Capitolo 2

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"Grazie Portiere :) Giuditta",
Dopo aver letto queste parole Mattia si ritrovò a sorridere. Era un messaggio banale ma, per lui, fu la prova che lei sapeva esattamente chi fosse e conosceva perfettamente il suo lavoro. Non si spiegava perché, in auto non ne avesse fatto parola. Scrisse e riscrisse un messaggio di risposta ma, ogni grande idea iniziale si trasformava in quella più pessima; decise così di chiamarla.

Grazie al passaggio che Mattia mi aveva dato ero riuscita a prepararmi ed a presentarmi in pizzeria per tempo. Era il compleanno di una ex compagna del liceo, che non mi stava neanche poi così simpatica ma, era una buona scusa per rivedere tutte insieme le mie migliori amiche, Ambra, Dalila, Giorgia ed Emma. Ambra era l'amica di sempre, ci eravamo conosciute in palestra all'età di 8 anni e non ci eravamo più lasciate. Le altre tre le conoscemmo al liceo, subito non le sopportavamo ma poi, divennero le nostre più grandi confidenti.
Arrivai al ristorante proprio mentre tutti gli invitati stavano entrando, così mi accodai subito dietro. Ci sedemmo e tutte quattro mi guardarono con fare sospetto; la prima a parlare fu Ambra che mi chiese "Perché hai quel sorrisino!?", "Non potete neanche immaginare chi ho conosciuto stasera?" risposi io con fare di sfida.
Terminata la domanda cominciai a sentire il telefono vibrare, lo tirai fuori e, dopo aver visto chi era, il mio cuore mancò un battito: Mattia. Mi alzai da tavola, chiesi scusa indicando il cellulare che squillava, ed uscii per rispondere.
"Pronto?!" dissi con voce incerta.
"Sapevi chi ero e non mi hai detto nulla? Allora sei una vera genoana!" disse lui con tono scherzoso.
"Almeno sapevo che non ti saresti montato la testa e poi figurati se non conosco neanche il portiere della squadra per cui tifo." risposi, soffocando una risata; lui finse di offendersi e dopo qualche scambio di battuta mi chiese: "Domani sera ti andrebbe ancora di cenare con me?".
"Per quale ragione avrei dovuto cambiare idea? Non preoccuparti del posto, io mi accontento anche di un semplice McDonalds!" risposi.
"McDonalds sia allora! Io domani finisco allenamento alle otto, per cui non potrò venirti a prendere" mi disse lui in modo quasi sconsolato;
"Non preoccuparti, prenderò un treno! Basta che ti faccia trovare davanti alla stazione per l'ora in cui arrivo!" risposi, cercando di alleggerire i suoi "sensi di colpa".
Ci salutammo ripromettendoci che ci saremmo aggiornati e visti il giorno dopo davanti alla stazione dei treni; chiusi quindi la chiamata e rientrai dalle mie amiche.
"Allora!?!? Chi era? Sei stata via un'ora!" disse Dalila incuriosita, "Era Mattia Perin!" risposi. Una risata fragorosa si sentì per tutto il ristorante, sapevo che nessuna delle mie amiche mi avrebbe mai creduto. Vedendo però la mia faccia seria Giorgia capì che non stavo mentendo e mi chiese: "Sarebbe lui la persona che hai conosciuto stasera!?", io risposi annuendo, mostrando uno dei miei più grandi sorrisi. Cominciai così a raccontar loro la mia "disavventura"; subito, nemmeno io credevo a ciò che stavo dicendo ma, ripensando all'accaduto capii che era tutto vero; Mattia Perin mi aveva quasi investita, riaccompagnata a casa, lasciato il suo numero e proposto di cenare insieme l'indomani, come potevo non essere felice.
Durante tutta la cena le mie amiche non la finivano di darmi conigli su cosa avrei dovuto indossare, fare o dire. "Vestito corto e tacco alto" disse Ambra, "No, ma che dici: jeans e ballerina!" ribatté Emma, "Devi baciarlo appena lo vedi", "Fatti desiderare" eccetera, eccetera. Le zittii affermando che la notte mi avrebbe portato consiglio e che ci avrei pensato solo l'indomani.
Al mattino mi svegliai, mi vestii velocemente e corsi in ospedale per iniziare il mio ultimo turno della settimana. Arrivai in reparto senza far sapere a nessuno che alla sera avrei visto Mattia, volevo che fosse un mio piccolo segreto, che avrei solo condiviso con le mie più grandi amiche.
La mattinata volò e, senza neanche accorgermene mi ritrovai a casa, davanti all'armadio, a scegliere l'abbigliamento giusto per la serata. Optai per un paio di jeans chiari, una maglia lunga nera, come le decolté alte che avrei indossato; sapevo che Mattia era molto più alto di me e, almeno per stasera, non sarei sembrata troppo bassa.
Salii sul treno che mi avrebbe portato da lui, presi il mio iPod mi infilai le cuffie ed aspettai di arrivare a destinazione. Giunsi in stazione puntuale, uscii e lo vidi subito, capelli scompigliati dal vento, pantaloni della tuta, che sottolineavano le sue gambe muscolose, ed una felpa che, a tratti, lo facevano passare per un ragazzino.
Mi avvicinai sorridendogli, lui fece lo stesso; i nostri volti si avvicinarono e ci scambiammo due casti baci sulle guance.
"Tacco alto? Non avevi detto McDonalds!?" disse lui prendendomi in giro;
"Bisogna sempre essere all'altezza delle situazioni" risposi ridendo; "Comunque tranquillo ho con me le mie fidate scarpe da ginnastica!" continuai facendogli l'occhiolino.
"Dai, se riesci a camminare andiamo, sto morendo di fame", detto questo ci avviammo al fast food. Prendemmo da mangiare e ci sedemmo sugli sgabelli davanti alla vetrina che dava direttamente sulla strada; passammo la serata a prendere in giro i passanti, a parlare di noi, a ridere e a scherzare. Era tanto che non mi sentivo così libera di essere me stessa con un ragazzo, in fondo, ci eravamo appena conosciuti ma io, vedevo in lui protezione, affetto e fiducia; cose che nelle mie precedenti storie erano spesso mancate.
La serata fu troppo breve, Mattia l'indomani doveva alzarsi presto ed io non volevo essere la causa del suo ritardo, così usciti dal Mc ci dirigemmo subito verso la sua auto. Salimmo e Mattia fu così carino da portarmi a casa: "Non potrei mai lasciare una fanciulla da sola e con i tacchi alti in balia delle stazioni ferroviarie" disse ridendo. Il viaggio, come quello della sera precedente fu velocissimo, ogni minuto passato con lui sembrava più breve; "è proprio vero che quando si sta bene il tempo vola" pensai. Arrivati sotto casa lo ringraziai per la bellissima serata; lui fece altrettanto.
"Potremmo rifare se ti va, io sono stato molto bene stasera" disse lui un po' imbarazzato.
"Perché no, solo che non saprò dirti con precisione quando sarò libera"
"Prima o poi accadrà allora, io ci spero!" mi rispose afferrando la mia mano.
Mi avvicinai a lui e lo baciai sulla guancia, scesi dalla macchina e corsi dentro al portone, per non bagnarmi, vista la pioggia che aveva cominciato a scendere.

Mattia la vide entrare nel portone, fece inversione e tornò verso casa. Quella sera era stato veramente molto bene; non avrebbe mai detto che Giuditta era così simpatica. Gli piaceva, non poteva negarlo ma, non riusciva a capire quello che lei pensava di lui. Il loro primo incontro non era stato dei migliori, aveva rischiato di metterla sotto con la sua auto e lei aveva persino avuto un attacco di panico ma, la stessa sera Giuditta aveva accettato il suo invito a cenare insieme e gli aveva anche rivolto qualche sorriso. Non si spiegava il perché non fosse riuscito a baciarla prima che scendesse dalla macchina; forse perché lei non aveva mostrato tutto questo grande interesse per lui, e ciò, lo aveva scoraggiato parecchio. Il fatto che lei avesse cercato di "rifiutare" un suo futuro invito lo rattristii ma Mattia, cocciuto com'era, non si sarebbe mai dato per vinto e avrebbe giocato tutte le sue carte, bastava solo aspettare il momento giusto.

Sono sempre i sogni a dare forma al mondo - Elenza || PerinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora