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Ljena

Sento le forze abbandonarmi, vedo aumentare la luce intorno a me. Sto impazzendo? All’ultimo secondo mi accorgo di stare generando un incantesimo, il mio inconscio lo sta facendo! Ma è possibile? Cerco di fermarlo, mi ucciderà, è troppo potente, non ce la faccio!
Santski, perdonami, penso
Poi una luce fortissima
Poi il buio
Poi di nuovo la luce
Sono in una stanza dove dei ragazzi seduti a dei banchi mi guardano attoniti, non ho tempo per pensarci,
mi giro, gli uomini del Clan stanno provando a seguirmi. Cerco di richiudere la finestra che involontariamente ho aperto fra due luoghi,
non posso lasciarli entrare! Con uno sforzo che mi lascia letteralmente senza fiato riesco nel mio intento, mi guardo intorno
quanta disperazione
quanta incompletezza!
Sono tutti mutilati qui,
non hanno il loro doppio
come è possibile? Come possono vivere senza una parte di loro?
Tutta questa sofferenza è troppo per me,
non ci capisco niente,
sono in trappola
giro su me stessa,
mi cedono le gambe
cado in avanti e svengo.

Santski

Provo a parlare con qualcuno del regno Mutaforma, non mi capiscono.
Non riesco a comunicare, non so dove sono
La verità mi sconvolge
Qui nessuno ha il proprio doppio? Come è possibile? Come si può vivere senza la parte più importante della propria anima? Come si fa a non sentirsi incompleti?
Gli umani camminano per strada, non si accorgono di niente
Sono tranquilli
Niente li tocca.
Sento il richiamo di Ljena. Volo da lei.

Francesco

Quella strana ragazza si risveglia, la professoressa l’ha afferrata prima che battesse la testa e l’ha adagiata a terra. Noi siamo ancora sconvolti, nessuno ha ancora detto una parola. La voce della ragazza ci coglie di sorpresa, rompe quel silenzio inquietante. “Chi siete voi? Dove sono?” Bianca Granati lancia un’occhiata spaventata tutt’intorno, risponde. “Sei nella 2L. Nel liceo di…” Non finisce la frase. La professoressa la interrompe: “E tu chi sei?” la ragazza risponde: “Sono Ljena. Dove sono? Dove sono!?” le sta venendo il panico, si capisce. Noi ammutoliamo, non sappiamo cosa voglia sentirsi dire. “Siete Mutilati? Dove sono i vostri doppi? Di quale elemento siete?” ma di che sta parlando? È impazzita? No, sembra serissima. Possibile che… ma insomma, questa situazione sta degenerando! Non ci capisco più niente! Di cosa sta parlando? Interviene sempre la professoressa, le parla gentilmente. Ha il tono che si userebbe con un pazzo. “Perché non ce lo dici tu?” Ljena, come ha detto che si chiama, inizia a parlare, seppur esitante: “Sono Ljena, del segno dell’aria. Apprendista consigliere nel seggio dei quattro elementi. Il Clan ci stava inseguendo, ha ucciso… non importa. Sono fuggita qui, non so come, con il mio doppio. È un corvo, si chiama Santski. Voi… non avete un doppio! Come potete vivere senza la parte più nascosta della vostra anima? Come potete non soffrire tanto?” sembra stare per svenire di nuovo. Si afferra la testa con le mani, poi dice con voce quasi inudibile: “Non avete idea di quello che vi ho appena detto, non è vero?” Zadini interviene, con la sua solita arroganza. Lo fulmino con lo sguardo, non se ne cura. Certe volte avrei proprio voglia di picchiarlo, è dal primo giorno di scuola che non ci sopportiamo, ma non mi conviene dato che ha un anno in più di me, fa pugilato ed è alto un metro e ottanta mentre io sono più basso di almeno dieci centimetri. “No, non ne abbiamo proprio idea. Ma sei impazzita? Da quale manicomio sei fuggita? Di che vai parlando, corvi, aria… gli animali non hanno nome, non appartengono a nessuno.” La ragazza lo fulmina con lo sguardo, vedo Zadini indietreggiare come colpito da una scarica elettrica. Ora lo uccide, penso, e sono il primo a sorprendermi per questo pensiero. Lei invece sibila solo, con voce molto pericolosa: “Santski non è un animale. È un Mutaforma. Mi appartiene così come può appartenermi il mio cuore, la mia anima. E io appartengo a lui. Se lo chiamo, lui verrà.” Poi sembra ergersi più alta di noi, quasi divina, regale, solleva le braccia sopra la testa e all’improvviso l’aria sembra frizzare, condensarsi in torno a lei. “Santski!” grida, o forse sarebbe meglio dire sibila, ha una voce così potente che non fa differenza. Un soffio di vento, ma è possibile?, spalanca la finestra, e un corvo entra in picchiata dentro la nostra classe, vola fino a Ljena, c’è un istante in cui si ferma sopra di lei spalancando le ali, e forse è solo un effetto ottico ma i due sembrano improvvisamente essere una cosa sola, un essere umanoide munito di possenti ali nere. Poi il corvo raggiunge terra, e si trasforma. Improvvisamente è un ragazzo, dai folti capelli neri e gli occhi così scuri, lucenti e duri da sembrare di ossidiana. Ha un profilo strano, con un lungo naso diritto che assomiglia ad un becco, anche dopo la trasformazione ha qualcosa di… non so… rapace. Continua a ricordare un corvo. Si inchina, ormai niente può più sorprendermi. “Santski, signori, per servirvi.” Dice con voce profonda, poi si posiziona accanto a Ljena. I due si lanciano un’occhiata di intesa, sembrano quasi comunicare. Poi lui dice: “Non possiamo restare.” A quel punto si ritrasforma in corvo, e quella strana ragazza anche, all’improvviso dove prima c’erano due umani ora ci sono due splendidi esemplari di uccelli, che spiccano il volo e spariscono fuori dalla finestra. Tutto questo è troppo. La professoressa emette un verso strozzato, poi sviene.

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