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Ljena

“Pensi che siamo capitati in un paese di Mutilati?” “No, non credo.” Non lo credo neanche io, infatti. Io e Santski difficilmente pensiamo due cose differenti. Come potremmo, essendo un’anima sola? Parlare con lui è come confrontarmi con me stessa, serve a dar voce ai miei pensieri. “Credo solo che… come posso dire…” “Qui ognuno abbia il proprio doppio dentro di se?” sorride. “Esatto.” Sorrido anche io. “Eppure mi sembra così strano…” “Anche a me.” “Non sapevo esistesse un altro mondo, non così diverso. Non lo immaginavo neanche.” Annuisco. “Questa potrebbe essere una scoperta sensazionale per tutto il mondo. Il nostro, intendo” lui sorride. “Già… pensa, quando torneremo…” si blocca. Esprimo ad alta voce i nostri pensieri: “Se torneremo.” Lui fissa assorto nel vuoto. “Ma sarà così difficile? Insomma, dopo che siamo arrivati qua siamo svenuti tutti e due per la fatica, ma eravamo già stanchi prima di cominciare l’incantesimo, senza contare il panico, la paura, i lutti personali, la fuga inaspettata… se ci riprovassimo ma da riposati, non credi che potremmo riuscirci?” Taccio. Non so se voglio riprovare. E non è solo per la paura. Lui capisce, anche se non ci parliamo. Si ritrasforma in un corvo, va ad appollaiarsi sul ramo di un albero. Lo seguo anche io.

Santski

Ljena vola fino al ramo dove sono appollaiato. È gentile da parte sua, per lei è più stancante stare in forma di corvo che per me. Così come per me è più faticoso stare in forma umana. “Come abbiamo fatto a dare il via a quell’incantesimo?” chiedo. “Non lo so… sarà stata la paura. E la disperazione. A volte può aiutare la magia, dicevano. Io volevo provare un semplice incantesimo di teletrasporto per fuggire via da quella maledetta foresta, poi mi è sfuggito di mano.” Lo so. L’ho sentito anche io, quella orribile sensazione come se fosse stata la magia a controllare noi e non il contrario. Errori così possono uccidere, quando non si è abbastanza potenti o esperti da formulare un incantesimo che non fa parte del tuo elemento. In effetti pensavo che sarei morto. Fisso lo sguardo lontano. È tutto così strano qui! Non riesco a spiegarmi niente, come abbiamo fatto a finire qui? Come torneremo indietro? Torneremo davvero indietro? Fosse per me sì, tornerei e mi vendicherei. Ma come? Cosa faremo una volta tornati?
Sarà tutto cambiato, nulla sarà più come prima. Lo so bene. Siamo soli, ormai.

Francesco

Sono passate due settimane da quando quella ragazza è finita nella nostra classe e ancora non posso smettere di pensarci. La cosa strana è che solo io mi sento così. L’altro giorno ho chiesto a Sirio che cosa ne pensava, e mi ha risposto che probabilmente era solo una ragazza di prima, oppure più grande, che aveva sbagliato classe. Niente di più. Una piccola idiota un po’ confusa, l’ha definita ridacchiando. Gli ho chiesto del corvo, mi ha guardato al di sopra degli occhiali e mi ha risposto che se mi riferivo a quel piccione che si era schiantato sulla finestra era un fatto normale, e non centrava assolutamente niente con la ragazza. E poi era un piccione, non un corvo. Gli ho allora chiesto dell’aria, dei rumori. Mi ha guardato in modo strano e mi ha detto che forse mi ero sognato tutto. In fondo, era stata solo una ragazza un bel po’ strana che aveva spalancato la porta e poi sen’era andata. E poco dopo il famoso piccione si era schiantato. Tutto nella norma, no? A quel punto ho ridacchiato anche io, poco convinto. Ripenso ancora a quella conversazione, sembra così dannatamente normale! Eppure… niente è stato normale. Sono sicuro di non essermi immaginato niente. Il resto del mondo sembra dire il contrario, però. E la cosa non mi piace per niente.

Ljena

Sta arrivando qualcuno

Santski

Ho volato un po’ in giro per cercare di capire qualcosa di questo strano mondo, è inutile. Sto tornando indietro, verso il bosco. Un ragazzo con gli occhi azzurri mi fissa in modo strano. Come se mi avesse già visto. E la cosa strana è che ho la strana sensazione di averlo già visto anche io. Meglio raggiungere Ljena.

Francesco

Fa freddo. È ancora presto, sono solo le sette, e io sono in bici. Me lo dicono in tanti che sono pazzo a venire a scuola in bici a gennaio. Ma mi piacciono le biciclette, e mi piace passare vicino ai boschi. Proprio come sto facendo ora. Freno bruscamente e torno indietro. Un corvo? Beh, che c’è di strano, penso, è solo un corvo che vola nel bosco, probabilmente torna al nido. Eppure… non riesco a non pensare che assomigli in modo spaventoso a quel corvo, quello della ragazza. Sciocchezze, i corvi sono tutti uguali. Quando mai si è sentito parlare di qualcuno che riconosca un corvo? Ma andiamo… Sono solo paranoico. E poi non posso mica saltare la scuola per seguire un uccello in un bosco… non se ne parla proprio. Una parte del mio cervello soffoca quelle contestazioni ragionevoli, la stessa parte che volta la bici e si addentra nel bosco. Ma che diamine sto facendo? Non posso addentrarmi così a caso in un bosco! Per seguire un uccello, poi! Mollo la bici, continuo a piedi, verso dove non lo so, sembra quasi che i miei piedi si muovano contro la mia volontà. Ora mi volto e torno indietro, magari a scuola riesco a cavarmela con qualche minuto di ritardo, penso. Sì, figuriamoci, come no, so già che non mi fermerò. E ad un tratto… oh diamine, è lì! È girata di spalle, non mi guarda, ma è lei! Mi nascondo dietro un tronco mentre lei si volta, non devo farmi vedere. La osservo: ha lunghi capelli color caramello, non biondi ma nemmeno castani. E ha degli occhi grigi spettacolari, somigliano ad una tempesta. Non è bella, ma è… affascinante. Potente. Carismatica. È impossibile non notarla. Una di quelle persone che o le ami o le odi.
Ma allora non sono pazzo! Cosa ci fa qui? Chi è? Oh diamine, l’ho trovata, non ci posso credere! E ora che faccio? Resto, scappo, mi presento? Aiuto!
“Vieni avanti” dice la sua voce.

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