Capitolo 10

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Bollino rosso: scene erotiche

Dopo che Mattia fu visitato nuovamente da un medico, il quale gli prescrisse degli antidolorifici per il mal di testa, io e lui, uscimmo dallo stadio. Alcuni uomini dello staff Genoa, ci accompagnarono fino alla macchina. Non capivo neanche bene il motivo; forse perché preoccupati per la salute del nostro portiere. Mattia stava bene, riusciva a camminare tranquillamente, aveva però, qualche giramento ed un forte mal di testa ma che, per fortuna, diminuiva di ora in ora.
Camminando abbracciati e facendo battute sui nostri accompagnatori, ci avviammo alla macchina; dove arrivammo ridendo come due cretini. Questa allegria si esaurì appena ci trovammo di fronte all'auto, infatti, litigammo perché lui non voleva farmi guidare.
"Maschilista! Guarda che so guidare. Non è che se al volante ci sono io, tu perdi la tua virilità; e poi hai ancora dei giramenti di testa, vuoi che ci ammazziamo?" gli dissi arrabbiata più per la mia femminilità, che per il suo poco senso di pericolo.
"Ok, hai ragione, scusa ma, non mi piace lasciare la mia auto in mano ad altri" rispose lui, cercando di farmi passare il nervoso.
Lo baciai prima che lui mi mettesse sul palmo le chiavi della macchina. Non riuscivo ad essere arrabbiata con lui per tanto tempo. Salimmo sull'auto; era una figata guidare il Qashqai; io ero abituata alla mia Panda; piccola e di bassa cilindrata. La macchina di Mattia, invece, era fantastica, un sogno; mi sembrava di guidare un'astronave, così veloce, così leggera. Parcheggiai in garage e con l'ascensore salimmo al suo appartamento. Lo feci così sdraiare sul letto; lo baciai dolcemente e lo lasciai riposare; poi esausta; mi lasciai cadere sul divano e mi misi a leggere un libro.

Mattia, aprendo gli occhi, ritrovò la famigliarità della sua stanza; non aveva più mal di testa, "Sarà merito delle pastiglie che il medico mi ha dato" pensò tirandosi su dal letto. Si alzò e si avviò in cucina; sentiva dei rumori; appena si trovò sulla soglia vide Giuditta con un grembiule che stava cucinando. Le si avvicinò e le cinse la vita con le braccia; lei trasalì.
"Non me l'aspettavo, mi hai fatto prendere un colpo", si girò verso di lui e lo baciò sulle labbra.
"Cosa mi cucini di bello?" domandò lui con l'acquolina alla bocca;
"Quello che ho trovato in cucina" rispose Giuditta facendogli l'occhiolino.

Finimmo di mangiare la mia specialità: pasta ai wurstel. Capii che a Mattia era piaciuta perché la prese addirittura due volte ma, non lo ammise.
"Tesoro bona; dovresti andare a fare MasterChef." disse con tono ironico; "Potresti gareggiare contro Gordon Ramsay" proseguì ridendo.
"Stronzo! Io ti insulterei come fa Ramsay" gli risposi, avvicinandomi e baciandolo.
Ero soddisfatta della mia abilità culinaria; non era proprio il mio forte ma lui, nonostante mi prendesse in giro, non era morto di fame. Stavo risciacquando i piatti prima di metterli in lavastoviglie quando lui, da dietro, mi scostò i capelli ed iniziò a baciarmi sul collo.
"Mattia, il dottore ha detto che devi stare a riposo e che non devi affaticarti; direi di evitare stasera" dissi sorridendo con un velo di dispiacere nella voce.
Lui non si fermò, continuò a stuzzicarmi il collo; sentivo le sue labbra sulla pelle, mi stavo eccitando. Mi girò e mi baciò appassionatamente sulla bocca, gli misi le braccia al collo e contraccambiai quel bacio.
"Muoio anche io dalla voglia ma non è consigliato, dopo quello che è successo durante la partita. Non devi fare sforzi, ti prego." gli dissi a malincuore.
"Non sarà uno sforzo ma un piacere amore mio." mi rispose lui; prendendomi in braccio e adagiandomi sul piano della cucina. Mi tolse così i pantaloni, abbassò i suoi ed entrò dentro di me; continuando a baciarmi le labbra, gli occhi ed il collo.
Adoravo fare l'amore con lui perché, mi faceva provare le sensazioni giuste, il vero piacere, mi faceva sentire amata e protetta. Mattia aveva questo strano effetto su di me; mi scioglieva: a sorrisi, a parole, restando semplicemente sé stesso. Avevo imparato che per lui il sesso non era in sostituzione delle parole ma, un'aggiunta al nostro rapporto. Lo facevamo spesso perché soprattutto, in quel momento, potevamo sentirci liberi di essere noi stessi, potevamo prendere l'iniziativa senza essere giudicati e, rispettavamo il rifiuto dell'altro; perché eravamo noi due e nessun altro. Dentro di me sentivo che, tutte le volte che lo facevamo, eravamo circondati da un grande sentimento e, questo, non era passato inosservato a Mattia.
"Ma coccolarci e sbaciucchiarci sul divano non ti piaceva" dissi ridendo, dopo che arrivammo entrambi al piacere.
Ci rivestimmo ed insieme finimmo finalmente di sistemare i piatti nella lavastoviglie. Subito dopo ci avviammo in sala; guardammo la tv sul divano, abbracciati ed innamorati. Lì ci addormentammo, con la testa libera da pensieri e preoccupazioni.
Passai quasi una settimana a casa Perin. Facevo tutti i giorni ospedale-casa, casa-ospedale ma, ero contenta. In quei giorni ebbi la possibilità di conoscere ogni aspetto di Mattia. Vedevo le sue abitudini, come leggeva il giornale o come stava seduto al PC. Ero felice della nostra semplicità.

Mattia si stava abituando alla presenza continua di Giuditta in casa sua; l'amava e risvegliarsi con lei al suo fianco era una delle gioie più grandi che riusciva a sentire. Lo aveva accudito proprio come faceva con i suoi piccoli pazienti; forse perché anche lui, dentro, era ancora un bambinone. Era sempre premurosa, preoccupata che facesse sforzi inutili o che si affaticasse troppo. Una sera Giuditta tornò stanca morta dal tirocinio; era a pezzi ma, nonostante tutto aveva il sorriso sul viso. Anche questa era una ragione per cui si era innamorato di lei.

Arrivai a casa di Mattia con la vitalità di una mummia egizia, esausta ma, felicissima. Ero felice per Martina, che pian piano si stava affezionando al barista; per Giacomo, un bimbo ricoverato che sarebbe stato dimesso l'indomani mattina; e perché dopo aver aperto la porta vidi il mio ragazzo, a torso nudo per altro, seduto sul divano bianco. Mi feci sprofondare sul sofà e lo baciai con dolcezza; lui mi abbracciò. Gli raccontai tutta la mia giornata, condivisi con lui ogni mia emozione e, lui, mi ascoltò fino in fondo. Amavo Mattia anche per questo, era un ottimo ascoltatore, quando voleva. Sapeva darmi l'importanza di cui avevo bisogno; le attenzioni che credevo di meritare.
Eravamo sul divano, che stavamo "pomiciando" allegramente, quando mi squillò il cellulare.
"Non rispondere!" mi propose Mattia, tra un bacio e l'altro.
Non lo ascoltai e mi sporsi verso il tavolino per prendere il telefono.
"Pronto!" dissi con voce squillante ma, distratta dalle attenzioni che Mattia aveva per il mio corpo.
Era mia madre che, tra una cosa e l'altra, non mi vedeva da una settimana. Infatti, le volte che ero tornata a casa a prendere il cambio, lei era al lavoro e non eravamo mai riuscite ad incrociarci.
"Si, mamma, sto bene!" risposi al suo "Come va?", sottolineando la parola "mamma" affinché Mattia smettesse di baciarmi il collo.
La reazione che speravo non arrivò, anzi, il mio portiere iniziò ad allungare le mani; nonostante fossi al telefono con mia madre e provassi a fermarlo. Cercavo di non farle capire niente, anche perché sarebbe stato troppo imbarazzante, ma, a volte, la mia voce mi tradiva; al punto di spingere mia madre a chiedermi più volte se stessi bene.
"Sei cretino? Era mia madre e tu che fai? Mi stuzzichi a sto modo?" lo cazziai, dopo aver finito la conversazione al telefono.
"Non puoi negare che fosse straeccitante!" ribatté lui, con un sorriso malizioso sul volto. "Comunque cosa ti ha detto di bello?"
"Dice che non ci vediamo più, che un po' le manco e che sono sempre a Genova ormai, o per te o per l'università." dissi mostrando un accenno di sorriso.
Mattia mi diede un bacio leggero prima di dire: "Povera ha ragione! Sei sempre qui, ogni volta le scrivi un sms dicendo che non torni a cena o a dormire. Quindi, credo proprio, che sia arrivato il momento di..."

NdA: Voglio tenervi un po' sulle spine care lettrici. 🙂
Dite anche la vostra, sarei contenta di sapere il vostro parere! Baci Elenza 🙂

Sono sempre i sogni a dare forma al mondo - Elenza || PerinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora