Capitolo 24

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Dopo l'incontro con Mattia, mi ritrovai di nuovo sconsolata e triste. Quel ragazzo aveva una strana influenza nei miei confronti. Non so cosa mi aveva spinto a preoccuparmi per lui ma, quando quella sera, incrociai il suo sguardo, il mio cuore trasalì. Nei suoi occhi avevo visto la tristezza, quella che vedevo dentro ai miei.
Mi domandavo spesso la ragione del suo gesto; cercavo e mi sforzavo di trovare una sua possibile motivazione ma, al sol pensiero mi deprimevo.
Continuai comunque a frequentare il tirocinio; ero stufa di nascondermi e, per fortuna, dopo aver preso questa decisione, Mattia, smise di venire sotto l'ospedale.
Cominciai di nuovo a vivere la mia vita; almeno fino a giorno in cui non trovai un articolo su Mattia.

Perin prese la decisione di non tampinare più Giuditta in ospedale; non stava portando a nulla se non, a fughe o bugie da parte di lei o delle compagne.
Gli mancava da morire; il suo viso, la sua pelle o anche il solo suono della sua voce. Doveva darle del tempo, lo sapeva ma, dentro di lui fremeva dalla voglia di riaverla fra le sue braccia; per coccolarla, per consolarla, baciarla e semplicemente amarla. Erano innamorati; lei lo amava ancora ne era certo, e lui, ovviamente non vedeva l'ora di ripeterglielo. Ma come? Come poteva riparlare con Giuditta?
Mentre cercava una risposta alle sue domande, Mattia ricevette un messaggio!
"Ma che cazzo combini? Se vuoi riconquistarla questo non è il modo migliore" era di Stephan.
Perin non capì, infatti gli rispose con una serie di punti interrogativi.
El Shaarawy gli inviò un link e, dopo che il portiere lo ebbe aperto, non poté credere ai suoi occhi.

L'articolo che avevo trovato navigando, parlava di una serata a luci rosse di Perin. Alcune foto lo ritraevano fuori da un locale, mentre andava via con una secca, mora ma, splendida ragazza. Non potei fare a meno di rimanerci male. Mi sentivo tradita, forse anche senza ragione ma, tradita.
Inviai il link dell'articolo alle mie socie, aggiungendo: "Lui, continua la sua vita, ed io, stasera farò altrettanto."
Organizzai, quindi, con loro una serata in un locale 'in' della zona; ripetendomi che stavo facendo la cosa giusta.
Giorgia ci passò a prendere in macchina; alla sera ci saremmo fermate a casa di Ambra. Ero pronta a togliere i freni che mettevo per ogni serata con le mie amiche.
Entrammo e subito mi sentii maledettamente osservata; ammetto di aver esagerato: indossavo una canotta scollata, sia sul davanti che sulla schiena; un pantalone a cavallo basso e stretto sulle caviglie ed un tacco vertiginoso rosso fuoco, arricchito da borchie.
Ci sedemmo ad un tavolino e cominciammo a bere, andammo di vino, anzi andai esageratamente di vino.
Il locale era tappa fissa di una squadra di rugby; spesso dopo le partite si potevano trovare i vari giocatori per il bar. Era innegabile che, alcuni, fossero stracarini e che, su questi, ci avrei fatto un pensierino.
Ero allegra, anzi forse ubriaca ma, mi stavo divertendo o meglio, non stavo pensando a Mattia già da qualche ora. Mi sentivo libera!
Avevo appena finito il mio vino, che un ragazzo, un rugbista molto carino, mi si sedette vicino porgendomi un bicchiere pieno.
Lo guardai stupita; lui se ne accorse e mi disse: "Tranquilla, non ci ho messo nessuna droga dentro. Ho chiesto semplicemente al barista cosa stavi bevendo, perché volevo offrirtene uno."
"Grazie; sei molto gentile! A chi devo questo piacere?" chiesi, forse mangiandomi un po' le parole.
"Oh, che cafone! Non mi sono presentato, io sono Andrea! E tu?"
"Giuditta." dissi, porgendogli la mano, che lui strinse, tirandomi a sé.
Non ebbi nemmeno il tempo di rendermene conto; le sue labbra erano attaccate alle mie. Subito risposi a quel bacio; mi mancava quella sensazione ma, quando mi resi conto che non era Mattia, che era completamente diverso da quei baci che ci scambiavamo spesso; mi staccai.
"Scusa ma io non posso!" dissi alzandomi e, barcollando mi avviai al bagno. Emma mi seguì.

"Stephan, ti giuro che quello non sono io. Ieri sera sono rimasto tutta la sera a casa, ero troppo stanco per via dell'allenamento. È un fotomontaggio, uno scherzo ma, sicuramente non è vero." sbraitò al telefono, dopo aver deciso che fosse meglio chiamare il suo amico.
"Ok, Mattia, tranquillo. Ti credo! Dobbiamo solo sperare che Giuditta non abbia visto queste foto."
"Me lo auguro Ste! Vorrei sapere chi è lo stronzo che ha fatto una cosa del genere! Giocare con la vita degli altri. Sono davvero incazzato!" disse Perin, praticamente urlando.
"Amico! Speriamo ed incrociamo le dita. Tu se puoi, informati. Ci sentiamo più tardi."
Detto ciò chiusero la telefonata.

"Emma ho fatto una cazzata!" dissi entrando nel bagno con la mia amica.
"Non è vero; smettila di farti seghe mentali. Stasera hai avuto il coraggio di uscire e farti una serata con noi, senza problemi di nessun genere. Mattia si è comportato da stronzo e tu non devi farti paturnie per uno che non è stato capace di trattarti come meritavi." mi rispose lei, afferrandomi per le spalle e scrollandomi; quasi come se volesse svegliarmi da un sogno.
"No, Emma, tu non c'eri; tu non l'hai visto fuori dal Gaslini. Io ho visto solo tristezza in lui. E per questo, nonostante io sia stata male per lui, mi sento ancora legata. Non mi sento del tutto libera di provarci o stare con chiunque, senza farmi scrupoli."
"Giuditta, tu sei libera! Non ti ci devi solo sentire. Tu dovr.."
"Tornerà da me?" chiesi interrompendo il suo discorso.
Lei mi afferrò il volto, come se volesse essere sicura che la mia domanda fosse sincera, ed io, non riuscendo a trattenermi; iniziai a piangere.
"So, che sembro una stupida" dissi, "Piango di continuo, sembro una neonata ma, piangevo da sobria, figurati da sbronza."
La mia amica si mise a ridere, confermando la mia intuizione.
Così, continuai il mio discorso: "Emma, mi manca! E questa è un'altra ragione del perché mi sento stupida. Mi ha fatto quello che ha fatto ma, mi mancano le sue labbra, le sue braccia e perfino la sua passione. Sì, è vero, in quello spogliatoio mi ha fatto male ma, una parte di me continua a dire che è lui, il ragazzo giusto e, soprattutto, che si merita un'altra occasione."

Perin era su tutte le furie. Decise quindi di andare in palestra; dove sapeva con certezza che si sarebbe sfogato. Cominciò quindi a tirare pugni ad un sacco, appeso al soffitto; imprecando contro qualcuno.
"Brutto, coglione. Coglione di merda..."
E, fu proprio in quel momento che, ebbe l'illuminazione.

NdA: Cosa sarà venuto in mente al portiere? Vi lascio con un po' di curiosità..
Cosa ne pensate? Baci Elenza
P.S. Grazie per le 500 views! 😍

Sono sempre i sogni a dare forma al mondo - Elenza || PerinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora