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Maratona 2/3

In un lampo vengo catapultato a quella sera; mi rivedo mentre bacio "l'incarnazione dello schifo", e mi rendo conto che è perfettamente logico che qualcuno-i suoi amichetti?-Mi abbia fotografato. Ovvio.

Se un ragazzo ha perso quattro minuti della sua vita a filmarmi durante i trial olimpici nel momento più umiliante della mia vita, senz'altro ci sarà stato qualcuno pronto a immortalare anche il secondo.

Certo che mi hanno fotografato.

E magari non quando ho baciato l'aria, ma nell'istante in cui ho appoggiato le labbra sulla guancia di Scorpion per cinque secondi. So che affogherò anche prima che si scateni la tempesta, solo alla vista dei nuvoloni in arrivo.

Con il gelo nei polmoni, rimetto il telefono in tasca. Ho la sensazione di muovermi a rallentatore. Lancio un'occhiata al tavolo in cui i ragazzi stanno discutendo le strategie per domani sera, e noto Harry che partecipa alla conversazione. Un secondo sembra rilassato e tranquillo sulla sedia rosa, e quello dopo sta guardando il cellulare, che ha appena vibrato, con un'espressione seria.

Il mio cuore smette di battere, i minuti passano e non succede nulla.

Non riesco a decifrare il suo profilo, ma è rimasto immobile. Poi, in un istante, accade tutto. Harry rovescia il tavolo con uno schianto spaventoso e Coach finisce a gambe all'aria sul pavimento tirandosi dietro il cibo e i piatti.

Harry scatta in piedi e scaglia il cellulare dall'altra parte della sala, dove va a schiantarsi in mille pezzi contro il muro. Viene verso di me, mentre Liam balza in piedi o con la mano va subito alla tasca posteriore.

«No, Liam, no!» esclamo. Non posso sopportare l'idea che Harry venga sedato.

Mi sforzo di restare calmo. Non ho mai dovuto affrontare Harry arrabbiato con me da quando stiamo insieme, io adesso ho un po' di paura,  ma non voglio che lui se ne accorga.

Rimango seduto al tavolo. Tremo ma non mi muovo nemmeno quando lui mi si avvicina, sbuffando come un toro, le narici dilatate, gli occhi che mandano fiamme, le mani strette a pugno lungo i fianchi. Ma è la disperazione nel suo sguardo a farmi venire la pelle d'oca.

«Vuoi parlarmi, Harry?» Chiedo a bassa voce.

Mi preparo alle urla, ma in un certo senso la sua risposta - un sussurro che è anche una scheggia gelida - è infinitamente più minacciosa.

«Parlarti è dire poco.»

«Okay. Scusami, Diane.» Fingo di essere calmo. Spingo indietro la sedia per alzarmi, ma le gambe stanno per cedermi.

Harry sembra più grosso del solito, e tutto il ristorante lo sta fissando. Diane corre verso il tavolo rovesciato per aiutare Coach a pulirsi.

Harry mi lancia un'occhiata truce, ha il respiro affannoso, digrigna i denti, e mi accorgo che dietro di lui, oltre a Liam, ora c'è anche Zayn. Nella testa di Harry si sta svolgendo una battaglia campale tra il desiderio di controllarsi e l'impossibilità di riuscirci. Tento di calmare il battito del cuore, ma devo prima tranquillizzare lui. So che mettendo le mani su una parte qualsiasi del suo corpo, lui si rilassa. So che ha bisogno di ricevere le mie carezze quanto io di donargliele. Però non l'ho mai visto così, e temo che per la prima volta da quando lo conosco non le desideri.

Reale | Versione LarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora