Quel pomeriggio, dopo che Mattia mi ebbe accompagnato in ospedale, mi sentivo leggera. Le mie preoccupazioni, i miei dispiaceri, beh, mi sembravano accantonati, almeno per la giornata.
Non sapevo come avrei proseguito la storia con il portiere ma, almeno ora, avevo una sicurezza in più: io e Mattia avremmo continuato insieme la nostra relazione.
Finito il turno tornai a casa, non mi sarei vista con lui: uno perché si allenava e, due, non sarebbe stata la cosa migliore. Oggi eravamo già stati insieme abbastanza; entrambi avevamo bisogno di ragionare sulle cose che ci eravamo detti."Mi eri mancata amore", questo fu il messaggio che Mattia inviò a Giuditta. Dopo averla salutata, davanti all'entrata del Gaslini, aveva cominciato a pensare alla lunga pausa caffè che si erano presi.
Lei, non finiva di stupirlo; non credeva che quella ragazza fosse così forte; così coraggiosa. Il modo in cui affrontava la vita lo stupivano e lo affascinavano sempre. Era fortunato a stare con lei.Non volevo ammettere a me stessa che, un po', avevo paura a vedere Mattia, soprattutto quando sapevo che saremmo stati da soli. Avevo tanti timori e, per questo, mi sentivo una cretina. Lo amavo, per quale stupida ragione avrei dovuto temerlo? Sapevo che non mi avrebbe forzato a fare nulla ma, il mio timore era anche dovuto, al possibile comportamento di Mattia. Temevo che lui modificasse eccessivamente i suoi modi di fare.
Troppo protettivo, troppo cortese, mieloso, insomma troppo.
Volevo che facesse come sempre. Volevo l'uomo di cui mi ero innamorata.Mattia, nonostante fremesse dalla voglia di abbracciarla, baciarla e fare l'amore con lei, aveva paura, soprattutto di farle del male. Per questa ragione, evitava spesso e volentieri il contatto fisico eccessivo. Si stava comportando da coglione ma, temeva che al primo sbaglio, lei, se ne sarebbe andata via da lui, definitivamente.
Un pomeriggio, appena finito il turno in ospedale, mi recai a Pegli. Sapevo che Mattia si stava allenando ed io avevo voglia di fargli una sorpresa, anche se in testa non avevo nulla di preciso. Con me avevo un asciugamano da mare ed un po' di cibo per fare un pic-nic insieme. L'unica mia speranza era di riuscire a farlo contento.
Stavo aspettando nel parcheggio quando lo vidi uscire, passeggiava con lo sguardo rivolto al suo cellulare. Poco dopo tirò su la testa ed io, riuscii a vedere il suo stupore nel trovarmi lì.
Mi guardava incredulo, "Che ci fai qui?" mi chiese, infatti, dandomi un bacio sulle labbra.
"Anche io so fare le sorprese!" risposi prendendolo per mano.
"Ah si? E cosa vuoi fare?" disse, stringendomi a sé.
"Niente di eclatante, voglio stare solo con te!"
Saliti in auto, gli dissi di guidare fino ai parchi di Nervi; uno dei posti che io, personalmente, ritengo molto romantico. Non ci eravamo mai stati insieme; era un luogo con tanto verde, dove vive una colonia di scoiattoli. Amavo quel posto, perché da lì si poteva vedere il mare; il sole che tramontava sullo specchio d'acqua. Io, le mattine in cui andavo a Genova, riuscivo a vedere l'alba e, mi gustavo i riflessi di luce sul mare.
Quando arrivammo, stesi il mio asciugamano sul prato e, dalla borsa, tirai fuori qualcosa da sgranocchiare.
"Un pic-nic romantico per il mio amore" dissi, dandogli un bacio sulle labbra.
Passammo il pomeriggio a parlare del più e del meno e, ovviamente, a baciarci.
Sembravamo due adolescenti, tornati ai primi anni del liceo. Pomiciavamo sull'asciugamano, ci abbracciavamo e non ci importava delle persone al nostro fianco.
Il pomeriggio passò veloce, leggero. Ero con il ragazzo che amavo e questo mi bastava.Se lo scopo di Giuditta era quello di stupirlo, beh, ci era riuscita. Mattia non era solito a ricevere grandi sorprese ma, lei, era sempre stata capace di lasciarlo a bocca aperta.
Era una ragazza dalle mille risorse, lo sapeva ma, non ci faceva mai l'abitudine.
"Amore, andiamo? Sta venendo buio!" disse, cercando il suo sguardo, nascosto nell'incavo della sua spalla. Lei annuendo si alzò, lui la imitò e si avviarono verso la casa del portiere.Arrivati a casa sua, mi buttai sul divano; ero stanca morta! Tutto il giorno fuori casa mi aveva distrutto. Non avevo fame, cosa molto strana, forse era perché avevo mangiato con Mattia al parco.
Il portiere mi si avvicinò, si sedette al mio fianco, cingendomi con un braccio.
"Grazie per la bella giornata amore, non me l'aspettavo!" disse, sorridendomi.
"Di nulla!" risposi tirandomi su a sedere, baciandolo sulle labbra.
Cominciammo così a baciarci in modo tenero e dolce, poi, i nostri baci diventarono sempre più passionali e carnali.
Mattia mi fece di nuovo sdraiare, si mise a cavalcioni sopra di me ed iniziò a baciarmi il collo, le spalle, il seno. La mia pelle fremeva al suo tocco, ed io, ero affamata dalla sua bocca.
Ci spogliammo, rimanendo in slip entrambi. Sentivo la sua erezione spingere tra le mie cosce. Stava per spogliarmi del tutto, quando lo bloccai.
"No, fermati. Non ce la faccio." dissi, spingendogli con le mani il petto. Lui, si scostò di lato ed io, ne approfittai per alzarmi e andarmene.Mattia rimase qualche minuto sul divano, fissando il vuoto. Dopo poco, si rialzò e si avviò alla camera, dove avrebbe trovato Giuditta.
Aprendo la porta della stanza la vide, rannicchiata sul letto, singhiozzare sul cuscino. Le si avvicinò, come aveva fatto prima quando era calma e tranquilla sul divano. Si sedette al suo fianco, senza dire nulla. Fu lei infatti a rompere il silenzio: "Mattia, vai via! Dammi qualche minuto, che mi riprendo, mi rivesto e me ne vado!"
"Perché mai dovresti andartene?" domandò il portiere, poggiando una mano sulla testa di lei.
"Perché ti sto facendo perdere del tempo; perché non voglio obbligarti ad aspettare. Io ho bisogno delle mie tempistiche; dei miei spazi. Tu potresti stufarti e, prima che te ne vada a cercare un'altra, beh, preferisco chiuderla qui."
"Non andrò a cercare nessun'altra, voglio te! Soltanto te!"
"Ho paura" fece lei, tirando su con il naso.
"Ma di che cosa? Ok, per un po' non potremmo fare l'amore, non potrò toccarti come vorrei, non potrò amarti fino in fondo ma, non per questo scapperò! Ho voluto tanto che tu tornassi al mio fianco ed ora, non rinuncerò per così poco! Se tu hai questa repulsione, se hai delle paure beh, è tutta colpa mia. Ho causato tutto io, ne subirò le conseguenze."
Detto ciò, si sdraiò sul letto, alle spalle di Giuditta, e la stinse a sé; per un tempo che a loro parve infinito.NdA: Spero vi sia piaciuto il capitolo; ammetto di aver avuto qualche difficoltà nel scriverlo.
Baci Elenza.
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Sono sempre i sogni a dare forma al mondo - Elenza || Perin
FanfictionGiuditta, una studentessa di infermieristica pediatrica, s'incontra, o meglio dire scontra, con un ragazzo al volante della sua macchina. Questo ragazzo è Mattia Perin e da lì in poi le cose non saranno mai più come prima. Ma per scoprire cosa succe...