Francesco
Mi sento in colpa verso Han, l’ho trattato malissimo e neanche è colpa sua. Vorrei rimediare. Sono andato a zonzo per un po’ sperando di incontrarlo, ovviamente non l’ho nemmeno incrociato. È passata una giornata dal famoso litigio, non ho più visto né il Capo, né Alia né Han. Ho incrociato soltanto Alfa ad un certo punto, che mi ha guardato con disapprovazione. Sono riuscito a farmi guardare male da un cervo, penso, e il pensiero mi fa stranamente ridere. Guardo l’ora sul grande orologio che troneggia sulla parete di fronte a me, sono quasi le sei e alle sei io dovrei essere nella sala del trono, Krussan vuole parlare con me e con i capitani dei plotoni prima di cena. Mi avvio. Arrivato al muro-radar, così ho deciso di soprannominarlo, ci poso una mano sopra e la familiare sensazione sgradevole di un occhio che mi scruta si presenta, poi il muro svanisce e io entro. Non sono ancora arrivati tutti, e Krussan mi invita con una mano a sedermi di fianco a Syflix e al suo doppio, Gertrude, in forma umana. Poco dopo arrivano tutti gli altri, e prendono posto. Alia non mi guarda nemmeno in faccia, si siede il più possibile lontano da me, e noto che Krussan osserva la scena divertito. Noto che questa volta ci sono molte più persone, dopo un attimo di tempo mi accorgo che è perché tutti i doppi sono in forma umana. Fino ad ora avevo visto solo Evy e Alfa, e intravisto Roxy. Non avevo mai visto né Gertrude, con due occhi scuri penetranti, né Yor, dall’aspetto inquietante quasi quanto Fedor, anche lui col viso segnato da parecchie cicatrici. “Vedo ci siamo tutti e otto” esordisce Krussan. Noi annuiamo. “Il giorno della guerra si avvicina. Se ciò che dice Alia è esatto, mancano circa cinque giorni. Le Vespe non hanno rilevato nessun movimento insolito nei pressi della reggia?” “No” risponde Gen “Neanche negli altri paesi. Ho sparpagliato le mie spie per quasi tutto il mondo, ma non abbiamo rilevato nessun movimento sospetto.” “Molo bene. C’è da supporre che le nostre supposizioni siano esatte, allora. Ho elaborato un piano, una disposizione dei plotoni. Però prima, qualcuno ha domande?” passa un secondo di silenzio, poi Roxy mi scruta con i suoi occhi azzurri e chiede: “Perché lui è qui? È solo un soldato semplice.” Arrossisco: in effetti ha ragione. “Perché lui è la parte più importante del piano” dice semplicemente il Capo. “Altre domande?” prende la parola Fedor, con la sua voce burbera: “A che rapporto sono il numero dei nostri uomini con quelli dell’impero?” Krussan stringe le labbra: “Circa uno a sette, se si contano solo i soldati più fedeli, quelli che vivono nella città imperiale più alcuni altri delle città vicine. Se il nostro piano non funziona… non so. Anche uno a duecento, possibile. È per questo che abbiamo bisogno di una strategia perfetta, come una danza, dove ogni passo è calcolato e misurato: non possiamo permetterci errori di nessun tipo. Allora… il mio piano consiste in un diversivo. Quando Ljena e Santski verranno portati fuori, al patibolo, per essere uccisi, qualcuno si farà avanti per sfidarlo. Dev’essere qualcuno di credibile, qualcuno che conosca Ljena o Santski abbastanza bene da permettersi questa mossa, ma allo stesso tempo qualcuno di abbastanza importante per poter essere processato di fronte a tutti, con Ljena e Santski, immediatamente. Se sarà qualcuno di diciamo normale verrà ucciso così, su due piedi. Ho pensato a te, Francesco.” Io? Ma se a malapena so combattere! Farei di sicuro un gran disastro, e poi… “Perché non tu? Cioè, voglio dire, non ti sto offrendo come cavia. Ma tu sei suo fratello, ti dovrebbe conoscere più di me. Magari neanche sa chi sono.” “Già, hai ragione, ma io sono fin troppo importante, senza offesa. Vedi, io sono il Capo dei Ribelli. Se venissi catturato il mio processo verrebbe rimandato, non si potrebbero permettere di uccidermi così senza prima aver cercato di carpirmi qualche informazione sui Ribelli. E poi sono il capitano del Plotone nord, non c’è tempo di sceglierne un altro. Ci stai?” annuisco. “Bene. Non appena sarai in gabbia, perché sono abbastanza sicuro che vi metteranno in una gabbia, dovrai cercare di aprire la mente il più possibile. È difficile da spiegare così su due piedi, ma non appena sentirai delle voci nella tua testa cerca di metterti in contatto con loro: saranno cinque fra i maghi della terra e del fuoco più potenti dei Ribelli. Ti useranno come strumento per incanalare il potere che vorranno sprigionare. Perché quando Morglock meno se lo aspetterà si scatenerà un’enorme esplosione, della quale tu sarai il fulcro. L’esplosione non ti ucciderà, farà sì però che la gabbia nella quale sarete racchiusi te, Ljena e Santski esploderà dandovi modo di uscire. Libereremo quei due. Nel frattempo, durante quella frazione di secondo che impiegheranno le guardie a riprendersi, tutti gli altri maghi dei Ribelli opereranno in sincronia per fare in modo di chiudere la città di San Pietroburgo in una specie di bolla chiusa, per cui nessuno potrà teletrasportarcisi dentro. Il numero dei soldati dell’imperatore sarà così notevolmente ristretto. A questo punto partirà la carica dei Mutaforma: tutti i doppi dei maghi usciranno dai nascondigli nei quali saranno, e attaccheranno le guardie dando così qualche secondo ai loro doppi per riprendersi dalla portata della magia. Caricherà per primo il plotone est, seguito da quello nord, poi da quello sud e da quello ovest. Poi usciranno allo scoperto Vespe e Guaritori. L’imperatore non si aspetta che combatteranno anche loro. Dopo, e solo allora, i maghi inizieranno a combattere. Li coglieremo di sorpresa. Dopodiché si scatenerà l’inferno.” Krussan sorride malignamente, con una luce folle negli occhi, da esaltato. Crede profondamente nel suo piano, e anche io. Mi sembra perfetto. In quel momento un ragazzo giovane entra in volata nella stanza, gridando: “Capitano! Novità!” stranamente è Gen che si alza per accoglierlo. Il giovane le sussurra qualcosa all’orecchio, poi non appena la ragazza lo congeda con un cenno della mano fa un inchino frettoloso e se ne va, trasformandosi in una lepre. Gen torna a sedersi con noi. “La mia spia dice che secondo alcune informazioni raccolte possiamo affermare con certezza che il processo si svolgerà fuori città, all’aperto.” Krussan annuisce poi traccia alcuni segni a matita su una specie di mappa che ha con sé. “Bene. Questo non cambia i nostri piani, solo dobbiamo cambiare qualche posizione.” Alfa prende la parola, mostrandoci la mappa: “I cinque maghi responsabili dell’esplosione si nasconderanno con i loro doppi qui, sui tetti del dormitorio delle guardie che fanno la ronda all’ingresso, vicino alle mura. Saranno così abbastanza vicini da poter instaurare un contatto mentale ottimale. Il plotone sud starà qui, nascosto poco dietro questo avvallamento del terreno. Sono in pochi, dovrebbero starci. Il plotone nord starà nel bosco. Prenderà così le guardie frontalmente. Il plotone est e quello ovest staranno al capo opposto di quello sud. I Guaritori si sistemeranno entro le mura della città, che sarà deserta. Le spie sottoterra, vicino all’uscita della Roccaforte che dà sulla città. Francesco, tu starai in mezzo alla folla, ti confonderai con il pubblico insieme ad altri pochi soldati scelti. Intesi?” annuiamo. Questo compito mi fa paura ma non posso fare a meno di provare anche un brivido di eccitazione. Quasi non sento mentre i vari capitani discutono sulle tecniche da usare, le armi da portare, gli schemi da seguire. Ho come una sensazione di vuoto alla bocca dello stomaco, come quando sei in cima alle montagne russe un secondo prima di cadere nel vuoto, e vorresti scendere ma allo stesso tempo desideri fare il giro della morte, e mi accorgo leggermente in ritardo che tutti mi stanno fissando in silenzio come in attesa di una risposta. “Sì, sono d’accordo anche io. Assolutamente.” Dico, cercando di fare la faccia intelligente di chi ha seguito tutto il discorso. Non mi riesce bene. “Sei d’accordo anche sull’uso delle moffette esplosive?” chiede Syflix con un sopracciglio leggermente alzato “Sì, ovvio… aspetta, cosa? Moffette esplosive? Ma che razza di roba è?” “Non lo so. Me la sono inventata sul momento” replica la donna con un’alzata di spalle, uno scintillio negli occhi grigi. Alfa ridacchia e mi aggiorna: “Dicevamo che ovviamente tu sarai armato, non possiamo lasciarti così scoperto. Ma porterai un’armatura leggerissima da nascondere sotto i vestiti, e poche armi. Va bene?” “Va bene.” “Ti doteremo di tutte le armi necessarie.” Annuisco. Gli altri discutono un altro po’ di strategie delle quali io non capisco niente, così assorti che sembrano non accorgersi di quello che succede intorno. “Domani comunicheremo i piani all’intero corpo dei Ribelli. Fra poco comunicherò con i maghi scelti per provocare l’esplosione. Ci sono obiezioni?” nessuno ne fa. “Bene. Dichiaro il consiglio di guerra aggiornato.” Krussan batte le mani e noi ci alziamo, uscendo dalla sala del trono. Mentre mi avvio verso la mensa vengo raggiunto da Han, con Evy sulla spalla. “Senti, mi dispiace.” Inizia lui. Scaccio le sue preoccupazioni con un gesto nella mano. “No, non importa. Sono io che mi devo scusare, mi sono comportato in un modo orribile. E neanche era colpa tua, poi.” “Sì, beh, posso capirti. Non me la sono presa più di tanto.” Sorride in modo spensierato, e senza neanche accorgermene rispondo al sorriso. “Sei ancora deciso a voler entrare nel mio plotone?” “Certo.” “Allora bene. Il Capo mi ha detto che stai iniziando a combattere in modo accettabile, che detto da lui è davvero un complimento.” “Ah. Bene. Perché a me non sembra di essere tutto sto granché, in realtà. Il Capo mi batte sempre con facilità” Han imbocca un corridoio sulla destra, e io lo seguo. “Il Capo batte con facilità chiunque, puoi starne certo. Quello che riesce a fare con una qualsiasi arma è fenomenale.” “E chi gli ha insegnato a combattere così?” chiedo interessato. Han ci pensa un attimo: “Nessuno, credo. Ha imparato da solo. Pare che sia stato trovato dai Ribelli quando si erano appena formati, quando c’era ancora il vecchio Capo. Ed era già bravissimo a combattere, anche se non era mai stato in battaglia prima d’ora. Gli viene naturale, quasi come respirare.” “Lo ammiri molto, vero?” “Certo che sì. Ovviamente lo rispetto perché dopotutto è il mio capo, ma lo ammirerei anche se non lo fosse. Io penso che il posto da Capo se lo sia proprio meritato, ci ha messo l’anima per questa causa. Probabilmente tu non lo sai, ma quando morì il Capo che c’era prima di lui nessuno sapeva cosa fare. I Ribelli si stavano sfaldando, stavano perdendo coraggio. Non