Capitolo 22

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Mattia non rispose, non aveva voglia di parlare con nessuno ma Antonio non si diede per vinto.
"Mattì ma l'hai lasciata o no?" chiese l'allenatore, insistente.
"Perché me lo chiedi?" rispose il portiere con rabbia.
"Beh, per prima cosa è andata via con il mascara fino alle ginocchia. E poi, forse finalmente mi hai ascoltato! Mattì, ci hai messo un po' ma, ora, sei riuscito ad aprire gli occhi su quella."
"Smettila di riempirmi la testa di cazzate. Ormai è un mese che mi ripeti le stesse cose! Non puoi parlare di lei, la conosci appena!"
"Mattia, ascoltami. Te l'ho già detto ma, donne così ne ho viste davvero troppe! Una così va bene per qualche scopata, non di più. Poi diciamocelo, non è neanche tutta sta gran bellezza."
"Basta, basta! Non voglio sentire una parola di più. Ma come ti permetti! Non azzardarti mai più a dire una cosa del genere, soprattutto se riguarda Giuditta! Antonio vattene, prima che mi incazzi seriamente."
"Va bene, va bene, Me ne vado!"
Detto ciò Mattia si infilò nella doccia, aprendo l'acqua, cercando di lavarsi di dosso tutti gli sbagli e i sensi di colpa.

Ero in macchina con mio padre, per tutto il tragitto non avevo smesso di piangere.
"Posso sapere cosa è successo?" chiese timidamente lui.
"Papà per favore, possiamo non parlarne?! Ti prego! Parliamo di qualsiasi cosa ma, non chiedermi più cosa è successo" risposi, tra un singhiozzo e l'altro.
Lui annuì e si mise a parlare del suo ritorno in Perù. Non era proprio il discorso che avrei voluto affrontare ma, era sempre meglio che parlare di quel che mi era appena successo.
Arrivammo sotto casa in poco tempo, lo salutai con un abbraccio; l'ennesimo nostro addio. Mi scusai per il cambio di programma e, dopo esserci nuovamente abbracciati, entrai nel portone.
Arrivai a casa, scrissi un messaggio a Sturaro:
"Stasera all'apericena io non ci sarò, chiedi a Mattia se invece lui ha intenzione di venirci, altrimenti sarai solo con le mie amiche."
Inviai un SMS simile ad Ambra, con scritto che io non ci sarei stata e che forse sarebbe andato solo Stefano. Le dissi di mettersi d'accordo con lui.
Poi, mi tolsi tacchi ed abito e mi infilai in doccia. Mi sentivo sporca, anche se, non ne avevo ragione.

Mattia era quasi pronto per andarsene quando, entrarono i suoi compagni. Perotti gli si avvicinò per chiedergli se andava tutto bene, Perin gli rispose con freddezza ed uscì dallo spogliatoio.
"Mattiaaa" si sentì chiamare da Stefano. Si voltò per sapere cosa volesse. "Mi ha scritto Giuditta e mi ha detto di chiederti se stasera tu ci sei!?" disse guardando il cellulare.
"Ah, adesso messaggiate pure?"
"Fratello ma, cosa stai dicendo?"
"Sto dicendo che non ti limiti a volertela scopare ma, ci stai provando seriamente! Non mi stupirei se scoprissi che siete già andati a letto insieme!"
"Mattia ma che cazzo dici! Sei scemo?"
Il portiere non ci vide più e sferrò un pugno sullo zigomo dell'amico. Sturaro non rimase fermo a subire; spinse l'amico contro il muro e lo bloccò alle spalle, con tutte e due le mani.
"Si può sapere che cazzo di problema hai? Che ti è preso?!" urlò Stefano.
Mattia non rispose nemmeno, chiuse gli occhi e, quando li riaprì, scoppiò a piangere. L'amico si rilassò e aspettò che smettesse il suo pianto.

Ambra mi chiamò, tante volte, forse troppe. Mi scrisse numerosi messaggi ma io, mi rifiutai sempre di rispondere.
Non mi sentivo così di merda da tantissimo tempo e, questa sensazione, non mi era mancata.
Mattia non era mai stato un tipo violento, mi aveva sempre rispettata, anzi, si era sempre comportato a modo, sia quando eravamo in compagnia, sia da soli. Soprattutto nel sesso aveva sempre rispettato i miei tempi, le mie paure. Non mi aveva mai obbligato a fare qualcosa che non mi andasse; aveva sempre accettato i miei rifiuti su certe cose. Però, nonostante i miei vari limiti, non avevamo mai avuto problemi, lo avevamo sempre fatto.
Fare l'amore era la cosa che ci veniva meglio; in quei momenti intimi riuscivamo a comunicare qualsiasi nostra sensazione, paura, gioia.
Non riuscivo a capire perché si fosse comportato in questo modo. Diceva di amarmi, che non mi avrebbe fatto del male, che mi avrebbe difeso da tutti ma, oggi, si è smentito da solo.
Per me, si era fatto in quattro, più di una volta. Le sorprese sotto casa, le serate a lume di candela, la mia festa di compleanno, l'incontro con Hamsik e la cena con papà.
Non aveva perso occasione per farmi sentire importante; apprezzata, amata!
Accanto a lui mi sentivo speciale, la donna più fortunata del pianeta. Mi meravigliavo di essere riuscita a trovare un ragazzo come lui, con i suoi molteplici pregi, i suoi vari difetti, i suoi sentimenti.
Ma, qualcosa stava andando storto; nello spogliatoio, oggi, non avevo trovato il mio Mattia ma, uno sconosciuto; che non ha minimamente tenuto conto della mia persona e ciò, mi aveva distrutta: fisicamente e mentalmente.

Stefano corse dentro gli spogliatoi, si fece rapidamente una doccia ed uscì, salutando i compagni. Nel corridoio lo aspettava Mattia.
"Andiamo a prendere qualcosa! Poi se vorrai ti fermerai all'apericena con noi." disse Sturaro.
"No, se non c'è Giuditta io torno a casa!"
"Allora, mentre andiamo verso il bar, raccontami cosa cazzo è successo!" chiese Ste, innervosito.
"Ho fatto, per l'ennesima volta, una cazzata! E, puntualmente, le mie minchiate vanno a ricadere su Giuditta.
Ero nervoso, incazzato, con Antonio, con te e anche con lei. Tutti, sembravate andare contro la nostra storia. Antonio, continua a dire che Giuditta non mi ama, che vuole solo i miei soldi e, se non li avrà, vorrà i tuoi!"
"Ma che cazzata è mai questa! Non la conosce proprio!"
"Tu invece la conosci bene? Perché Antonio ritiene anche che tra di voi ci sia stato o, ci sarà, qualcosa! E, dopo che tu mi hai detto che, non vedevi l'ora che arrivasse stasera e che lei ti ha chiesto se io c'ero, beh, non ci ho più visto e ti ho colpito!"
"Allora, punto numero uno: io e Giuditta siamo solo poco più che conoscenti; non abbiamo mai avuto uno storia, ne una scopata, ne niente. Mi stupisce che tu abbia solo potuto dubitarne.
Punto due: non vedevo l'ora che venisse stasera perché vorrei provarci con Ambra, l'Amica di Giuditta. Sai, dopo la festa di compleanno, non sono più riuscito a togliermela dalla testa. Perfetta, con il suo vestito a fiori.
Punto tre: tu credi alle cazzate che dice Antonio? Ma per favore!! Mattia! Ti credevo più sveglio. Si sa che è un conta musse, come dicono qui a Genova."
"Hai ragione ma, io, gli ho dato il beneficio del dubbio; rovinando così la mia vita, la nostra storia, lei. Ste l'ho sbattuta al muro come una troia. Non mi accorgevo nemmeno che stava piangendo e che tremava. Ero così incazzato che beh, ho perso il controllo, avevo la mente offuscata, non ragionavo, tutto il mio sangue era concentrato in mezzo alle gambe. L'unica cosa che ho saputo fare è stata metterglielo dentro e beh, mi faccio schifo da solo. Ho pensato solo a me stesso; davanti a me non ho visto la donna che amavo ma, una qualsiasi persona. Dovevo sfogarmi e, invece di rompere oggetti, ho pensato bene, di fare del male all'amore della mia vita.
Stefano, io le ho sempre detto di amarla, che non le avrei fatto del male, che non sarei mai stato come il suo ex. Le avrei dato il piacere che meritava, le attenzioni di cui aveva bisogno. Non ho mai smesso di ripeterle che ero pronto a difenderla da chiunque ma, non avevo messo in conto che forse, avrei dovuto difenderla proprio da me."

NdA: Lo so, sono stati due capitoli abbastanza forti. Spero che comunque questo non abbia cambiato il vostro parere sulla storia. Mi farebbe davvero piacere sapere la vostra opinione. Baci Elenza

Sono sempre i sogni a dare forma al mondo - Elenza || PerinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora