Capitolo 8

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Erano due giorni che non vedevo Mattia, ci sentivamo praticamente ogni secondo ma, non era la stessa cosa, infatti, mi mancava da morire.
Ero con Martina, la mia compagna di università, in un bar a prendere un caffè e a mandar giù un boccone, dopo il nostro turno in ospedale.
"Sai Giudy, in sti giorni ti guardavo; in alcuni eri depressa, in altri stra-felice. Mi dici che succede? Non mi racconti mai nulla!" mi disse con la faccia offesa.
Povera Marti, lei non sapeva chi era entrato nella mia vita e che cosa era successo. Vedeva solo i miei stati d'animo, i miei occhi gonfi o sorridenti; decisi quindi di raccontarle tutto. Ad ogni parola che dicevo, vedevo, nel suo viso, la gioia di essere stata informata di questo mio piccolo segreto. Eh già, potevo ancora chiamarlo tale perché, uscivo con un calciatore e lo sapevano davvero pochissime persone. Per fortuna Perin non era affatto il classico calciatore da gossip o scandali giornalistici.
"Questo è quanto è successo!" dissi in conclusione della mia, per ora, breve ma intensa, storia con Mattia Perin.
"E non mi hai detto niente?" mi rimproverò lei con gli occhi sbarrati; poi scoppiammo a ridere. Ci succedeva spesso di capirci senza neanche parlare.
Poi mi domandò: "Come mai ora non siete insieme, a fare i piccioncini?"
Risi prima di rispondere: "Oggi lui ricomincia gli allenamenti! Sai vorrei troppo vederlo allenarsi ma, ho paura che a lui possa dare fastidio."
"Per quale ragione a lui dovrebbe dare fastidio? Giudy non dire sciocchezze; dai andiamo a Pegli a vedere questo benedetto allenamento!"
"Certo che, sentire da una sampdoriana "andiamo a Pegli" per vedere l'allenamento del Genoa è strano" dissi per prenderla in giro;
"Per un'amica questo ed altro!" mi rispose prendendomi sotto braccio e cominciando a camminare.
Ci avviammo così verso Genova Pegli, per vedere l'allenamento del Grifone, del mio Mattia.

"Allora, come è andato il ritiro?" chiese Gasperini al portiere; "Mi hanno detto che hai fatto grandi cose, complimenti!".
Gli elogi lo imbarazzavano ma, sapeva che, questi, erano meritati; quindi ringraziò il mister con un sorriso.
Mattia era appena entrato in campo e già si sentiva a casa; per lui il campo da gioco, i pali della porta e qualsiasi luogo in cui si fosse trovato, purché al fianco di Giuditta, erano gli unici posti dove si sentiva a suo agio. Spesso, per via del lavoro che faceva, aveva paura di essere male interpretato, additato o giudicato; mentre, quando si trovava con lei ed i suoi compagni di squadra; erano gli unici momenti in cui riusciva ad essere sé stesso.
Era una splendida giornata di sole ed il piccolo stadio era pieno di tifosi che guardavano l'allenamento. Mattia adorava lavorare in un clima così caldo, così famigliare. Il portiere, infatti, dichiarava sempre ai vari giornalisti, che non esisteva nessun'altra tifoseria in grado di caricarti come quella genoana. Stava giusto guardando tra i suoi sostenitori quando, ad un tratto, notò una figura sugli spalti. Giuditta.
La fissò per un po' prima di avere la conferma che fosse lei; lo salutò con la mano e gli inviò un bacio. Lui le sorrise, ricambiò il saluto e, a gesti, le fece capire di aspettare lì la fine dell'allenamento.

Cercammo di infilarci tra la folla di tifosi, trovammo un posticino al sole e ci piazzammo lì a guardare l'allenamento. Vederlo in quel contesto, mi mostrò un Mattia diverso; in partita era sempre, come giusto che sia, teso e agitato. In allenamento invece era molto più sciolto, sorridente; sempre concentrato ma, comunque, molto più sereno.
"Giudy io devo andare" mi disse Martina facendomi l'occhiolino; doveva, infatti, uscire con un ragazzo conosciuto al bar sotto l'ospedale. Martina non sapeva che quell'appuntamento lo avevo organizzato io; spronando il barista a chiederle di uscire.
"In bocca al lupo tesoro! Fai la brava e non fare danni." l'avvertii con tono premuroso, "Grazie ancora per avermi accompagnato qui, tra tutti questi genoani".
Ridemmo di nuovo e ci salutammo con un abbraccio. Martina andò ed io, aspettai che il mio estremo difensore finisse il suo "turno".
Quando Mattia finì l'allenamento mi invitò a raggiungerlo sul campo; corsi giù dagli spalti e mi avviai verso di lui. Stavo per oltrepassare le barriere che ci dividevano, quando, mi si parò davanti un omaccione, che mi bloccò il passaggio.
"Non si può passare qui!" mi disse con tono arrabbiato;
"Devo andare da Perin; me lo ha detto lui!" risposi, cercando di mostrarmi il più sicura possibile. Guardandolo in faccia, pensai di averlo convinto, infatti, tentai di nuovo di passare ma, lui mi bloccò ancora dicendomi: "Tesoro dicono tutte così; secondo te io ci credo?"
Ad un tratto si girò verso il campo, perché qualcuno lo aveva chiamato. La voce che sentivo era di Mattia, il quale gli disse "Tranquillo è la mia ragazza". L'omaccione quindi si scusò e mi fece, finalmente, riabbracciare il mio "ragazzo".

Mattia la invitò a raggiungerlo sul campo ma, un uomo della sicurezza la bloccò. Il portiere vide che i due si stavano parlando ma, non riusciva a capire cosa si stessero dicendo. Continuava a ripetersi che, se non fosse intervenuto, non l'avrebbe mai fatta passare; così, senza pensarci due volte gli disse che era la sua ragazza e che poteva farle raggiungere il campo senza problemi.
"L'ho detto davvero! Ho detto che stiamo insieme, ho detto che è mia!" pensò Perin, quasi emozionato.
Mattia, infatti, dopo la fine della sua ultima relazione, era ancora incredulo sul fatto di aver intrapreso un'altra storia. Aveva, purtroppo, cominciato a pensare che le storie serie non facevano per lui, che non era fatto per portare avanti un rapporto duraturo. Beh si sbagliava, Giuditta era la prova che tutto era possibile; che ognuno di noi ha una seconda occasione; anche in amore.

"Quindi sarei la tua ragazza" dissi scherzando, prima di mettergli le braccia intorno al collo e baciarlo.
"Avevi per caso dei dubbi?" mi rispose dopo essersi staccato. "Cosa ci fai qui?"
"Sono venuta a vederti allenare. Sai volevo farlo da tempo ma, avevo paura di darti fastidio" risposi io, preoccupata per la sua reazione.
"Tu non mi darai mai fastidio! Ricordatelo bene." mi disse baciandomi subito dopo.
Feci un respiro di sollievo, avevo veramente il timore che lui non mi volesse lì ed invece, mi stupì chiedendomi: "Perché, se ti piace così tanto vedermi giocare, non vieni alle partite?"
"Mi farebbe davvero piacere; se ovviamente tu sei d'accordo!"
"Ovvio che sono d'accordo, non te l'avrei proposto! Allora ti farò l'abbonamento in tribuna; così potrai conoscere le mogli e fidanzate dei miei compagni! Sono sicuro che ti adoreranno, come ti adoro io!"
Lo baciai subito; per ringraziarlo, perché volevo farlo e perché lo amavo.
Non so quando lui avrebbe saputo la vera natura dei miei sentimenti ma, per ora, a me, andava bene così; ero felice con lui e non volevo, per niente al mondo, rovinare tutto.

NdA: Sto concedendo un po' di felicità a Mattia e Giuditta; spero il capitolo vi soddisfi. :) Una stellina non me la merito?

Sono sempre i sogni a dare forma al mondo - Elenza || PerinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora