Capitolo 39

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Appena arrivammo a casa, non ebbi nemmeno il tempo di posare la sacca che, Mattia, mi prese in braccio e mi fece sdraiare sul divano.
"Amore!" urlai, presa di sorpresa.
"Ti ho detto che appena saremo arrivati a casa ti avrei fatto di tutto!" mi rispose, baciandomi sul collo.
"Ho capito ma, non mi hai nemmeno dato il tempo di respirare."
"No, mi spiace ma, oggi, vestita così mi hai messo troppa voglia!" continuò, infilando la mano sotto la mia maglietta.
Non indugiai ulteriormente, ci spogliammo a vicenda e facemmo l'amore.
"Direi che sei un ottimo fidanzato!" dissi, baciandogli il petto, dopo che fummo arrivati all'orgasmo.
Eravamo sdraiati, io appoggiata a lui; sudati e accaldati, uno sull'altro. Mattia percorreva su e giù, con la mano, la mia schiena ed io giocherellavo con un suo ciuffo di capelli.
"Con la tenuta da portiere eri da urlo ma mai quanto lo sei nuda!" disse, sfiorando con la bocca la mia testa.
Gli diedi una pacca sul fianco, fingendo di essere troppo timida per un commento del genere.
"Ma è vero!" disse lui, sottolineando il suo pensiero.
"Tu sei sexy sempre!" dissi, mettendomi a cavalcioni su di lui; spingendolo così a rifare l'amore.

Quando finirono di coccolarsi, si alzarono dal divano. Giuditta si mise un suo slip ed una maglia di Mattia, visto che adorava indossare le magliette e le camice di Perin. Il portiere, invece, indossò semplicemente i pantaloni della tuta.
"Amore ma i boxer?" chiese lei, guardandolo allacciarsi l'elastico dei pantaloni.
"Non c'è bisogno, stasera li terrò poco tempo! Dopo si ricomincia!" le rispose, attirandola a sé e baciandola sulle labbra.
"Sei insaziabile!"
"Eh già! Tu non mi basti mai." Si baciarono di nuovo, questa volta fu più di un semplice bacio a stampo; le loro lingue di toccarono, saziandosi.
"Dai, dobbiamo mangiare qualcosa se vogliamo ripetere quello che abbiamo fatto sul divano!" affermò Giuditta, prendendolo per mano e portandolo in cucina.

Appena finimmo di mangiare, Mattia mi portò in camera, senza darmi neanche il tempo di sparecchiare. Non opposi resistenza, anche perché, ogni volta che ero sotto il corpo di Mattia, provavo sempre qualcosa di unico, di forte.
Rifacemmo l'amore non so più quante volte ma, ognuna di queste fu sensazionale. Non sapevo cosa avesse per la testa Mattia stasera ma, a me, non dispiaceva affatto.
"Amore che ne dici di andare a Milano, martedì questo?" mi chiese, attirandomi a sé, baciandomi sulla nuca.
"Se ci sei tu, ovunque. Ma perché proprio Milano?" risposi, voltandomi, per poterlo guardare negli occhi.
"Perché Stephan mi ha invitato su! Mi ha chiesto di portarti, perché vuole troppo conoscerti. Appena lui terminerà gli allenamenti, ci raggiungerà."
"Va bene! A me va bene tutto! Magari, facciamo un po' di shopping!" dissi, cercando di convincerlo a portarmi in giro per negozi.
"Spero Stephan finisca presto!" mi rispose, baciandomi prima la fronte, poi il naso ed infine, le labbra.
Mi lasciai andare a quel bacio, ponendo in quel gesto, tutta la fiducia che avevo nel portiere.

Martedì mattina, salirono in macchina e si avviarono al capoluogo lombardo.
Arrivarono in poco tempo, parcheggiarono e si avviarono subito al centro città.
Giuditta non ci mise molto a convincere Perin a portarla nelle vie dello shopping.
"Mi è bastato un bacio!" disse lei; prendendo il portiere per mano.
"Ti piacerebbe?! Stasera altro che bacio!" rispose il calciatore.
"Ma che ti succede in questo periodo? Sei insaziabile! Vuoi consumarmi?"
"No, ho semplicemente una gran voglia di fare l'amore! Voglio essere un tutt'uno con te, voglio farti felice e voglio amarti tutte le volte che posso. Ma, se a te non va, se tu non vuoi, basta dirlo."
"Amore mio! Non ti preoccupare. A me fa piacere, in tutti i sensi. Farlo con te per me non è mai troppo, anzi, forse il giorno in cui non vorrai più, mi preoccuperò."
Detto ciò, si baciarono in mezzo alla Galleria milanese; stringendosi forte.

Venimmo interrotti da un ragazzo che ebbe il coraggio di picchiettare sulla spalla di Mattia, mentre ci stavamo baciando, dicendo: "Scusate ma, tu sei Perin? Il portiere del Genoa?"
"Sì è lui!" risposi io; un po' infastidita dalla sua intromissione.
"Possiamo fare una foto?" chiese il ragazzo, tirando fuori il suo smartphone.
Mattia acconsentì, mentre mi guardava con la faccia dispiaciuta.
"Vieni a giocare a Milano. Sarebbe il top! Pensaci, altro che Genoa!" aggiunse il tipo, mentre se ne stava andando.
Perin non gli rispose e si avvicinò a me. "Amore scusa! Speriamo siano in pochi a riconoscermi. Sono settimane che il mio nome viene associato sia al Milan, che all'Inter."
"Non ti preoccupare! Dai basta negozi! Portami a vedere San Siro; visto che non ci sono mai stata." dissi, prendendolo per mano.
"Se proprio ci tieni; ti ci porto!". Ci avviammo così allo stadio, dove Mattia aveva giocato tante volte, mentre io, non lo avevo mai visto.
Quando giungemmo davanti al Meazza, beh, cominciai a sentirmi piccola, piccola. Mattia mi abbracciò, quasi come se avesse percepito la mia sensazione quasi di disagio.
Io ero abituata al Marassi, al mio stadio che, mai, mi aveva fatto sentire così. Tutto era proporzionato, nulla troppo grande, o troppo piccolo. Persino quando eri nel terzo anello, quello più distante dal campo, non percepivi minuscoli i giocatori ma, semplicemente distanti.
"Amore, come è stata la prima volta che hai giocato qui dentro?" chiesi, guardandolo negli occhi.
"Oh beh, la prima vola mi sono sentito minuscolo! Mi sentivo oppresso dalla grandezza di questo stadio; forse anche perché é il più capiente d'Italia. Non c'è paragone con il Ferraris; lì mi sento a casa ma qui, beh, mi sono sentito un grande campione! Uno dei bravi, degli arrivati. Boh, non so se riesco a trasmetterti la sensazione che ho provato ma, sappi che sono passato dal sentirmi una formica, nei primi minuti di partita, a sentirmi un grande uomo, negli ultimi!"
"Secondo me, Mattia, questa sarà la tua prossima casa!" dissi, indicando lo stadio.
"Non credo, non lascerò né il Genoa né Genova." mi rispose lui, prontamente.
"Fidati, amore! Milano sarà il tuo futuro." dissi, staccandomi da lui. "Ora andiamo, dobbiamo incontrare Stephan."

Mattia rimase stupito dalle parole di Giuditta. Aveva "predetto" il suo futuro come se a lei non cambiasse minimamente della scelta che lui avrebbe intrapreso.
Mattia aveva l'imbarazzo della scelta; avrebbe potuto giocare in diverse squadre, in Italia ma, anche all'estero. Lui, però, non aveva intenzione di lasciare Genova.
Varie ragioni lo spingevano a restare: il Genoa e la sua Gradinata Nord, l'intera città di Genova, il mare, i suoi nuovi amici e soprattutto Giuditta.
Andare a giocare fuori voleva dire lasciarla e, questo, era l'ultima cosa che lui avrebbe voluto.

Ci incontrammo con Stephan poco dopo la nostra visita al Meazza. Era proprio come me lo immaginavo, con questa cresta che ormai era il suo simbolo.
"Stephan ti presento Giuditta!" disse Mattia, dopo aver abbracciato l'amico.
"Piacere!" disse il Faraone, dandomi due baci sulle guance. "Piacere mio!", fu la mia risposta.
Andammo a sederci in un bar, poco affollato, forse con la speranza di non farsi riconoscere.
"Beh Mattia, complimenti, hai scelto una ragazza bellissima." disse Stephan, guardandomi negli occhi.
"Oh, grazie!" risposi; seguita da Mattia che aggiunse: "Beh, grazie! Ma era ovvio che, uno bello come me, scegliesse una ragazza stupenda come lei!".
Mi diede un veloce bacio a stampo e poi, si rivolse subito all'amico. "Tu invece Ste? Tipe? Fidanzate?"
"Nada de nada! Anche se ora vorrei trovare quella giusta, quella che ti prende il cuore; quella che hai trovato tu!" rispose Ste, guardandoci intensamente.
Ignorai quasi la sua affermazione dicendo: "Guarda, se vuoi, io ho un'amica che sarebbe più che felice di conoscerti!"
Mi stavo riferendo a Giorgia; invaghita da sempre dal calciatore con la cresta.
"Sono pronto a conoscerla! Magari scopriamo l'amore. Quando volete!" disse il calciatore rossonero.
"Martedì prossimo? Cena da noi? Tanto nei io, ne te, ci alleniamo il giorno dopo." propose Mattia.
"Ci sto! Invita allora le tue amiche Giudy." rispose El Shaarawy, sorridendomi.
"Ovviamente. Potremmo anche invitare Ambra e Stefano e qualche altro tuo compagno single!" dissi a Perin, facendogli l'occhiolino.
Ci gustammo il caffè, poi, facemmo un giro per Milano e, infine, andammo a pranzare in un ristorantino un po' fuori mano.
Passammo una giornata serena, in compagnia ma, per tutta la giornata non riuscii a togliermi un dubbio dalla testa.

NdA: Spero vi sia piaciuto il capitolo! Baci Elenza.

Sono sempre i sogni a dare forma al mondo - Elenza || PerinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora