7. L'incubo

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Scusate il ritardo, ma ero impegnata con lo studio. Buona lettura!


IO: Okay. Sono pronto. Racconta

Giovanni: All'inizio ero su un'isola, penso disabitata e in rovina; di fronte a me in lontananza vedevo il campanile di San Marco, quindi è possibile che questa isola esista davvero. Poi mi voltai per osservare l'isola su cui mi trovavo e vidi, a circa 100 metri da me, un piccolo campanile, con qualche crepa e le quattro finestre dell'ultimo piano, cioè dove si troverebbe la campana, sbarrate da delle assi di legno, tutte tranne una, la quale aveva le travi spezzate. Immediatamente dopo mi ritrovai ai piedi di questo campanile, il quale non era collegato a nessuna chiesa, e continuai a osservare in alto quelle travi e notai che alcuni pezzi stavano dondolando e alcuni cadevano ancora. Mi domandai se fosse successo qualcosa da poco. Così decisi di guardare in basso per vedere se c'era qualcosa e...

Giovanni smette di parlare e abbassa lo sguardo.

IO: E cosa hai visto?

Noto una lacrima scendergli sul viso.

IO: Ehi tranquillo. Dimmi cosa hai visto.

Giovanni: Ho visto te e... Pietro sdraiati in mezzo a quei pezzi di legno.

Si ferma di nuovo, forse per trovare il coraggio di raccontarlo.

Giovanni: C'era una grossa pozza di sangue che si stava espandendo per terra. Tu piangevi, Giampy pure. Vi stavate tenendo la mano e vi stavate guardano negli occhi. Stavate entrambi morendo.

Giovanni in quel momento alzò lo sguardo e mi guardò in viso. Aveva gli occhi lucidi e gonfi, cercava di trattenere le lacrime.

Non sapevo cosa rispondergli. Nonostante fosse solo la storia tratta da un incubo, essa mi aveva scioccato profondamente.

Guardo avanti, dove si trova Giampy. Sento una stretta al cuore. Il mio migliore amico... morto... non posso nemmeno pensarci. Non riuscirei a vivere senza di lui. Nessuno riuscirebbe a vivere senza il proprio migliore amico.

Giovanni: Purtroppo non è ancora finito qui, perché anche gli altri sono presenti nel mio incubo.

Mi riprendo un attimo e torno a guardare Giovanni. Poi prendo un bel respiro profondo.

IO: Va bene. Continua pure.

Giovanni: Okay. Dopo aver visto voi due cercai di avvicinarmi, ma, non appena allungai la mano, venni come teletrasportato in un altro punto dell'isola. Ora sono su un ponticello di legno, che collega due parti dell'isola, o almeno penso. Ad un certo punto sentii delle urla. Allora corsi in quella direzione e arrivai in un edificio dove il tetto era parzialmente crollato. Guardai per terra e vidi delle tracce di sangue, che si dirigevano verso un edificio attiguo, al quale si poteva accedere attraverso un corridoio porticato. Non appena entrai nell'altro edificio, vidi alla mia sinistra Luca, accasciato vicino al muro che si stava tenendo una mano sullo stomaco. Mi precipitai vicino a lui e questa volta riuscii a toccarlo e notai che aveva una ferita molto profonda e aveva perso molto sangue. Non potevo fare nulla, ero come paralizzato, e prima di esalare il suo ultimo respiro mi disse con un filo di voce: "Giova stai attento a...", ma non riuscii a finire la frase. Non ebbi il tempo nemmeno di piangere, poiché un attimo dopo sentii altre urla e questa volta erano quelle di Andrea. Continuava a ripetere: "NON PROVARE A TOCCARLI O TE NE PENTIRAI!" e poi sentii il rumore di vetri rotti. Immediatamente corsi verso la direzione da dove provenivano quei rumori. Arrivato sul posto mi ritrovai davanti ad una scena orribile: Fede e Matteo erano distesi a terra con dei segni di corda sulla gola, Mauricio sotto una finestra rotta con il sangue che colava a terra in grande quantità, ma di Andrea non c'era nessuna traccia. E ogni volta che mi metto a cercarlo mi sveglio. Ogni fottutissima volta è accaduto. Non posso fare nulla per salvarvi, perché sono come in un film e non posso decidere le mie azioni.

Ora ho capito perché era così terrorizzato, io a quest'ora mi troverei da uno psicologo.

Cerco di mantenere la calma, ma non ci riesco, le mie gambe si paralizzano e mi blocco in mezzo alla strada.

Fede: Oh voi due vi muovete?! O dove ancora 'gossippare' come fanno le ragazzine?

Giovanni: Si arriviamo. Giorgio pensava di aver dimenticato...il telefono in camera.

IO: Ah no, è qua.

Dico con voce un po' tremolante agli altri.

Fede: Menomale che la testa ce l'hai attaccata al collo, sennò perderesti pure quella.

IO: Eh già!

Non riesco a dire altro; perciò torno a parlare a bassa voce con Giovanni.

IO: Giova, continuiamo a parlare di questa cosa dopo, che è meglio.

Giovanni: Okay. Ah, grazie per avermi ascoltato. Mi spiace averti traumatizzato raccontandoti di questo incubo.

IO: Stai tranquillo. Mi riprenderò (forse). Dopo cerchiamo se esiste un isola qua vicino che assomigli a quella della storia.

Giovanni: Ci sto.

Raggiungiamo il resto delgruppo velocemente; oramai siamo quasi arrivati al ristorante.


SPAZIO AUTRICE

Ecco qua un nuovo capitolo. Un capitolo importante per la storia. Un capitolo forse un po' traumatizzante per alcuni personaggi.

Non chiedevi da dove tiro fuori queste cose, sappiate solo che mi ispiro in parte ai miei incubi...e la cosa è preoccupante!

A parte questo, piaciuto? Se sì, lasciate una stellina, o un commento, o entrambi.😊

Ci vediamo con un prossimo capitolo!

ASGANAWAY!!!😎

Always & Forever ~ Illuminati CrewDove le storie prendono vita. Scoprilo ora