Il dodicesimo compleanno di Evelyn (*past*)

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Evelyn stava preparando una torta per il suo compleanno, quel giorno: aveva comprato un preparato in busta, lo aveva infornato di malagrazia e lo fissava attraverso il vetro del forno che rifletteva il suo volto pallido. Sebbene fosse agosto, non era sgradevole stare seduti affianco al forno della piccola cucina, mentre la finestra aperta aspettava il rientro di Aldebaran.
Evelyn stava ripassando mentalmente le commissioni che avrebbe dovuto fare il giorno seguente: doveva telefonare a Miss Clare, la sua insegnante di pianoforte, che attendeva una conferma per l'iscrizione al corso avanzato; doveva passare a saldare l'abbonamento in piscina per sé e suo fratello Dirk e avrebbe dovuto anche comprare qualche scatoletta per il gatto...
Uno scampanellìo improvviso la riportò al presente: si voltò verso il dolce e imprecando notò che le si era sbruciacchiato, ma dovette correre ad aprire la porta.
"Ciao,Lyn! Che profumino!" la salutò Romeus, il maggiore dei suoi fratelli: aveva diciassette anni e un fisico da rugbista, con folti capelli castani mossi. Le diede un bacio sulla testa e le fece fare una piroetta mentre le slacciava il grembiule.
"Felice che tu stia preparando qualcosa di buono per festeggiare, stasera!"
"Basta che non sia una schifezza come al solito" chiosò Dirk, il secondogenito, di un anno più piccolo di Romeus.
Evelyn arrossì pensando alla torta annerita e schizzò in cucina ma quando aprì il forno non trovò traccia del dolce: si voltò e vide la torta sul davanzale della finestra, nient'affatto bruciata.

Sto impazzendo - pensò - Davvero ho tolto la teglia dal forno e l'ho appoggiata lì? Io NON me lo ricordo....

"Evelyn" la chiamò Romeus con voce cauta.
"Papà ha appena mandato un messaggio: questa sera arriverà tardi, forse non riuscirà a esser qui per cena, ma ha promesso che dom..."
"Non fa niente, Romeus, lo sappiamo che questo non è un bel periodo per papà e..."
"Non è un buon motivo per fare così, però" replicò Dirk, tagliente.
"Sono passati già quattro anni. Bisogna che andiamo avanti: mamma non tornerà"

Mamma.

"Tu ci sei, Lyn. Tu sei qui. E andresti considerata, tu. Papà considera più Shirley di tutti noi, e questo mi preoccupa: io non la voglio in casa una donna di papà. Io voglio che stiamo bene noi, ecco"
La freddezza e la lucidità dello sfogo di Dirk colpirono molto Evelyn, che pensò per un lungo istante alla fotografia che ritraeva tutta la sua famiglia nel cottage scozzese nel quale avevano vissuto anni prima: calde lacrime cominciarono a correrle lungo le guance e in silenzio lasciò la cucina per chiudersi a chiave nella sua camera.
Non appena entrata, l'album di fotografie che teneva sulla mensola sopra il letto cadde e si aprì su una pagina dov'era incollata l'immagine di una giovane famiglia: suo padre, alto e con una camicia di flanella teneva in braccio due bambini molto simili, mentre una giovane donna abbracciava sorridendo uno scricciolo di qualche mese.

Cecily Marie Anne McKinnon.

A volte ripeteva il suo nome come una litania, come per sentirla ancora vicina.

Cecily Marie Anne McKinnon.

Ancora una volta, una soltanto.

Cecily Marie Anne McKinnon.

I singhiozzi che la scuotevano pian piano si calmarono: Evelyn era pronta a rannicchiarsi sulla poltrona con l'ipod quando sentì i suoi fratelli discutere e si mise all'ascolto.
Era Romeus a parlare, il suo tono di voce calmo e profondo era ben distinguibile: "Non dovevi dire quelle cose in quel modo: l'hai turbata. E' solo una bambina, e a lei la mamma manca più che a tutti noi: aveva solo otto anni quando se n'è andata, e lo ha fatto proprio il giorno del suo compleanno... Per lei deve essere un inferno! Hai ragione quando dici che papà non la considera quanto meriterebbe, ma credo che gli dia fastidio anche solo guardarla: le assomiglia così tanto! Evelyn ha soltanto noi, ed è nostro dovere proteggerla, anche da noi stessi, per cui impara a contenerti, e va' a impacchettare il suo regalo. Perdio, ha imparato a cucinare da sola! Quante delle ragazze che conosci sanno farlo? Dille che la torta è meravigliosamente buona!"
Evelyn sorrise, intenerita dal desiderio di protezione che suo fratello nutriva per lei ed era pronta a raggiungerli in cucina quando venne attraversata da un pensiero fugace: com'era possibile che lei avesse pensato ad una fotografia e pochi momenti dopo l'album che la conteneva si fosse aperto proprio su quella pagina?
Si riscosse da quel pensiero con una scrollata di spalle.

Coincidenze, si rispose.

Aprì la porta con cautela, scivolò lungo il corridoio e senza produrre alcun rumore piombò alle spalle dei fratelli seduti sul divano e capitombolò in mezzo a loro, con un sorriso.
"Dirk,non volevo piangere. Non arrabbiarti per papà: fa' quel che può e il lavoro lo impegna tantissimo. A me non importa, davvero, perché ci siete voi con me!"
Schioccò un bacio sulla guancia a ciascuno dei suoi fratelli e rimase seduta lì, in mezzo a loro, a fare il tifo per una partita di calcio su PlayStation. Ordinarono pizza a domicilio per cena e  fecero una gara di rutti; poi mangiarono la torta ("E' meravigliosamente buona, Lyn" disse suo fratello Dirk con un tono talmente affettato che fu impossibile non scoppiare a ridere) e giocarono a calcio in corridoio con una palla di carta...
"Ecco Romeus che scarta l'avversario, vede scattare Lyn verso la porta e con un cross preciso le serve la palla sui piedi: Dirk ha lo specchio della porta coperto dal portiere che gli si è fatto avanti, ma ecco che dalla fascia sinistra arriva Lyn, rapido passaggi di Dirk ed è reteeeeeee!"
I due fratelli esultanti sollevarono Evelyn per portarla in trionfo e lanciarla sul divano ma inciamparono nel tappeto e urtarono un mobile: un grosso vaso di cristallo e una caffettiera di porcellana antica vacillarono e caddero a terra fracassandosi in mille pezzi, sopra i quali rovinò la ragazzina.
"Evelyn, ti sei fatta male?"
L'urgenza e il panico erano malcelati dalla voce di Romeus, che avanzò di gran carriera per sollevare lasorella.
"N-n-no" balbettò lei, incredula, rialzandosi: era caduta sopra frammenti di cristallo e cocci di porcellana ma era intonsa. Né un graffio, o una goccia di sangue, o una scheggia.
"Neanche un graffio? Sei incredibile, ti chiameremo Wonder Woman!" rise Dirk. "Hai sfangato i cocci, ma vedremo come te la caverai con papà... Era un cimelio di nonna!"
Romeus, in silenzio, le teneva le mani e gliele osservava con sguardo sgomento.
"Non è possibile. Deve essere un caso. Hai avuto fortuna, ragazzina"
La sua voce suonava aspra e metallica ,come se contenesse una paura improvvisa.
"Devi aver avuto solo fortuna, perché non può essere altrimenti. Ora va' a dormire e lasciami sistemare questo casino. Abbiamo fatto abbastanza danni, per stasera"
Evelyn, stupita, annuì e andò in camera: era allibita ma anche tanto stanca.
Cercò di focalizzare i pensieri sulla sua caduta e su come avesse potuto evitare di farsi male ma la sua mente fluttuava altrove: pensava ai nuovi spartiti che avrebbe dovuto comprare, a papà che flirtava con Shirley, al suo nuovo lettore mp3 subacqueo, alle dodici candeline che aveva appena spento....

Belonging (An Hogwarts Love Story)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora