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Santski


Una voce mi sussurra nella testa: “Santski… Santski…” e non è Ljena. Sono ancora intontito dopo la botta in testa che mi ha tirato il mio vecchio migliore amico, e scivolo continuamente fra l’essere cosciente ed incosciente. “Santski… rispondi… il collegamento non reggerà a lungo…” beh, tanto vale dar retta alla voce. “Chi sei?” non riesco a capire da dove venga, se dalla mia testa o dal soffitto della stanza. “Sono la Luna, Santski…” la luna? Ok, devo essere senz’altro incosciente. “La luna? Ma com’è possibile?” “Sono Melinor. Lo spirito immortale della Luna, e dell’Aria.” “Lo spirito… ma da dove mi parli?” “Sono rinchiusa in un ospite… un ospite dormiente… molto lontano… lo sforzo di comunicare con te prosciuga quasi tutte le mie energie…” “Quale ospite? Perché parli a me?” la voce si fa più fievole, diventa più difficile distinguere le parole che dice. “Il tuo doppio aveva capito la strada… l’aveva intuita…” “Ljena? Sai dov’è? Con chi è? È viva?” “È viva… ha capito la risposta, ma non può usufruirne… e io sono troppo lontana per essere d’aiuto… riesco a comunicare con te solo perché i pensieri, quando si è in stato di incoscienza viaggiano sull’onda dell’aria meglio della stessa luce… cerca la risposta… cerca la forza!” “Non capisco! E Ljena dov’è? Cosa vuol dire che ha trovato la risposta?!” “Oh, ma tu sai già la risposta… è solo che non sai di saperla… i morti ti porteranno consiglio… e ora svegliati!” balzo a sedere con un sussulto, completamente sveglio. La porta si sta aprendo. Ne entra Morglock, seguito da due guardie. “Sono passate quarantott’ore. Quel’è la tua risposta?” Terrore ringhia. “No.” Dico, con voce ferma. “Lo sospettavo” dice, con un sorriso sulle labbra. “Andiamo, allora? È ora di morire!”

Mi scorta fuori, attraverso i corridoi che ho percorso fuggendo. Questa volta ci sono molte guardie in giro, e tutte mi sbeffeggiano vedendomi lì legato, scortato al patibolo. Mi sento sconfitto. Forse è questo che aveva voluto dire la voce? Che sarei morto fra poco? Grazie tante, voce. Evviva l’utilità. Mi impongo di piantarla con questi pensieri. La colpa non è della voce, è mia che prima mi sono fatto catturare come uno stupido, poi ho esitato troppo a fuggire, come uno stupido, poi sono caduto in mille trappole, come uno stupido, e, per aggiungere la ciliegina sulla torta, non sono neanche riuscito a fuggire. Proprio come uno stupido. Stupido, stupido, infinite volte stupido. E come se non bastasse sto conducendo alla morte anche Ljena. Ce lo siamo detti più volte, e ora so che è perfettamente vero. Se io morissi, lei non mi sopravviverebbe. No, questo non posso accettarlo. Tutto ma non questo. Tiro una spallata a Morglock, che non se lo aspetta, e mi lascia andare mentre cade a terra con un verso di disappunto. Mi lancio giù per il corridoio sapendo di avere pochissimo tempo a disposizione, e infatti pochi secondi dopo un blocco di pietra mi appare davanti dal nulla, sbarrandomi il passaggio. Non perdo tempo e senza neanche pensare con uno scoppio d’aria lo mando in frantumi. Creo poi uno scudo in modo che i frammenti non mi piovano addosso, tutto questo continuando a correre. Il potere dell’aria, che prima era come svanito in me, è tornato più forte di prima. Avevo dato per scontato di non riuscire più a fare magie perché Ljena era lontana, forse invece era il mio stesso senso di sconfitta. O magari… un colpo alla schiena, fortissimo, interrompe i miei pensieri. Boccheggio in cerca d’aria, mentre crollo sulle ginocchia. Emetto un verso strozzato. Ma cos’è che mi ha colpito? Poi vedo Morglock avvicinarsi a me, più furente che mai, la mano sinistra ancora avvolta da un crepitante scudo di energia viola. “Non provare a scappare. Mai più” sibila. Non rispondo, un po’ perché sono ancora senza fiato, un po’ perché dopo il pensiero che mi è venuto non riesco a pensare ad altro. Accorrono due guardie, che mi sollevano in malo modo e mi scortano fuori. Morglock e Terrore ci precedono. Finalmente, dopo un tempo che mi pare interminabile, arriviamo al portone principale, quello che porta al cortile. Questa volta è aperto, e fuori è radunato un gran numero di gente, disposta in cerchio. Mi guardo intorno, vedo un’enorme catasta di rami secchi e tronchi bene in vista. Una pira. Allora è questo che vogliono fare: vogliono bruciarmi. Stranamente questa considerazione non ha su di me alcun effetto. Sono apatico, freddo, come se tutto ciò non mi riguardasse. Osservo i volti della folla, ci sarà l’intera San Pietroburgo, se non di più. Ci saranno tantissimi rappresentanti di tutte le nazioni. Alcuni sono bambini, molto piccoli anche. Alcuni volti esprimono disperazione, altri trionfo, altri ancora paura. C’è chi prova pena, chi sembra stia per vomitare. Chi piange in silenzio, chi singhiozza, chi trema. Anche chi sorride con gioia. Chi sembra voglia solo andarsene a casa, chi prova rabbia, chi vorrebbe mettersi ad urlare. Certa gente ha paura per me, altri di me. Una ragazza giovane si distacca dalla folla, si fa avanti, una mano la afferra ma lei se ne libera. “Non mollare!” urla, prima che una freccia la trafigga. Strabuzza gli occhi, la bocca le si riempie di sangue, poi cade a terra. La sua immagine tremola, si trasforma in una gazzella negli ultimi sussulti della vita, poi rimane immobile. Morta. Un uomo emette un rantolo strozzato in mezzo alla folla, poi cade anche lui. Guardo in alto, molti arcieri sono appostati sui tetti, è così che tengono in sacco la folla. Qualsiasi atto di ribellione verrà pagato così, capisco. La gente si ritrae, spaventata. “Popolo.” Esordisce Morglock. La sua voce è amplificata mille volte. “Oggi vedrete cosa succede ai traditori. Costui è il peggiore dei traditori, e oggi il suo corpo brucerà fra le fiamme, in modo che voi tutti vediate cosa succede a chi prova ad opporsi a me. Il più forte dei dominatori dell’aria, diceva di essere. Oggi voi tutti avrete la dimostrazione che anche i più forti contro di me non hanno speranza. Perché sono io il più forte. E nessuno può permettersi di sfidarmi.” Ed è in questo momento che i miei peggiori timori hanno conferma: i miei poteri dell’aria non sono tornati perché stavo fuggendo, o che so io. Sono tornati perché sono più vicino a Ljena. È lì, in mezzo alla folla. Che mi guarda. “Vattene! Scappa!” le urlo nella mente. Subito lei mi risponde, segno che non mi sono sbagliato, è proprio lei. Dopotutto come avrei potuto sbagliarmi? “Io non ti lascio!” grida, con veemenza. “Vattene via! Sei impazzita?! Scappa, fuggi, vedi di trovarti il più lontano possibile da qui!” “Non me ne vado senza di te!” “Scema che non sei altro, scappa che forse ce la fai a sopravvivere!” “Io non voglio sopravviverti! Non me ne vado!” sto per ribattere qualcosa, la conosco e so che non mi ascolterà mai, ma non posso fare a meno di urlarle di fuggire, di andarsene, di cercare in tutti i modi di rimanere viva. Vorrei avere più tempo, ma Morglock riprende a parlare. “C’è qualcuno che si oppone?” è in questo momento che, nel silenzio generale, la folla si apre in due ali, rivelando Ljena. “Scappa! Ce la puoi ancora fare!” urlo ancora, ma lei non mi risponde neanche. Avanza lenta, come se non avesse paura. “Io mi oppongo.” Dice calma, prima che mille soldati si lancino su di lei.

Francesco


La folla si apre in due ali. “Io mi oppongo.” Dice Ljena, e in un secondo tutte le guardie le sono addosso. Lei non se ne cura, loro non riescono neanche ad avvicinarsi a lei, sono respinte da una sorta di vento magico. Neanche io riesco a muovermi. “No” sussurro con voce roca. Mi sembra di essere ubriaco, di avere la febbre. Provo a muovermi verso di lei, per afferrarla, tirarla indietro, non era così che le cose dovevano andare. “No” provo a ripetere, ma la voce non mi esce. Il mondo gira attorno a me, diventa sempre più rosso. Sembra che stia bruciando in un enorme rogo. No. Sono io che brucio, mi accorgo con stupore. Ma Ljena avanza calma, fino a quando non si trova faccia a faccia con Morglock. Vederlo dal vivo, sentirlo parlare, è ancora più spaventoso che sentirlo raccontare. Lei invece sembra calmissima, fa cessare il vento. Non si sente una mosca. “Ljena.” Dice Morglock. “Morglock.” Dice Ljena. Ad un gesto del loro capo tutte le guardie si lanciano su di lei, che non tenta di fermarle. Resta lì, immobile, a farsi catturare. I suoi occhi non lasciano un secondo quelli di Morglock, tranne un attimo, in cui guarda Santski e subito distoglie lo sguardo. Non posso guardare un secondo di più, devo fare qualcosa. “LJENA!” urlo, o cerco di urlare, prima di lanciarmi in avanti. Tutta la folla si gira a guardarmi, anche Ljena, anche Santski, anche Morglock. Un’infinità di soldati si lanciano su di me, ma prima che possano fare qualcosa la folla si richiude davanti a me, respingendole. Cerco di correre, barcollando con la mente annebbiata, ma inciampo in qualcosa: è la zampa di una gazzella morta, quella che aveva dimostrato la sua lealtà a Santski. Prima di cadere a terra, sento qualcuno, o qualcosa afferrarmi un piede e tirarmi giù. Ma giù dove? Non è possibile. Avrei dovuto schiantarmi al suolo. Cado su un freddo pavimento di pietra, battendo la testa. Mille puntini colorati mi danzano davanti agli occhi. “Sta’ giù” intima una voce profonda. Provo a guardare a chi appartiene, ma mi si sta oscurando la vista. La botta che ho preso era decisamente forte. “Non muoverti, ci pensiamo noi” dice un’altra voce più gentile. Come se potessi muovermi, penso confusamente, prima di scivolare lentamente nell’oblio.

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