Capitolo 14

116 2 0
                                    

Mi svegliai al mattino con un gran mal di testa; tra il pianto e l'alcool era inevitabile piombasse su di me. Avevo anche dolori ovunque; forse perché avevo dormito sul divano, che non era il massimo della comodità. Ambra, però, era stata così carina da coprirmi con un pile, dopo che mi ero addormentata. Mi alzai ed andai in cucina, dove, vidi la mia amica, miracolosamente sveglia ad armeggiare con la macchina del caffè.
"Buongiorno!" dissi, cercando di mostrarle un sorriso.
"Buongiorno tesoro!"
"Sei già sveglia? Mi devo preoccupare?" chiesi, con un tono un po' ironico. Ambra amava dormire fino a tardi, ed io, per questa ragione, la prendevo sempre in giro.
"No, no! Oggi mi sono alzata prima, perché volevo prepararti la colazione."
"Oh, ma che tenera!" le diedi un bacio sulla guancia; mi sedetti al tavolo e mi accesi una sigaretta.
Quando ero nervosa, triste o incazzata tendevo a fumare tanto. Le mie amiche mi ripetevano che dovevo smettere, che non mi avrebbe fatto di certo bene e che sarebbe diventato un brutto vizio. Mattia appoggiava la teoria delle mie "socie" ma, non si era mai permesso di insistere per farmi smettere.
Ripensando a lui, le lacrime arrivarono subito agli occhi ma, mi sforzai per non farle cadere.

Mattia si alzò molto presto quella mattina; doveva allenarsi e, sperava che, almeno il pallone, lo potesse distrarre da tutto questo casino.
Prima di cominciare a giocare aveva incrociato Stefano, il quale, da grande amico, non aveva accennato nulla ai compagni di quello che era successo tra Perin e Giuditta e, questo, lo rese felice. Non se la sentiva di spiegare cosa era successo ad altre persone; di dare spiegazioni e di sentire i soliti consigli.
Sul campo, nonostante tutto, si allenò fin bene, senza mostrare segni di distrazione o comunque di poca concentrazione. Il portiere sapeva di non aver dato il 100% ma, era contento che, nessun allenatore, glielo avesse fatto notare.
Tornò a casa, si fece cadere sul divano ed accese la TV.
Percepì una vibrazione nella tasca della tuta, che gli ricordò di controllare il cellulare. Sapeva, che di certo, non sarebbe stata Giuditta.
Fece uscire l'iPhone dai pantaloni e vide con stupore numerosi messaggi arrivati.
Si accorse che le amiche di Giuditta avevano risposto al messaggio, della notte precedente; creando addirittura una chat di gruppo su Facebook. Mattia se ne era quasi dimenticato, aveva praticamente dato per scontato che nessuna delle quattro lo avrebbe considerato.
"Ciao Mattia; credo di parlare a nome di tutte; noi vogliamo bene a Giuditta e faremo di tutto perché sia felice. Dicci la tua idea e quale sarebbe il nostro compito" esordì Giorgia.
Mattia, con le dita un po' tremolanti iniziò a digitare sulla piccola tastiera del cellulare:
"La mia idea è quella di prenotare l'intero privè di una discoteca, magari quella dove ci siamo baciati la prima volta. Vorrei che lì ci fossero le persone a cui lei vuole bene e che gliene vogliono.
Le contatterei personalmente, queste persone ma, non le conosco; e qui entrereste in gioco voi.
Voi la conoscete meglio di me sicuramente; e saprete senz'altro chi sono i suoi cari. Non preoccupatevi del numero; più si è meglio è.
Dovreste occuparvi anche di convincere Giuditta a venire, senza svelarle nulla. Vorrei che fosse una sorpresa.
Vi sembra fattibile? Per voi tutto chiaro?"
"Tu non l'hai vista ieri sera; tu non l'hai vista piangere per colpa tua; tu ieri non c'eri. Ora dimmi perché dovremmo aiutarti?" chiese Emma.
"Perché la amo; perché ieri non doveva succedere nulla. Perché è stato tutto un malinteso, ecco perché!" rispose Mattia, cercando di far passare via messaggio tutti i suoi sentimenti.
La prima a "cedere" fu Ambra; "Io ci sto, se servirà a far stare bene Giuditta!"
"Per me è indifferente" si aggiunse Dalila; sempre disponibile a qualsiasi scelta.
Quella più difficile da convincere fu sicuramente Emma ma, dopo una lunga conversazione Mattia arrivò a raggiungere il suo scopo. Le migliori amiche della sua ragazza lo avrebbero aiutato.

Ero a casa di Ambra da ormai due giorni, volevo tornare a casa per poter stare da sola; per potermi deprimere in santa pace ma, la mia amica puntualmente me lo impediva.
Nel tardo pomeriggio arrivarono anche le altre che, mi obbligarono ad uscire per fare aperitivo.
Mi cambiai controvoglia; feci per indossare i pantaloni della tuta quando, tutte le mie amiche mi cazziarono dicendo che dovevo farmi carina; che dovevo trovarmi un nuovo fidanzato.
Le accontentai indossando un vestito corto beige con un paio di tacchi; mi truccai e appena fui pronta; uscimmo di casa.
Arrivammo al locale e ci sedemmo fuori; così avrei potuto fumare tranquillamente.
"Ciao Giudy!" la voce di Francesco mi arrivò immediata;
"Ciao Fra, come stai?" chiesi giusto per essere cortese.
"Dopo averti vista, direi molto meglio" disse, facendomi l'occhiolino.
Risi in modo nervoso ma, dovevo comunque mostrarmi tranquilla. Feci per parlare ma Emma mi interruppe:
"Sei solo? Vuoi fermarti con noi?"
La fulminai con lo sguardo ma lei mi sorrise maliziosamente.
"Sono con un amico ma, se potessimo aggiungerci a voi, ne sarei molto grato." rispose Francesco, mostrando in un sorriso, i suoi splendidi denti bianchi.
Francesco e Roberto presero due sedie e si sedettero al nostro tavolo. Fra non tolse mai il suo sguardo da me; mi sentivo in imbarazzo e maledettamente osservata. Non ne capivo il motivo; nei vent'anni che abbiamo vissuto vicini, non mi aveva mai considerato; nemmeno per giocare insieme quando eravamo piccoli. Ed ora; sembrava che non avesse occhi se non per me.
Cercavo di "distrarmi" bevendo un bicchiere dietro l'altro e accendendo sigarette. Questa separazione da Mattia, mi aveva destabilizzato; non avevo più il mio equilibrio. Riuscivo a vedere come unico fattore positivo, il fatto che non avessi tirocinio, per via della pausa studio. Dentro di me sapevo che, non avrei saputo sopportare la malattia dei miei piccoli pazienti e la mia tristezza, contemporaneamente.
Finito questo lungo, lunghissimo aperitivo; che infatti si trasformò in un'un apericena, tornammo a casa di Ambra.
"Amore!? Ma quel figone del tuo vicino di casa? Quando ci avresti parlato di lui?" chiese Giorgia, quasi eccitata, appena fummo arrivate a casa.
"Ve ne avevo già parlato; era quello che avevo incontrato in ascensore prima di vedere Mattia" risposi secca, andando in camera per mettermi più comoda.
Senza nemmeno accorgermene, cominciai a rattristirmi, ripensando a quella serata con il portiere; al nostro bacio e al suo invito a dormire da lui.

Erano passati quasi tre giorni dall'ultima volta che Mattia aveva visto e parlato con Giuditta. Gli mancava da morire; non riusciva a stare in casa senza che lei gli venisse in mente.
Ogni volta che usciva sperava di incontrarla, di vederla. Ad ogni allenamento sperava di scorgerla sugli spalti ma, non succedeva mai.
Dopo la conversazione con le sue migliori amiche, aveva preso il telefono e chiamato la discoteca; prenotando per il giorno del compleanno di Giuditta.
Si era recato, qualche ora più tardi della telefonata, sul posto per dare un anticipo e controllare le sale.
Era elettrizzato, non vedeva l'ora arrivasse quel giorno; non vedeva l'ora di rivederla. L'unica sua paura era che le sue amiche non riuscissero a convincerla.

Per tutta la sera parlammo di Fra e dei suoi atteggiamenti al locale.
"Tesoro ma perché non ci esci?" chiese Dalila, riferendosi ovviamente al mio vicino di casa.
"Raga, tre giorni fa sono uscita da casa Perin, in lacrime e, sono tre giorni che piango. Secondo voi dove trovo la forza di uscire con un altro ragazzo? È troppo presto; e poi, Fra fa solo il figo."
"Devi reagire! Dai Giudy; mollaci! Tu devi farti la tua vita e se Mattia ne è voluto uscire, sono cazzi suoi!" sbottò Ambra.
"Esattamente! Non ti devi chiudere in te stessa, devi convincerti che non esiste solo Mattia al mondo." disse Emma, avvalorando la teoria di Ambra.
"Si; lui ha preferito quella Melissa?! Bene! Noi, per il tuo compleanno, andremo a ballare! Andremo a cuccare!!" urlò Dalila, seguita da tutte le altre.
Il mio entusiasmo era poco, avrei voluto rinunciare, soprattutto, quando, le mie socie, hanno detto che la sera del mio compleanno, ci sarebbe stato un evento nella discoteca dove Mattia mi aveva portato, la sera del nostro primo bacio.
Alla fine, accettai, pensando che nonostante fosse lo stesso locale, non lo avrei di certo rivisto.
Non potevo piangermi addosso per sempre. Non sarei andata lì per cuccare come dicevano loro ma, per distrarmi. Dentro di me, continuavo a ripetermi che: dovevo reagire.

NdA: Vi darò una brevissima anticipazione:

"Colazioniamo! Brioches calde!"
Facemmo colazione insieme; mi sentii a casa, in famiglia. Ne avevo davvero bisogno. Queste sensazioni mi erano mancate!

Grazie a tutti, Elenza.

Sono sempre i sogni a dare forma al mondo - Elenza || PerinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora