Capitolo 19...

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Sabrina's pov
La serata passò MOLTO lentamente.

Io e Sascha parlammo del più e del meno, di quanto fosse bello essere ancora insieme, di essere in Giappone insieme.

Naturalmente Sascha non era molto tranquillo, si vedeva nei suoi occhi, e chi meglio di me sapeva leggere dentro i suoi occhi.
Così nel mezzo del discorso chiesi se egli stava bene, ricevetti una risposta fredda e distaccata e quando i suoi occhi mi guardarono rimasi sconcertata dalla sua risposta.

"Non sono fatti che ti riguardano. Quindi fatti i cazzi tuoi. Hai capito?"

Ecco la sua risposta. Sembrava un'altro Sascha. Non era lui.
E questo significava che era una cosa seria, sicuramente importante.
Sascha si girò dall'altra parte e si addormentò, senza neanche dirmi un misero 'Buonanotte'.
Delusa dal suo comportamento mi girai e cercai di prendere sonno.

Il tempo passava.
1 ora...
2 ore...
3 ore...
4 ore...
5 ore...
Niente. Il sonno era andato a farsi fottere.

La mattina mi alzai e andai in cucina, dove trovai Sal e Lore editare un video.
Mi sedetti sulla sedia e controllai tutti i miei social.

Dopo circa un'ora avevamo deciso di uscire. Erano le 10:36 di mattina e giravano a vuoto a cercare qualche posto per fare colazione.

Io e Sascha non ci eravamo degnati di uno sguardo, questa cosa mi faceva sentire male.

Per tutta la mattina Sascha faceva finta che io non esistessi, infatti sono stata tutto il tempo isolata da gruppo.

L'ora di pranzo arrivò, a me non venne neanche fame, così mentre tutti parlarono mi misi le cuffie e cominciai a ascoltare le note della mia amata Cristina D'avena.

A risvegliarmi dai miei pensieri fu proprio lui.
"Alzati e andiamo. Smettila di isolanti dagli altri e cerca di parlare con tutti."
Annui, decisi di togliermi una cuffie da un orecchio almeno per ascoltare la conversazione, Sascha continuava a non considerarmi.
Si limitava a lanciarmi occhiate come per vedere se stavo ascoltando.

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Erano quasi le 12:00 e Sascha non mi rivolgeva la parola eravamo  tutti insieme seduti sulla stanza di Lorenzo, loro parlavano io mi limitavo a ascoltare.

Lui mi disse che stava andando letto e che dovevo andare con lui. Feci così.

Arrivati in stanza disse sempre freddamente:"Andiamo a letto e non collegarti da nessuna parte."
Quella fu la goccia che fece traboccare il vado. Da lì sbottai

"Ma tu chi cazzo sei per darmi ordini? Come cazzo ti permetti a trattarmi così, come se non fossi più la tua ragazza. Almeno se lo sono ancora. Perché porca puttana Sascha è un giorno che non mi consideri e mi dai ordini. Cosa ho fatto? Dimmi che cazzo ho fatto per non parlarmi più? Ti ho trattato male? Non mi sembra. Ti ho mai mentito? Neanche per sogno. Sascha mi sono già rotta le palle di stare qui con te. Ho deciso che torno in Italia." pronunciai tutto a un fiato e con le lacrime a gli occhi.
Lui non mosse un muscolo, aveva la bocca semi aperta, con gli occhi gonfi e rossi.

"Mi dispiace. Sono un disastro. Lo so. Ma non tornare in Italia. Ti voglio qui. A canto a me. In questo viaggio..." disse abbassando lo sguardo e aggiunse"

"Ti amo."

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