Capitolo 4

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Mattia aveva appena finito di cenare e si stava dirigendo nella sua stanza, per la sua ultima notte a Coverciano. Questo era stato un ritiro superlativo perché, non era mai stato così concentrato, pronto e scattante come in questi quattro giorni e, di ciò, se ne era accorto anche il mister, il quale, gli aveva fatto anche i complimenti. "Mattia, io e te, ci siamo allenati insieme parecchie volte ma, ti giuro, mai ti ho visto così carico, così grintoso! Sono davvero fiero di te!". Mattia lo ringrazio di cuore; erano parole che lo riempivano dentro di orgoglio e soddisfazione. Cominciò a pensare che gran parte del merito fosse di Giuditta; ovviamente non quello dovuto all'aspetto fisico ma, a quello motivazionale. La sera del loro "primo appuntamento", infatti, avevano parlato molto delle loro carriere, se così potevano essere definite; e Mattia si era interessato su cosa la spingesse a stare a contatto con il malato, la sofferenza ed il dolore. La risposta che diede lo lasciò di stucco: "Vedi, oltre a mille motivazioni personali, il dolore, la malattia e tutto il resto è ciò che mostra le persone per quello che sono davvero, esseri vincibili, capaci di essere forti ma, anche di soffrire; io quindi aiuto la loro parte più vulnerabile, quella limitata, quella fisica ma nello stesso tempo cerco di alleviare le sofferenze anche a quella che di limiti non ne ha, la mente. Ogni paziente si accorge subito se gli fai un prelievo o gli cambi una benda ma, inconsciamente, anche che lo stiamo facendo sentire importante e amato".
Queste parole gli erano rimaste dentro, tanto che se le era portate a Coverciano e, furono proprio queste, a dargli la grinta giusta per affrontare il ritiro. Pensando a quella sera però, Mattia realizzò che erano ormai quattro giorni che non la sentiva e che le aveva scritto diversi SMS ai quali non arrivò mai una risposta. Lo sconforto si impadronì di lui; come aveva fatto a non accorgersi che nell'arco di tutto il ritiro Giuditta era uscita dalla sua vita?
Preso da un senso forte di malinconia la chiamò ma, il telefono squillava a vuoto. Riprovò più volte ma il finale era sempre lo stesso: "Servizio di segreteria telefonica..."

Amavo la mia suoneria, era una delle mie canzoni preferite ma, quella sera la tolsi dopo il secondo tentativo che Mattia aveva provato a fare. Ero con le mie amiche, a casa di Dalila; spesso facevamo serata "pizza, birra, film e pop corn", era un modo per continuare a vederci, nonostante facessimo diverse facoltà ed abitassimo non proprio vicine.
"Giudy si può sapere che hai?" mi chiese Emma con fare quasi da mamma;
"Niente davvero" dissi sorridendo in modo palesemente finto;
"Sentila!? Niente! Ti conosciamo da troppo tempo tesoro. È la seconda volta che ti squilla il cellulare, che guardi il telefono e che dopo aver letto chi è, ti si riempiono gli occhi di lacrime!" disse Ambra; "Ed ora per evitare di "disturbarci" lo hai persino messo in modalità silenzioso!".
"Ok, ok! Ve lo dico: ho deciso che non voglio più vedere Mattia!" risposi infine, sentendomi messa alle strette.
Tutte mi guardarono come se avessi confessato un omicidio; cominciarono a chiedermi il perché della mia decisione, se ci avessi pensato bene e se ero sicura della mia scelta.
"Ragazze, davvero, non rendete ancora più difficile la cosa! Mattia è un calciatore, ha e può avere ciò che vuole ma, soprattutto, stare con chi vuole. Raga ma mi avete vista bene? Vi sembro una velina? Forse me la sono mangiata! Sicuramente so di non essere quel tipo di persona che ci si immagina vicino ad un calciatore." dissi, cercando di chiudere lì il discorso.
"Se fosse come dici tu, se tu non piacessi a lui, perché ti avrebbe invitata a cena, fatto la sorpresa sotto casa, portata a ballare, baciata e, soprattutto, invitata da lui!?" puntualizzò Giorgia, la romantica del gruppo.
"Per portarsela a letto!" intervenne Dalila; ed io, al sentire le sue parole annuii mostrandomi d'accordo; allora lei continuò: "Ormai deve concludere; si è messo in testa che deve riuscirci e lo farà! So che è brutto dirlo però, per me è così."
Nessuna ebbe più il coraggio e la voglia di continuare questo discorso, così guardammo il film cercando di distrarci. Quella sera nessuna di noi aveva creduto nei sogni, ed io, meno di tutte; ero già stata "miracolata" per essere riuscita ad entrare all'università e ad aver incontrato Mattia ma, una storia con lui sarebbe stato troppo, anche per una sognatrice come me.
Mattia mi piaceva da morire, da quando era partito lo avevo pensato ogni giorno ma, sapevo che non poteva esserci nessun'altra motivazione, che lo spingeva a fare quello che faceva con me, se non quella espressa da Dalila. Non volevo soffrire, avevo già sofferto troppo per amore ed io non mi sentivo abbastanza forte per stare ancora male, soprattutto per un uomo.

L'ultimo giorno di ritiro, Mattia si sentiva come uno straccio, per fortuna l'ultimo allenamento andò abbastanza bene da non attirare l'attenzione del mister su di lui. Aveva provato tutta la notte a chiamare Giuditta, fino ad addormentarsi con il telefonino in mano. Non riusciva a spiegarsi il suo comportamento, cosa le aveva fatto di così grave da non meritare neanche una spiegazione. In testa gli frullavano molteplici possibili ragioni sul perché Giuditta fosse sparita; quella che più lo tormentava era che lei avesse conosciuto un altro ragazzo; non avrebbe sopportato una cosa simile, Mattia era sempre stato un po' geloso delle ragazze con cui usciva e, nei confronti di Giuditta lo era stato fin da subito.
Aveva già preparato il bagaglio ed era pronto per lasciare Coverciano. Caricarono il pullman e salirono, Mattia si sedette al fianco di Stephan El Shaarawy, il suo compagno di stanza e suo grande amico, il quale lo avrebbe accompagnato fino a Genova, non appena il viaggio in pullman fosse terminato. Arrivarono a destinazione, ritirarono i bagagli e si avviarono verso la macchina di Stephan, una splendida Audi nera.
"Mattia basta!" sbottò Stephan, "Non ti si può più vedere così, è tutto il giorno che sei uno zombie, tutto l'entusiasmo, la gioia e l'euforia che ti avevo visto i primi giorni dov'è finita? Durante il viaggio sei stato tutto il tempo con il telefono in mano! Hai ancora la speranza che lei ti scriva? Ti chiami? Non l'ha fatto per cinque giorni e credi che lo faccia oggi? Mattia svegliati!".
"Ste voglio delle spiegazioni! Continuo a pensare dove ho sbagliato ma, non trovo risposta. Io però, una risposta la pretendo!" rispose Mattia con la voce piena di tristezza.
"Agisci amico, non piangerti addosso cazzo! Vuoi spiegazioni? Allora, appena arrivati a Genova, prendi la macchina e vai da lei, le dici di scendere perché meriti un chiarimento." fu la conclusione di Stephan.
Mattia annuì, e per tutto il resto del viaggio non proferì una sola parola che riguardasse Giuditta; parlarono di tante altre cose che li accomunavano. Ste era un grande amico e Mattia si sentiva grato di averlo incontrato. In poco tempo arrivarono a Genova, i due scesero dall'auto e si salutarono con un abbraccio.
Stephan ripartì alla volta di Savona, la sua città, e Mattia, prese la macchina e si diresse a casa di Giuditta.

Stavo preparando del tè caldo, dopo cena lo facevo spesso, quando ad un certo punto sentii il citofono suonare. Mia madre uscì dalla sua stanza ed andò a rispondere prima che potessi farlo io.
"Chi è?" urlò mamma, premendo il pulsante per permettere la comunicazione con chi suonava il citofono. La risposta mi fece gelare il sangue nelle vene: "Sono Mattia Perin e devo parlare con Giuditta!"

Sono sempre i sogni a dare forma al mondo - Elenza || PerinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora