nei suoi occhi balena la prima scintilla di vita. «Ma perché fargli questo? Perché hai mollato il College, per questo?»

«Perché sono stufa che mi paragonino sempre a te.»

Mi gela con un'occhiata, poi comincia a imitare la voce di nostra madre quando si lamenta: «"Perché non sei come Louis", "Perché non trovi qualcosa da fare di importante come Louis". Vogliono solo che sia come te! E io non voglio. Cosa avrai di tanto speciale? Tu che crescendo hai rinunciato a qualunque divertimento per diventare il più figo del mondo, e adesso non solo non hai vinto la medaglia d'oro alle olimpiadi, ma non puoi nemmeno più correre.»

«Non potrò più correre, ma posso darti uno schiaffo» rispondo infuriato e ferito dalle sue parole.

«E allora?» Continua lei. «Eri l'atleta migliore del College. Tutti parlavano del tuo talento, dei risultati che avresti ottenuto. L'unica cosa che hai fatto, non ti sei mai interessato ad altro... E guardati ora! Non sei riuscito a realizzare i tuoi sogni e probabilmente farai la fine di mamma e papà, con le tue stupide medaglie appese in camera e la mente sempre rivolta al passato!»

«Per tua informazione, in questo momento sono più felice di quanto sia mai stato. Se solo ci avessi fatto caso, ti saresti accorta che la mia vita è andata avanti, e in una direzione che nemmeno immagini. Vuoi essere indipendente? Allora vai! Però devi esserlo davvero, non essere prigioniera di un uomo che per permettermi di incontrarti mi ha costretto a leccare il suo lurido tatuaggio!»

Reale | Versione LarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora