1) La proposta

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Alexia aprì la porta di casa cercando di essere il più silenziosa possibile. Si tolse i tacchi alti lì all'ingresso per non fare rumore inutilmente e lanciò uno sguardo verso il salotto, dal quale proveniva la luce del televisore acceso, ma ad un volume praticamente inesistente. Allungò il collo un po' di più per capire di chi si trattasse, probabilmente suo padre.
«Anche se ogni volta dice che ti aspetterà sveglio, non ci riesce mai, lo sai.»
Alexia stava quasi per morire di infarto. Voltò la testa verso la scale e nella penombra si accorse di suo fratello Elaja, seduto sull'ultimo gradino della scala.
«Che fai ancora sveglio? Domani hai scuola.»
«Ti aspettavo.» rispose semplicemente il ragazzo più piccolo.
Alexia sospirò, prima di togliersi il giaccone e restare con quel vestito corto e molto stretto. «Quante volte ti ho detto che non c'è bisogno?» chiese, sedendosi accanto al quattordicenne. Elaja era il più piccolo in quella casa, ma anche quello che tentava di fare il più possibile per tutti. Cercava quasi di prendere il posto di loro padre o di compensare almeno ciò che l'adulto non riusciva a fare, come stare sveglio e aspettare che sua figlia rientrasse.
Alexia passò un braccio intorno alle spalle di suo fratello e con la mano gli accarezzò i capelli, rossi proprio come quelli suoi.
«Sei bellissima così, lo sai?»
Erano praticamente al buio, ma Elaja non lo rendeva un problema. Sua sorella era bellissima in ogni caso, quindi quel complimento non poteva essere più appropriato.
«Grazie, tesoro.» Alexia si sporse in avanti per baciare la tempia di suo fratello. «Kara dorme?» si informò poi, pensando al cattivo umore di sua sorella quando era andata via quel pomeriggio per lavorare.
«Dalle dieci almeno.»
«Sei riuscito a scoprire che cosa è successo?»
«Credo che Mason l'abbia lasciata.»
Alexia sospirò.
«Com'è andata la sfilata?»
«Bene.»
«Chi ti ha riportata?»
La ragazza quasi sollevò gli occhi al cielo. «Justin. È ora di andare a dormire, piccolo. Basta con le domande.»
«Non mi piace Justin» continuò Elaja, alzandosi in piedi proprio come la sorella, che sbuffò.
«Lo so che non ti piace. Adesso fila a dormire o domani non ti sveglierai mai.»
Mise le mani sulle sue spalle e lo sospinse verso il piano di sopra.
«E papà?» si fermò un attimo, preoccupato.
«Ci penso io a spedirlo a letto. Buonanotte, Elaja.»
«Notte, Ale.» ricambiò, dopo aver annuito rassegnato. Sparì al piano di sopra.
Alexia andò in salotto. Suo padre era seduto sul divano con la testa gettata all'indietro e gli occhi chiusi. Un leggero russare riempiva la stanza.
«Papà.» lo chiamò piano, mettendogli una mano sulla spalla.
I suoi occhi si aprirono praticamente subito. «Sei tornata.» disse quasi spaventato.
«Certo, papà. Come sempre.» Quelle parole abituali sulla bocca di Alexia, rassicurarono l'uomo più grande. «Andiamo a dormire, è tardi.» terminò e Dan non se lo fece ripetere due volte.
Quando Alexia mise piede nella sua stanza, subito si sedette sul letto, davvero stanca. Si spogliò con una flemma da far invidia ai bradipi e si distese sul letto. Avrebbe avuto bisogno di una doccia calda e di togliersi tutto il trucco dal viso, ma non ne aveva le forze. Madison, la sua truccatrice, le avrebbe fatto una strigliata enorme se lo avesse saputo. Ma erano le due di notte e il bagno era troppo lontano da lei.
Odiava le sfilate a quell'ora tarda, in luoghi che erano anche fuori Londra, ma da quando aveva compiuto diciotto anni ed era diventata una vera e propria professionista, quelle sfilate erano una ricorrenza.
Ricordava ancora quando Justin l'aveva fermata per la prima volta davanti scuola. Aveva solo sedici anni. L'uomo si era praticamente innamorato di lei e della sua grazia e si era fatto in quattro per diventare il suo manager e immetterla nel mondo della moda. Ad Alexia non era mai dispiaciuta quell'idea e per aiutare suo padre a portare un po' di soldi in più, non se lo fece ripetere due volte. Beh, ne aveva parlato con suo padre prima, ma adesso quella semplice proposta si era trasformata in tutta la sua vita lavorativa.
E capiva perfettamente perché suo fratello odiasse Justin. Aveva dodici anni in più di lei, ma continuava a provarci dalla prima volta che l'aveva vista. Non che ad Alexia importasse più di tanto. Per lei Justin era solo un suo superiore di lavoro.
Con quei pensieri, si addormentò quasi istantaneamente, non pensando alla figura impresentabile da mostro che avrebbe avuto il giorno dopo. Altro che modella!

