Capitolo 20

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"Ti passo a prendere a casa così andiamo insieme allo stadio" mi disse mio padre, al telefono.
Oggi saremo andati a vedere giocare Mattia poi, io, mio padre, Juliana, Perin, Sturaro e le mie amiche, avremmo fatto un'apericena in un locale nei vicoli genovesi.
In queste due settimane mi ero vista qualche volta con mio padre; abbiamo preso un caffè in centro, una cena al ristorante e persino un po' di shopping. Forse in questi giorni voleva provare a fare il padre; cosa che non aveva fatto in tutti questi anni. Io, cercavo solo di non illudermi.
Per stare con mio padre, avevo un po' accantonato Mattia ma, lui sembrava aver compreso le mie esigenze, e questo, mi faceva capire sempre di più quanto mi amasse.
Ci chiamavamo comunque spesso e sembrava contento del comportamento, che mio padre, aveva nei miei confronti. Mattia continuava a ripetermi "Se ti fa stare bene, fallo!".
Sapevo quanto fosse teso, per via di questa partita. Non so perché ma, per la Roma, aveva questa fissazione. Non gli piaceva sbagliare ma, contro i Giallorossi ancora meno. Io, di tutto ciò, dovevo ancora carpirne il perché.
Dovevo prepararmi, avevo già in mente cosa indossare. In un pomeriggio con papà, mi ero comprata un vestito nuovo, un po' vintage, che decisi di mettere in occasione di questa partita. Ero sicura che al mio portiere sarebbe piaciuto. Era un abito a campana, ampio in vita, con la parte superiore nera e senza maniche, mentre, quella inferiore, lunga fino al ginocchio, era un alternarsi di bianco, nero e giallo.
Anche le scarpe erano abbinate, avevano gli stessi colori, tacco largo e pianta sollevata da plateau. La particolarità della scarpa era una fascia trasparente sul dorso del piede, che le rendeva quasi un giocattolo.
Mi sentivo bellissima forse perché questo abito non mi segnava neanche un po' la pancia e, in più, mi faceva persino sembrare più alta. Ero, quindi, pronta ad andare a vedere il mio amore giocare.
Papà sarebbe arrivato a prendermi tra quasi mezzora così, ne approfittai, per chiamare Ambra e mettermi d'accordo con lei.
"Ciao tesoro!" mi rispose lei, al terzo squillo.
"Ciao fanciulla! Non puoi neanche immaginare come sarò figa stasera all'apericena!"
"Immagino! Metti il vestito vintage?"
"Certo che mi conosci troppo bene!" dissi ridendo.
Ci mettemmo d'accordo per che ora e dove ci saremmo incontrati.
"Però, Ambra, stasera anche tu devi essere mozzafiato! Ho invitato anche Sturaro!" dissi, prendendo di sorpresa la mia amica.
"Dimmi che stai scherzando!?"
"No! Sai che su ste cose non mi piace scherzare. Ora però ti saluto, perché papà mi aspetta sotto casa! Ciaoo!"
"A dopo amore!" disse, prima che io terminassi la chiamata. Presi velocemente borsa e sciarpa rossoblu ed uscii di casa.
Mio padre arrivò leggermente in anticipo sotto casa mia.
In questi giorni aveva affittato una Ford Fiesta per potersi spostare in autonomia.
Salii in macchina e lui mi guardò come se fosse salita un'estranea.
"Sei così donna adesso. Sembri un'altra persona, sei più grande di quando sono partito." mi disse, guardandomi a bocca aperta.
"Papà è normale! Sono passati tre anni."
"Sì ma, sei cresciuta non solo fisicamente. Sei in grado di badare a te stessa, sei indipendente e ciò mi fa sentire inutile ai tuoi occhi."
Non ebbi il coraggio di rispondere, lo guardai rimanendo in silenzio, sperando che lui non continuasse questo discorso.
Accese l'auto e partimmo, verso il luogo dove avevamo condiviso tanti momenti. Tante vittorie, tante sconfitte, insieme.
Grazie alla guida di papà, arrivammo allo stadio in poco tempo. Amavo andare in macchina con mio padre. Da piccola, avevo sempre sofferto l'auto e, le uniche persone con cui non stavo male erano mio zio e papà.
Avevo persino imparato a guidare con lui, ancora prima che facessi 18 anni. Mi aveva sempre detto che in me rivedeva la sua guida, forse più scattosa, perché ero anche figlia di mia madre, ma, comunque, piacevole. Io, tutto ciò, lo avevo sempre preso come un complimento.
Parcheggiammo ed andammo diretti in tribuna, al solito posto che occupavo. Quel posto che mi permetteva di essere più vicino a Mattia, che mi dava l'opportunità di dargli supporto, anche se non proprio in modo diretto.

Mancava meno di un'oretta al fischio d'inizio di Genoa - Roma. Perin era dentro gli spogliatoi, stava messaggiando con Giuditta. Gli aveva appena scritto: "Salita ora in macchina con papà non vedo l'ora che sia stasera."

Era concentrato nello scriverle una risposta, quando, si sentì chiamare; era Antonio, l'allenatore dei portieri.
"Mattia, Mattia... ma guardati! Sembri un cretino, sempre attaccato a quel belin di cellulare, sempre a inviarti messaggi con quella lì. Mattia, ti sei proprio rincoglionito. Anzi, ti ha rincoglionito. Apri gli occhi!"
"Ancora con la storia che mi sfrutta?" chiese Mattia;
"Ma, davvero, non ti sei accorto che ti usa solo per i tuoi soldi e per la tua fama?"
"Non è vero! Giuditta non è così!"
"Mattia, ascoltami. Di donne così ne ho viste a palate! Lavoro nel calcio da anni e difficilmente mi sbaglio su queste cose. Guarda che ha già trovato un piano alternativo quella.."
"E quale sarebbe questo piano?"
"Che, se non ci riuscirà con te, punterà su Sturaro."
"Cosa vorresti dire?" chiese il portiere incuriosito.
"Mattì, si vede lontano un chilometro che tra di loro c'è, o c'è stato, qualcosa. Li becco sempre parlare dopo gli allenamenti, mentre tu sei ancora sotto la doccia. Sai, si sorridono, scherzano. Sì, insomma, hanno molta confidenza."
"Stefano è un amico e lei è la mia ragazza; si conoscono ovviamente. Non significa che se due parlano hanno una relazione." disse prontamente Mattia, quasi cercasse una giustificazione per l'amico e la fidanzata.
"Mattia, vedila come vuoi ma, io ti consiglio di lasciarla o, se proprio non riesci, separa quei due!" disse, in conclusione, l'allenatore, andandosene.
Neanche a farlo a posta, entrò Stefano nello spogliatoio.
"Allora fratello, sei pronto per stasera? Ci divertiremo un mondo, le amiche di Giuditta sono uno spasso." disse l'amico, dando una pacca sulla spalla a Perin. Mattia annuì senza dire una parola.
Mancava poco al calcio d'inizio, ed il portiere cominciò ad essere preso dai dubbi, poco inerenti alla partita.
"Se Antonio avesse ragione?"

NdA: Vi è piaciuto il capitolo? Condividete il pensiero dell'allenatore? Ma soprattutto, Antonio ha davvero ragione? Grazie, Elenza :)

Sono sempre i sogni a dare forma al mondo - Elenza || PerinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora