Santski
Le ore si susseguono uguali, come degli schemi, come dei riti. Entra Terrore con il mio carnefice, mi chiede quella che ormai è diventata La Domanda, “Ti unisci a noi?” seguita da quella che ormai è diventata La Risposta, un “No” secco. Poi viene il dolore, le torture, le mie urla amplificate dalla stanza, poi rimango solo. Sono solo adesso. È la terza volta che mi ustionano con le tenaglie. Freston non è più ritornato. Ho provato e riprovato a trasformarmi, non ci riesco, inizio ad essere sfinito. Non so che ora sia. Non so se sia giorno o notte. Non so quanto tempo sia passato. Non so come stia Ljena, in un angolo della mia mente avverto il suo dolore, ma lieve, come se la connessione fosse interrotta. La porta si apre. È Freston. Mi divincolo, ma è solo. Non c’è Terrore con lui. Non porta tenaglie, o che so io. Solo delle chiavi, e un piatto. Mi slega in silenzio, mi conduce ad una latrina, poi mi riporta al blocco di pietra e resta lì, senza accennare a rilegarmi. Ha gli occhi terrorizzati. “Che stai facendo?” gli chiedo, mentre si guarda intorno con gli occhi dilatati dalla paura. “Zitto, se mi scoprono moriamo tutti e due. Tutti e quattro.” Sussurra. Mi spinge davanti agli occhi il piatto, che non tocco. “Non dovrei fare questo. Non avrei dovuto liberarti. Solo portarti da mangiare, condurti alla latrina. Sempre controllandoti. Poi rilegarti, e mollarti lì. Se mi scoprono mi ammazzano.” Sussurra freneticamente. “Grazie.” Sussurro a mia volta, prima di avventarmi sul cibo. Non mi ero reso conto di essere così affamato. Freston mi prende per un braccio e mi guarda fisso. “Senti.” Dice. La smetto di mangiare e lo fisso anche io. “Non posso aiutarti a fuggire. Non ne ho il coraggio. Ma almeno ritrasformati per qualche istante. Forse ti darà un po’ di forza. Forse dopotutto servirò a qualcosa.” Sto per trasformarmi, ma un dubbio mi rode il cervello. “Cosa ti faranno se lo scopriranno?” ride, una risata amara. “Se? Lo scopriranno di certo. Loro sanno tutto.” “Non mi hai risposto.” Sospira, tentenna, poi mi risponde: “La verità? Dopo la nostra tentata fuga, hanno promesso che ci avrebbero ucciso se avessimo sgarrato anche solo una volta.” Faccio un respiro profondo, poi rifiuto. “No, Freston, no. Non posso lasciare che ti scoprano, e che ti facciano fuori. Su, rilegami. Va bene lo stesso.” Lui ride, e sarcasticamente mi dice: “La tua vita per la mia: quale è la più importante?” allora vuole veramente farlo. Vuole aiutarmi, è disposto a sacrificarsi. “Non è il momento di scherzare. Non posso lasciare che ti uccidano. Ho già lasciato che ti catturassero una volta.” Torna serio. “Scusa, amico, ma questa volta non ti ascolto. Se tu muori, e con le torture che vogliono infliggerti morirai presto, questa maledetta guerra è persa. Se voi morite ma io resto vivo, resterò per sempre al servizio di questo sovrano pazzo, e non ci sarà mai una fine. Se resti vivo allora una speranza c’è. Diamine, forse non te ne sarai reso conto, ma sei l’anima di questa guerra! La speranza dei Ribelli, di quelli che si battono per la libertà! Tu e Ljena siete il volto della speranza, ormai. Io sono solo io. E non è detto che ci ammazzino. Magari gli serviamo ancora.” La sua voce fa trasparire il dubbio mentre pronuncia questa flebile speranza, anche se cerca di nasconderlo. “No. Sarò anche il volto della ribellione o che so io, ma tu sei il mio migliore amico, e io non resterò a guardare mentre ti torturano solo perché hai voluto fare un favore a me, favore che peraltro potrebbe risultare inutile. Una volta è bastata. Dopo quello che mi hai raccontato, beh, ti capisco. Non vuoi essere l’assassino di Sorian, è per questo che non ti sei mai ribellato. Io non voglio essere il tuo.” Sospira. “Non sei minimamente cambiato, eh? Sempre cocciuto uguale. Ma un po’ di testardaggine l’ho imparata anche io.” “Tu non hai fiducia nella mia forza. Posso resistere.” “No, fidati di me, non puoi.” Replica. “Allora dato che sei disposto a farti uccidere aiutami direttamente a fuggire” provo a stuzzicarlo. Il suo volto si rabbuia. “Non posso. Non conosco bene i passaggi segreti che conducono all’esterno, e passando dalla porta principale ci vedranno subito e ci saranno addosso in mezzo secondo. Sarà un suicidio. Ma se ti trasformi potrai recuperare un po’ di forze.” “Sai che non lo farò.” “Sai che ne hai bisogno.” Restiamo a fissarci a lungo, ognuno sfidando l’altro ad abbassare lo sguardo. Alla fine vince lui. “E va bene. Ma solo qualche secondo.” Divento in un attimo un corvo, volo per la stanza, sentendomi fresco e riposato come dopo una notte di sonno. Poi mi ritrasformo, e lascio che mi leghi di nuovo. “Vattene prima che ti scoprano” gli dico. “Tu sei pazzo. Pazzo e suicida. Ma è per questo che ti ammiro.” Commenta Freston, poi se ne va. Non rispondo.
Poco dopo entra Terrore, da solo questa volta. “Allora, vedo che ti sei nutrito” ringhia. “Te lo chiedo per l’ennesima volta: ti arrendi? Ti unisci a noi per dominare il mondo?” “Mai” replico a denti stretti, cercando di impedire alla mia voce di tremare. “Molto bene” sorride lui, per quanto un lupo possa sorridere. Noto che ha le zampe ferite, in più punti il pelo è scorticato. “Che c’è, ti sei fatto male?” gli chiedo. “Hai litigato con un coltello? O col tuo caro doppio?” con un balzo è vicino a me, si alza sulle zampe posteriori e quelle anteriori le appoggia ai lati della mia faccia. Le sue fauci sono a qualche centimetro dalla mia gola, pronte ad azzannarla, tanto che la sua saliva mi cola addosso. Stranamente non sono spaventato, penso solo: “Che schifo” ogni volta che un rivoletto di bava mi cola addosso. “Non sai quanto poco tempo mi ci vorrebbe a squarciarti la gola” ansima. “Ma non adesso. Adesso mi voglio divertire.” Conclude, scendendo giù. “Sono solo venuto a darti un’ultima possibilità: sei assolutamente sicuro di voler scegliere il dolore?” “Assolutamente.” Ride. “Allora ciao, caro amico. È stato un piacere conoscerti. Sai, avresti fatto meglio ad ascoltare subito il tuo amico, Freston.” La mia faccia si apre su un’espressione orripilata, alla quale lui risponde ridendo ancora più forte: “Proprio così, sappiamo tutto. E non la passerà liscia. Patetico, vero, il suo misero tentativo di salvarti? Meno male che tu sei così nobile d’animo... oh, a proposito, quanto credi siano larghi i tuoi polmoni?” dopo questa nota che non capisco se ne va, lasciandomi nel panico più totale. Cosa voleva dire? Passano i secondi, senza che niente cambi da quando Terrore sen’è andato. Ma io non sono calmo: sicuramente è in atto qualcosa di diabolico. Poi me ne rendo conto: nella stanza soffia una leggera brezza. La cosa non mi piace per niente. Perché dovrebbe esserci questa brezza? Perché mai dovrebbero soffiare aria qua dentro? Poi uno sbuffo mi sfiora la faccia e allora me ne accorgo… non stanno soffiando dentro aria, la stanno aspirando via. Pochi secondi dopo vengo invaso dal panico: quanto ci metterà l’aria a venire risucchiata tutta? Quanto ci metterò a restare senza? Quanto ci metterò a morire soffocato? Prendo boccate d’aria sempre più grandi, poi sempre più piccole, per non consumarla tutta. Sarà doloroso? O una morte veloce? Sta’ calmo, sta’ calmo, mi ripeto. Altrimenti l’aria finisce più in fretta. Che ironia della sorte far morire me, un mutaforma del segno dell’aria, un abitante del cielo, proprio per mancanza d’aria! Mi chiedo se non sia fatto apposta. E se fossi stato di un altro segno che avrebbero fatto? Mi avrebbero annegato? Bruciato? Sepolto vivo? Basta, questi pensieri non aiutano. Devo pensare a come rimanere vivo. Ma il panico aumenta in me, e mi sembra non ci sia più abbastanza aria, è vero o mi sto condizionando? Inizio ad avere qualche difficoltà a respirare, prendo ogni respiro come se fosse l’ultimo, trattenendolo come se fossi sott’acqua. Non mi uccideranno davvero… o sì? Quanto sono resistente? Sarebbe stato meglio morire combattendo, con gli artigli e il becco sguainati, nella mia vera forma, libero, nel cielo. Sarebbe stato meglio morire con Ljena. Sarebbe stato meglio concludere qualcosa di ciò che mi ero proposto di fare prima di morire così miseramente. Sarebbe stato meglio…
“Svegliati Santski, svegliati!” “Che… cosa…” apro gli occhi mezzo intontito. Sono in un luogo che non ho mai visto, la cima innevata di una montagna. Sono un corvo. “Chi parla?” “Sono io… la Luna… Melinor…” mi guardo intorno, ma non c’è nessuno. “Dove sei?” si sente una risata. “Io ci sono e non ci sono… questo che parla con te è solo un lievissimo eco, un frammento del mio immenso potere… non posso usarlo, finché sono prigioniera…” “Ma dove? Dove sei prigioniera?” non mi risponde. “Vedi, parlarti così è tutto ciò che posso fare. Tutti i miei sforzi sono concentrati nel tenerti in vita…” un pensiero folgorante mi colpisce: Ljena. La Luna sembra leggermi nella mente: “Sta bene. Per adesso. È in un momento di quiete, non le stanno facendo niente.” “Ma quando inizieranno a torturarla? Faranno anche a lei ciò che stanno facendo a me?” Melinor aspetta un attimo prima di rispondermi “Sì. Credo di sì. Non posso dire se resisterà.” “Proteggila! Aiutala a sopravvivere! Ti prego, aiuta lei come stai facendo con me…” la voce mi risponde dispiaciuta: “Non posso. Non è nei miei poteri. Vedi, io e te siamo molto simili, e riesco a venire a contatto con te solo quando sei svenuto, dormi o sei in trance. Con lei è impossibile.” “Impossibile? Come sarebbe a dire impossibile? Io e Ljena siamo una cosa sola. Non può essere impossibile.” “Io e te siamo simili… siamo entrambi due creature del cielo, creature libere, entrambi siamo inclini ai viaggi fuori dai nostri corpi, ed entrambi siamo imprigionati…” “Anche Ljena è imprigionata” la interrompo. “Ljena non è realmente imprigionata. Morglock tiene a lei più di quanto non sospetti lui stesso. E lei tiene a lui più di quanto non sospetti lei stessa. Probabilmente, se venisse liberata in questo preciso istante, tornerebbe qui. È convinta che Morglock possa ancora essere salvato.” “Ed è così?” “A questo non so rispondere. Dipende tutto da lui, da quanto di buono è rimasto in lui. E da Ljena, dalla sua capacità di sperare ancora nella sua salvezza.” Ma cosa sta dicendo? Non capisco niente, se non che Ljena non può essere salvata. Perché lei no? “Non capisco!” grido. “Capirai. Capirai ogni cosa prima o poi. E, Santski, non temere. Incontrerò Ljena, quando il momento giungerà. Quando potrà ricevere il mio potere.” “E quando giungerà questo momento?” grido, rivolto al cielo. “Lo saprai… i morti ti daranno la risposta… i morti ti indicheranno la strada… e ora vai, svegliati! Proverò a comunicare con Ljena, anche se prima del tempo. Tu non cedere mai, o tutto quanto sarà perduto. Non solo il destino dell’universo. Molte anime verranno dannate. E ora svegliati, mio piccolo cavaliere, svegliati!”
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Double
FantasyUna normale lezione. Una fuga disperata. Un'incantesimo sbagliato. Una misteriosa apparizione. È così che si incontrano Francesco, un normale ragazzo che frequenta il liceo, e Ljena e Santski, una maga e un Mutaforma, legati indissolubilmente, prove...