La mattina seguente venne svegliata dal movimento in corridoio e si alzò, muovendosi a tentoni. Aveva bisogno di una doccia. Quando aprì la porta della camera, sua sorella si fermò uscendo dalla sua stanza con lo zaino in spalla e la guardò. «Oh mio dio! Sembri il pagliaccio dei film horror!» esclamò, liberando i capelli biondi incastrati sotto alla spallina dello zaino.
«Buongiorno anche a te.» borbottò Alexia, camminando verso il bagno. Aveva proprio bisogno di una doccia.
«Kara, la colazione è pronta!» Dan intanto stava urlando dal piano di sotto e ad Alexia ruggì lo stomaco al solo pensiero. Fu per quello che la sua doccia si era rivelata molto veloce, al contrario di quello che aveva preventivato. Quando scese al piano di sotto, con una coda alta a tenerle i capelli rossi, in cucina era rimasto solo suo padre.
«I ragazzi?»
«Sono andati via. E adesso devo andare anche io.» disse Dan, porgendogli la colazione. «Ah, tesoro. Tuo fratello mi ha chiesto di mettere a registrare quel programma sulla Formula 1 che faranno a pranzo, così da poterlo vedere stasera. Lo faresti per me?»
«Certo. Quindi stasera ci toccherà tutto il riepilogo della stagione scorsa?» gemette la ragazza, esasperata. Suo fratello era così fanatico della Formula 1, che li faceva uscire di testa. Non che gli altri componenti della famiglia disprezzassero ciò che Elaja definiva arte, ma c'era pur sempre un limite a tutto. Suo fratello di certo non ne aveva, quando si trattava di macchine e velocità.
«Sì e l'intro di tutti i team della nuova stagione. Tuo fratello ha esplicitamente detto che vuole insultare i commentatori che sparano stronzate.»
Alexia si mise a ridere e iniziò a mangiare la sua colazione.
«Buona giornata di ozio, tesoro.» disse suo padre, baciandole la testa, prima di sparire dalla cucina e fuori di casa per andare al lavoro.
Alexia continuò a masticare il suo cibo lentamente, sfogliando il giornale che suo padre aveva abbandonato sul tavolo.
Dopo qualche minuto di silenzio, il suo cellulare poggiato sul tavolo, prese a squillare.
Lo afferrò, chiedendosi chi la cercasse a quell'ora. «Pronto?»
«Buongiorno, la signorina Valery?»
«Sì, sono io. Con chi parlo?»
«Mi chiamo Julia Bridge. Lavoro per la Syco.»
Alexia collegò subito quel nome alla Formula 1, forse perché ne aveva appena parlato con suo padre. Ed effettivamente non capiva. «Vorrei farle una proposta che non può rifiutare.»

«Cosa?» Elaja stava praticamente urlando. Aveva messo subito in pausa il programma, guardando sua sorella dopo che lei aveva detto: «La Syco mi ha offerto un lavoro.»
«Non credo che accetterò.» disse Alexia, guardando il televisore, in pausa sulla schermata che mostrava tutti i piloti dei vari team della Formula 1 della nuova stagione.
«Ma non puoi non accettare! È la nostra passione più grande!»
Vero. Come dargli torto. Anche se avrebbe dovuto dire 'la mia passione più grande'.
«Ma amore, ci starò io su quella pista, non tu.»
Elaja si imbronciò, guardando di nuovo il televisore.
«Che dici della paga?» chiese suo padre, poggiato con le mani sullo schienale del divano.
«È anche maggiore di quella che ho adesso.»
Dan lanciò a sua figlia uno sguardo eloquente.
«Ma Justin non è entusiasta.» continuò. «E nemmeno io. Significa che dovrò stare mezza nuda su una pista...»
«Come se non lo facessi mai sulla passerella.» borbottò Kara.
«E tenere un dannato ombrellino sulla testa dei piloti! È un po' umiliante come lavoro. La perfetta oggettivazione della donna.»
«Non è così diverso da ciò che fai di solito, Ale. Ma ovviamente la scelta è tua. E devi fare ciò che senti.» terminò suo padre.
«Guarderai le gare di presenza, con le macchine che ti sfrecciano ad un palmo dal naso.» aggiunse Elaja, senza guardarla.
«Mi hanno offerto un contratto. Significa che mi toccherà seguirli in giro per il mondo e chissà quando potrò tornare a casa.»
«Melodrammatica.» disse Kara. «Posso andare io al tuo posto? Lavorerai a contatto con quel gran figo di Niall Horan!» esclamò la diciassettenne con entusiasmo, indicando il ragazzo sorridente sul televisore, accanto all'altro pilota della Syco.
E okay, era vero anche quello. Niall Horan era uno dei migliori piloti di Formula 1 che ci fossero in circolazione, giovane e con delle doti straordinarie. Suo fratello lo aveva sempre venerato quando stava sulla pista. Ma era anche vero che Niall Horan era conosciuto per essere il perfetto vip stupido e sbruffone e immaturo e montato e... Alexia non era affatto sicura del fatto che sarebbe riuscita a sopportarlo. L'idea di conoscerlo non era proprio delle migliori.
«Ti prego, ti prego, Ale. Ti prego!» disse Elaja, come se quella scelta potesse realizzare il suo sogno.
Alexia sospirò e guardò ad uno ad uno i componenti della sua famiglia.
«Ci penserò, d'accordo?» disse alla fine e un sorriso sorse sul viso di tutti. Perché conoscevano Alexia e sapevano perfettamente che quello sarebbe diventato presto un sì.

Ad Alta Velocità ||Niall Horan||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora