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Santski

Finalmente rinvengo. Non so che ora sia, ma intorno a me è buio. Non sto più male. Questo può significare solo che… Ljena! È venuta qui! Ma che fa, perché è venuta? Stare qua è pericoloso. Deve subito andarsene. Provo a comunicare con lei, ma non ci riesco. Non ci riesco! Non riesco ad avvisarla del pericolo! Non riesco a percepirla, ma questo non è possibile. Provo di nuovo a contattarla. Inutile. Lo sforzo mi fa solo venire il mal di testa, e inizia a colarmi sangue dal naso. Capisco solo ora di essere in forma umana. Provo a sedermi, strano, non sono legato, né ammanettato. Sono libero. Mi guardo intorno, ora riesco a vedere qualcosa: sono in una strana stanza rotonda, con una porta in acciaio. Le pareti, il pavimento e il soffitto sono freddi, e verdi. Giada. Sono rinchiuso in una prigione di giada. Ora capisco: la giada è un materiale che impedisce la magia, che la ostacola. Ecco perché non sono legato. Ed ecco anche perché non riesco a comunicare con Ljena. Maledetti! Provo a trasformarmi, e ci riesco. Dopotutto questa non è magia, fa parte dell’essere me. Svolazzo un po’ per la prigione, cercando possibili vie d’uscita. Figurarsi, questa prigione è ermetica. Gracchio sconsolato, ritornando a terra. Cerco di fare ordine nei miei pensieri. Non ricordo quasi niente… stavo volando in perlustrazione. Poi… ho trovato una finestra che collegava due mondi ancora aperta. Poi… solo buio. E dolore. Perché è così difficile ricordare? Ritorno in forma umana, mi prendo la testa fra le mani. Sfiorandomi il collo sento dolore, e allora ricordo: Terrore. Il suo nome gli si addice, penso sarcasticamente, in un modo che si addice più a Freston che a me. Lui era molto sarcastico. Quasi impossibile da prendere sul serio. A volte era così irritante, ma mi faceva sempre ridere. Sento un rumore di passi. Terrorizzato riprendo la mia forma animale e volo in alto, mentre un’enorme chiave gira nell’enorme e complessa serratura della porta, che gira silenziosamente sui cardini. Entra un uomo alto, muscoloso. Indossa una maschera. “Qui non c’è nessuno” dice con voce bassa e soffocata. “Non parlare, schiavo. So bene chi c’è qua dentro. E dove si nasconde. Ora lasciaci soli.” Quella voce conosciuta mi fa rabbrividire: Morglock. Entra nel mio campo visivo, accompagnato da Terrore. È identico a come lo ricordavo. Anche la sua voce è identica, solo più fredda, crudele. Questo mi fa provare una decina di sentimenti confusi tutti insieme: paura, rabbia, tristezza, sorpresa, malinconia per quel che era e che non è più, e ancora rabbia per ciò che ha fatto. Lo schiavo si inchina ed esce dalla prigione, richiudendosi la porta alle spalle. Mi do mentalmente dello stupido: avrei potuto volare fuori, ma la vista del mio vecchio amico mi ha inchiodato sul posto. Morglock fissa i suoi occhi nerissimi esattamente nel luogo in cui mi trovo. “Scendi, Santski. Voglio parlare con te… da persone civili.” Scendo in picchiata, cerco di ferirlo con gli artigli, ma lui evoca dal nulla uno scudo aria compressa che mi respinge, facendomi cadere a terra. In un attimo Terrore è sopra di me e con una zampa mi tiene inchiodato a terra. Non è magia della terra, penso confusamente. “Buono, Terrore. Puoi lasciarlo. Sono certo che il nostro amico non ci farà più del male. Vero Santski?” gracchio un insulto come risposta, e sembra che lui possa capirmi. Sembra quasi che io lo diverta. “Caro, carissimo Santski. Quanto tempo, non è vero? È dura perdere gli amici per tutto questo tempo… quasi più duro che perdere un amore. Non credi?” lo odio, lo odio, lo odio, dio quanto lo odio. “Vorrei parlare con te. E per questo gradirei che ti ritrasformassi.” Non ubbidisco all’ordine. “Ma così mi costringi alla violenza!” sembra seriamente dispiaciuto. Pronuncia un comando e mi sento bruciare in tutto il corpo… fino a quando non mi ritrasformo. Ma come ha fatto? “Ciao, Morglock. Quanto tempo, eh?” provo a dire con aria di sfida. Lui mi guarda come se mi compatisse. “Mi rincresce, sai, averti separato da Ljena. So cosa si prova. Ma, vedi, era necessario.” Nonostante tutto sono curioso. E lui lo sa. “Necessario per cosa?” “Per attirarla qui. Vedi, lei mi serve. Così come mi servi tu. Ma da soli siete incompleti. Siete sempre stati così uniti! So che lei cercherà di riprenderti.” “Non è una stupida. Sa quanto è pericoloso. Non verrà.” Cerco disperatamente di mentire per proteggerla, sono maledettamente impotente. “Oh, so che non è una stupida. Ma nemmeno una codarda. E senza di te non può vivere, lei lo sa. E verrà. È già qui. E non è sola.” Francesco! C’è anche lui! Perché, perché, perché? Li ho messi in pericolo entrambi! Morglock sembra sapere cosa provo, forse lo legge sul mio viso, e ride. Anche Terrore ringhia divertito. Mi rendo conto che non l’ho mai visto come umano. “Non può sapere dove sono. Non verrà. Se potessimo ancora comunicare, forse lo saprebbe.” Spero che il mio bluff abbia successo, ma ovviamente non è così. “Sai dove siamo?” nego. “Siamo nella tua amata città, San Pietroburgo.” San Pietroburgo? Non è possibile! Allora dobbiamo per forza essere rinchiusi… “Nelle Torri Verdi. Sì, è così.” Ma… sono costruzioni chiuse. Nessuno può entrarci. Sono solo enormi blocchi gemelli di giada verde… “Oh, vedo che inizi a capire le opere di ristrutturazione che ho apportato al mio nuovo impero. Si… sono l’imperatore ora. E i miei fedeli Tredici del Clan del Lupo sono i miei primi luogotenenti. Niente più consiglieri dei quattro elementi, ormai.” Odierei pregarlo. Odio lui, odio trovarmi in questa situazione. Quindi, tanto vale fare qualcosa che odio. “Ti prego, fammi parlare con lei.” Lo supplico. Lui ride, un riso freddo, crudele. “Oh, non credo proprio. Anzi, proprio ora ha fatto scattare i miei allarmi a Ottawa. La prenderemo presto. Piuttosto, ho un’offerta per voi due. Inizio a farla a te: hai l’opportunità di vivere solo se ti unirai a me. Sì, hai capito bene: ti voglio al mio fianco. Vi voglio al mio fianco. Inizia a pensarci su, se accetterai Ljena accetterà. Se rifiuterai… beh, ti uccideremo. E non credo che lei sopravvivrà. Rifletti bene su questa scelta. Potrebbe essere l’ultima. Hai quarantott’ore.” E se ne va, esce dalla mia prigione, lasciandomi lì solo e disperato a riflettere su cosa ho combinato.

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