avevamo più nessuno da seguire, capisci? Eravamo senza una guida, i buoni propositi non bastavano. Poi qualcuno scoprì fra le carte del Capo una lettera molto simile ad un testamento. Diceva che avrebbe voluto affidare il comando a lui, a Krussan. Molti non si fidavano, dopotutto aveva appena diciotto anni. Ma lui prese il comando, e poco a poco imparammo tutti a fidarci di lui. Non ci fu una volta in cui sbagliò qualcosa, in cui fece male le sue strategie. È un genio.” Ripenso a Tutsi, alla storia orribile che ci ha raccontato. “Come si chiamava il precedente Capo?” “Ilionor. Insieme ad Oren, un martin pescatore. Del segno dell’acqua.” “Ho conosciuto sua madre. Ha aiutato me e Ljena.” “È morta. Non era in contatto con noi Ribelli da molto tempo, era pericoloso. Lei era sorvegliata. Devono avere capito che vi ha aiutati, perché i soldati imperiali hanno fatto irruzione in casa sua. Così ha raccontato Mikol, il suo doppio.” sento una stretta alla parte alta dello stomaco. “Cosa le hanno fatto?” “Niente. Si è suicidata non appena hanno sfondato la porta di casa. E Mikol è fuggita, è arrivata in poco tempo da noi. È morta anche lei, alcuni giorni dopo.” “Mi dispiace” mormoro. “Ora ha raggiunto suo marito. E Ilionor. Era un buon Capo anche lui. È stato lui a mettere in piedi i Ribelli.” “Un bel coraggio.” Commento. Han annuisce. “Un grandissimo coraggio. E anche un po’ di sana follia devo dire. Non so se tu abbia mai incontrato l’imperatore Morglock prima d’ora, ma te lo assicuro: fa spavento. Ha una forza illimitata, sembra impossibile da battere. Forse lo è. Nessuno ci è mai riuscito prima d’ora.” Sospiro sconfortato mentre entriamo in mensa e ci sediamo alla lunga tavolata, aspettando che arrivi il cibo. “Quante possibilità abbiamo?” “Di sconfiggere le guardie imperiali e tutti i soldati fedeli all’imperatore? Direi cinquanta e cinquanta, siamo ben addestrati. Di sconfiggere Morglock? Io credo nessuna. Forse solo Ljena è in grado, ma umanamente non credo sia una cosa possibile. È disumano, Francesco. Sembra un dio. È un mago eccezionale oltre ad essere un guerriero eccezionale, ma non è solo quello. Di buoni maghi e di buoni guerrieri ce ne stanno a migliaia. È… non so, è difficile da spiegare. Dire che è potente è troppo poco. È semplicemente impossibile da battere.” Non stento a crederlo, dai racconti che ho sentito. E ho paura, molta paura. Han sembra finalmente trovare le parole: “È spietato. Non ha scrupoli. Sacrificherebbe chiunque per la sua causa. E ha già perso tutto, non gli importa di nessuno. Ha perso tutto e l’ha superato, ora sa di poter sopravvivere. Qualunque cosa accada. Questo fa di lui un avversario così temibile.” Le sue parole mi danno molto su cui riflettere mentre arriva la minestra: davvero aver perso tutti ti rende così temibile? L’amore rende davvero così vulnerabili? Io non ci credo. Il pensiero di qualcuno a cui tieni dovrebbe darti la forza di combattere, il pensiero che ci sei solo tu che ti frapponi fra il nemico e il resto del mondo. Forse la perdita di tutto ti rende solo più insensibile, più simile ad una macchina da guerra che a una persona. Ti rende duro, affilato, come un diamante. Ogni diamante ha un punto di rottura. Basta scoprire quale.
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Double
FantasyUna normale lezione. Una fuga disperata. Un'incantesimo sbagliato. Una misteriosa apparizione. È così che si incontrano Francesco, un normale ragazzo che frequenta il liceo, e Ljena e Santski, una maga e un Mutaforma, legati indissolubilmente, prove...