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Santski

Francesco si alza, non ha più motivo di rimanere. E poi si è fatto tardi. Lo guardo allontanarsi, poi lo seguo. Ljena ha bisogno di restare sola. Camminiamo in silenzio per qualche minuto. “Grazie” dice poi. “Per avermi risposto, intendo.” Faccio una smorfia, un mezzo sorriso. “Grazie a te. Per aver chiesto.” Farfuglia qualcosa. “Cosa?” “Ho detto che mi dispiace” ripete, un po’ più ad alta voce. Faccio un gesto noncurante con la mano. “Sai, non ho mai capito questa abitudine degli umani di scusarsi per cose di cui non hanno colpa. Noi uccelli siamo più cinici, più obbiettivi.” E non so se sia un bene o un male, francamente. “Non ho chiesto scusa! Ho detto che mi dispiace, è diverso. Vuol dire che… sono partecipe al vostro dolore, vi sono vicino, cose simili.” Sorrido. “Sì, capisco. Ci ha fatto bene parlare di quello che è successo, anche se non sembra. Fino ad ora non avevamo ancora affrontato la questione.” “E cosa pensate di fare adesso?” “Non lo sappiamo… la scelta più giusta sarebbe tornare indietro, sfidare Morglock e magari batterlo anche. Ma come facciamo a tornare indietro? Siamo così sicuri di poterlo battere? Di volerlo battere?” “Dovreste tornare indietro. Fargliela pagare per tutto quello che ha fatto.” Non commento. Gli chiedo, invece: “Ljena lo ama ancora, non è vero?” sembra sorpreso da quella domanda. “Io, cioè… perché lo chiedi a me? Tu dovresti saperlo meglio” faccio una smorfia: “Io? Ma va… quella è una zona della sua mente incomprensibile per me, e credo anche per lei. E poi io sono troppo coinvolto nella faccenda per poter giudicare. Insomma, tu che dici?” “Io… sì, credo di si” “Vero? Lo penso anche io. Sembra quasi che voglia perdonarlo” “Che voglia giustificarlo” “Già… questo rende tutto più difficile, vero?” “Vero… ma senti, ti posso fare una domanda?” ho paura. “Sì, fai pure.” Ho paura. “Ljena e Morglock stavano insieme. Significa che anche tu e Ramsey…” non conclude la domanda, ma ho capito cosa intende. Giro di scatto la testa, come colpito da uno schiaffo. Non lo guardo negli occhi. Sento, però, che nei miei stanno nascendo nuove lacrime. Ramsey… a volte sogno ancora la sua morte. E odio Morglock, per averla sostituita. Per averla dimenticata. Io non potrei mai. Ecco, l’ho detto. Lo odio, lo odio, lo odio. “È morta, ormai, no? Quindi cosa importa?” rispondo con rabbia. Non era quello che volevo dire. “Scusa. Non avrei dovuto” provo a rimediare. “Non importa.” Dice lui. È imbarazzato. Si ferma un attimo sovrappensiero. “Ora devo andare però. Si è fatto tardi. E devo anche cercare una scusa per non essere andato a scuola…” sogghigno, divertito. “Oh, ma non fa niente! Siamo riusciti a far dimenticare ad una classe intera un evento grande come la nostra comparsa, credi che sarà difficile far dimenticare ad un po’ di persone la tua assenza?” fa una faccia troppo buffa, sbalordita, poi scoppia a ridere e si allontana. Lo guardo da dietro, ridendo anche io. A metà strada si gira e mi saluta.

Francesco


Nessuno si è accorto della mia assenza. Come se non fosse mai avvenuta.
Sono passati due giorni da quando ho incontrato Ljena e Santski nel bosco.
Ieri ho provato a disegnare una ragazza con le ali, ali di corvo. Giulia Canitori ha guardato il disegno impensierita, poi ha scosso le spalle e si è voltata.

Ljena


Santski vuole tornare indietro e combattere contro Morglock. Io no. È l’unica cosa sulla quale siamo mai stati in disaccordo, credo. “Non possiamo lasciarlo andare così. Lasciare che continui a uccidere.” Sta cercando di persuadermi. “Santski, cerca di capire, non è in lui! Prima o poi tornerà in sé, lo so. E in ogni caso non possiamo ucciderlo.” “Sì, certo, prima o poi tornerà in sé, capita sempre. Come quando ha ucciso l’imperatore, o Din e Sylvia, o Giada e Swan. Come quando ha catturato Sorian e Freston, si capiva proprio che stava per tornare in sé. Apri gli occhi, Ljena! Non gli è bastato un anno. Quanto tempo dobbiamo ancora aspettare? Un mese, un giorno, un altro anno? Due, tre? E nel frattempo lui cosa farà? Continuerà ad uccidere!” “Sono certa che non è lui a compiere quelle stragi. È impazzito, ma si riprenderà. Potremmo aiutarlo noi, se solo ci mettessimo di impegno” “Sì, certo, scommetto che la pensa anche lui così. Come quando ha ordinato di catturarci, voleva sicuramente che lo aiutassimo. Non voleva mica ucciderci, certo che no.” “Non puoi saperlo.” “Beh, una cosa la so di sicuro: tu sei così ansiosa di tornare da lui, di perdonarlo. Io no. Non da quando è morta Ramsey.” Posso chiaramente percepire il dolore nella sua voce ogni volta che pronuncia quel nome. “Anzi, se… se lei fosse morta e basta, avrei potuto perdonarlo. Ma lui l’ha sostituita, si è creato un altro doppio. No, questo non posso perdonarlo, mi dispiace.” Mi avvicino a lui. Non ho praticamente mai visto Santski piangere, salvo alcune rarissime occasioni. Non piange quasi mai. Non ha pianto quando sono morti Giada, Swan, Sylvia e Din. È riuscito a non piangere quando hanno preso Sorian e Freston. Neanche tempo dopo, ripensandoci. E so che ci ripensa spesso a loro. Si arrabbia, certo, si intristisce, prova dolore. Ma non piange mai. Riesce sempre a non dare a vedere il suo dolore. Tranne pochissime volte, in cui neanche lui ce la fa. Tipo quando è morta Ramsey. Quando ha sentito il grido di Morglock e si è reso conto che era morta, e quella notte, in segreto. La notte del suo funerale. Alcune notti, quando ci ripensa. E adesso. Ora sta piangendo. Mi avvicino a lui. “Non posso ucciderlo.” Sussurro. Lui annuisce. “Ma dobbiamo fermarlo. Non possiamo lasciare che continui ad uccidere.” “Dobbiamo aiutarlo. Cosa faresti tu, se io morissi?” “Probabilmente morirei anche io. Non vorrei sopravviverti. Lui è sopravvissuto a Ramsey, e ora noi dobbiamo fermarlo. Siamo gli unici in grado. Fallo per Din. Per Sylvia. Per Giada. Per Swan. Per Sorian. Per Freston. Per tutti gli altri. Ti prego, non posso immaginare cosa sia per te tutto questo. Ma so che quando ci troveremo davanti a lui, io vorrò solo batterlo, e lo farò per me stesso. E per Ramsey. Ma se tu non vuoi farlo per te, almeno fallo per tutti gli altri. Aiutami, ti prego. Aiuta il mondo.” Inizio a piangere anche io, e lui piange senza accennare a fermarsi, e allora ci abbracciamo e piangiamo un po’ insieme, e sembra quasi che le lacrime siano finite ma poi riprendono più forti di prima, e allora restiamo in questo bosco così lontano da tutto ciò che conosciamo a piangere abbracciati, a riflettere sulle scelte che dobbiamo fare, fino a che i nostri dolori sembrano mischiarsi e confondersi, e allora riusciamo a consolarci e a capirci, e per un po’ il dolore sembra meno forte.

Santski

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