Capitolo 34

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La discoteca era affollata, Federica era sempre più vicina a Mattia. Ma, lui si alzò, le prese la mano e la portò in mezzo alla pista dicendo: "Dai, andiamo a ballare!". Aggiungendo uno dei suoi splendidi sorrisi.

Avevo le lacrime agli occhi, Mattia non mi aveva considerato tutto il giorno, quando lo chiamavo mi liquidava velocemente con numerose scuse: "scusa mia mamma mi chiama!", "Devo andare, è pronta la cena", "sono sotto la doccia non posso parlare". Prometteva di richiamarmi ma, lo faceva sempre troppo tardi, quando io, dovevo stare dietro ai ragazzi perché avevamo finito il tempo libero.
Solo una notte ci siamo chiamati e siamo stati un po' al telefono ma, sentivo la sua voce stanca, distante, quasi come se non volesse stare al telefono con me. Gli avevo raccontato la partita di calcio, la mia performance da portiere, il fatto che mi era venuto in mente ma, lui, non aveva detto nulla se non un "Brava, evidentemente mi hai visto giocare troppe volte!"
Era l'ultima notte del campo, avevo passato una settimana piacevole, forse anche per merito di Luca. Era sempre al mio fianco, durante le cene, nei giochi coi ragazzi e nelle passeggiate. Mi faceva sentire importante, mi dava spazio per parlare, forse per evitare di parlare di sé ma, a me bastava. Pensavo continuamente a Mattia, al suo strano comportamento ma, di questo non ne avevo mai voluto parlare con Luca, non volevo che sapesse che la mia relazione era in crisi, forse per colpa mia, forse per colpa del mio portiere ma, pur sempre in crisi. Lui, però, lo aveva capito da solo, ne avevo avuto la conferma stasera, dopo le parole che mi aveva detto. Non sapevo cosa pensare ma, soprattutto che fare. Ero qui, con Luca, che mi si avvicinava pericolosamente, ed io, che restavo lì, immobile a fissarlo.

Mattia e Federica erano in mezzo alla pista, stavano ballando. Lei non perdeva occasione per strusciarsi su di lui e, Mattia, non faceva niente per impedirlo.  Quella ragazza lo eccitava, era fisicamente perfetta, ballava divinamente, sapeva muovere i punti giusti.
Le cinse con le braccia la vita, avvicinandola a sé; si abbassò su di lei e cominciò a passarle la lingua sul collo ma, quando lei tentò di baciarlo, si allontanò.
"Scusa ho fatto una cazzata; non dovevo nemmeno ballarci con te! Figuriamoci leccarti il collo. Scusa non avrei dovuto!" disse il portiere, pentito del suo gesto.
"Perché mai dovresti scusarti! Cosa ti blocca?" chiese Federica, delusa dall'atteggiamento di Mattia.
"Sono fidanzato ma, soprattutto, sono innamorato. Ho già fatto troppi sbagli in questa relazione, tu saresti solo un errore, un grosso sbaglio di cui mi pentirei presto."
"Lei è qui?" chiese lei, non volendo mollare la preda.
"No ma, non la tradirò stasera, né domani, né mai! Scusa ancora."
Detto ciò, il portiere se ne andò, lasciando la ragazza in mezzo alla pista.

Luca mi afferrò il viso e mi baciò; non mi spostai, non feci nulla per fermarlo. Cominciò a baciarmi lentamente poi, in modo sempre più passionale, fino a quando la sua lingua non si fece spazio nella mia bocca. Cedetti. Le nostre lingue cominciarono a cercarsi e a trovarsi, ripetutamente. In quel momento non pensai a nulla, mi godei quel bacio, così intenso da farmi paura.
Il suo sapore non era dolce come quello di Mattia; non ci si avvicinava nemmeno. Il bacio si prolungava e noi, eravamo sempre più stretti uno all'altra. Ma, quando percepii la sua mano, infilarsi sotto la mia maglietta e, avvicinarsi sempre più al mio seno, mi staccai.
Luca non era innamorato di me, Luca voleva portarmi a letto, voleva un'avventura di una notte, in mezzo a quel bosco, che era stato, il nostro rifugio per tutta la settimana.
Mi alzai di scatto e lui, fece lo stesso.
"Cosa fai?" mi chiese, cercando il mio sguardo.
"Me ne vado! Cosa che avrei dovuto fare molto prima di adesso!"
"No Giuditta, non te ne andare. Non lasciare che lui ti rovini questo momento. Lui ora non c'è, non è con te ma, al suo posto, ci sono io."
"Non dare la colpa a lui! Lui è a casa, dove dovevo essere anche io. Lui è l'amore della mia vita. Lui è ciò di cui ho bisogno." risposi decisa, avviandomi alla casa.
"Non è così. Lui sarà anche l'uomo della tua vita ma, tu, non sei la donna della sua! Lui non ti ama."
"Smettila! Smettila! Stai zitto!" dissi, cominciando a piangere.
"Giuditta cara, è inutile che piangi, che mi zittisci, sai che io ho ragione. Finiscila di negarlo!" disse lui, rincorrendomi e afferrandomi un braccio.
Mi tirò di nuovo a sé, provando di nuovo a baciarmi. Non volevo, non volevo che le nostre bocche si toccassero ancora ma, lui era troppo forte per me. Non riuscii a divincolarmi dalla sua stretta, che mi appiccicava a lui; così, mi ribaciò di nuovo. Provai a spingerlo, senza successo; dopo innumerevoli tentativi, avevo perso le forze.
Con il peso del suo corpo, mi spinse contro il muro del casermone; baciandomi sempre con più foga. Mi sollevò la maglietta, infilando la mano sotto al reggiseno.
Non avevo solo perso le forze ma, anche la speranza di riuscire ad andarmene.

Mattia uscì velocemente dalla discoteca per prendere una boccata d'aria. Non si spiegava cosa gli fosse saltato per la testa di provarci con quella ragazza, un'altra, una che non era Giuditta.
Dopo qualche minuto, seduto su un muretto fuori a pensare, prese la decisione: tirò fuori il cellulare dalla tasca dei jeans e chiamò l'unica persona che in quel momento aveva voglia di sentire.

Luca mi stava addosso, non riuscivo quasi a respirare; la sua lingua che si insinuava violentemente nella mia bocca ed io che non riuscivo nemmeno ad orientarmi. Continuavo a piangere; "Un ragazzo che ti ama non ti tratta così", era la frase che continuavo a ripetermi nella mia testa.. Mi sembrava di rivivere tanti momenti con il mio ex; l'episodio nello spogliatoio con Mattia. "Oh Mattia! Quanto sono stata stupida, ed ora, ecco la punizione per il mio sbaglio!"
All'inizio Luca sembrava un ragazzo normale, sensibile e premuroso ma, in qualche manciata di minuti si era come trasformato. Sembrava che l'unica parte del suo corpo funzionante fosse in mezzo alle sue gambe; come se, né il cervello, né il cuore avessero una loro funzione.
Sentivo l'erezione di Luca sulla coscia. Avevo paura. Speravo che la sua voglia si limitasse al palparmi, senza andare oltre.
Ad un tratto, sentii la tasca dei miei pantaloncini vibrare e, qualche secondo dopo, le note della suoneria, quella suoneria.
"Mattia!" pensai subito; capendo che, quella era la canzone scelta da me per le sue telefonate.
Non so come, forse il pensiero di sentire la sua voce, di sentirmi protetta, mi diedero la forza di spingere Luca all'indietro e scappare.
Luca non mi rincorse, forse sfinito, o semplicemente schifato dal suo gesto: rimase lì a fissarmi mentre correvo verso la casa, verso la mia stanza.
Arrivata alla porta d'ingresso, la aprii e mi fiondai in bagno; mi chiusi a chiave e ringraziai che Mattia non avesse ancora buttato giù.
"Ciao amore!" mi disse, e queste, furono le parole più belle che io avessi mai sentito.

Sono sempre i sogni a dare forma al mondo - Elenza || PerinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora