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Santski


Le guardie irrompono nella stanza, ci ammanettano ci portano via in diverse direzioni. Morglock rimane al centro della stanza, a capo chino, immobile. Sembra seriamente dispiaciuto, ma non mi fido di lui. Terrore, acquattato dietro di lui, emette un basso ringhio di gola, fissandomi con i suoi occhi gialli. Vengo condotto lungo un dedalo di gallerie arrotolate su loro stesse, strette, fredde, immerse nella penombra. Siamo andando verso il basso, anche diversi metri sottoterra, mi rendo conto. È per questo che la temperatura scende così tanto. Rabbrividisco: non mi sono mai piaciuti gli spazi sotterranei: io sono un corvo, e che diamine! Sono fatto per il cielo. Tutte quelle tonnellate di terra sopra di me mi mettono ansia, come se stessero per cadermi in testa. Una volta che tutti noi aspiranti rappresentanti al consiglio eravamo andati in visita agli Immortali mi era venuta così tanta ansia che ero rimasto tutto il tempo in forma di corvo, svolazzando qua e là in preda al panico. Ora non riesco neanche a trasformarmi: ho già provato più volte, ma qualche strana stregoneria me lo impedisce. Per me è sempre più faticoso restare in forma umana, e lo sanno tutti. Mi chiedo se la magia non sia un particolare fatto apposta per stancarmi. Ovvio che sì, insomma. Finalmente le guardie si fermano: aprono una porta e mi scortano dentro ad una stanza. Pensavo che prima mi avessero rinchiuso in una prigione, ma evidentemente doveva essere una sorta di stanza di lusso in confronto a questa: una squallida stanzetta di pietra fredda e umida, con un solo blocco di pietra inclinato nel centro. Le guardie mi scortano in malo mondo fino a lì, così lo osservo bene: è un rozzo blocco di granito squadrato, con dei ceppi fissati alle estremità. Mi incatenano lì: una cinghia di cuoio mi tiene ferma la testa, un’altra la vita, polsi e caviglie sono incatenati ad una certa distanza l’uno dall’altro, come se dovessi emulare una stella marina. Una stella marina prigioniera e terrorizzata. Provo un’altra volta la trasformazione: inutile. Sono prigioniero del mio corpo. Una porticina laterale si apre, ne entra Terrore, seguito da un uomo, o un ragazzo, col viso coperto da una maschera. Non lo vedo in faccia, eppure qualcosa in lui mi sembra… familiare. Questa persona accende un piccolo braciere, e sistema sulle sue fiamme alcune tenaglie. Passano alcuni istanti di silenzio. Sento il mio cuore battere fortissimo, e in bocca un sapore strano, amaro: il sapore della paura. L’uomo solleva le tenaglie in silenzio, si avvicina, mi scopre bruscamente un avambraccio. Fa per posarci sopra le tenaglie roventi, di un colore rosso cupo, ma all’ultimo secondo esita. “Forza, Freston, posa quelle tenaglia, feriscilo” ringhia Terrore, con la sua voce che mi terrorizza, anche in un momento come questo. Freston, il mio vecchio migliore amico, indugia un altro po’, poi posa la punta rovente delle tenaglie sul mio braccio. Il dolore esplode con qualche secondo di ritardo, esplode fortissimo, più di qualsiasi altra cosa abbia mai provato. Mi mordo la lingua a sangue pur di non urlare, il sangue caldo mi scorre in gola, provo a sputarlo ma non ci riesco, mi riempie la gola impedendo il respiro, forse è per questo che vedo tutto rosso, o forse è per questo terribile dolore, gli occhi mi si riempiono di lacrime, vorrei urlare ma non posso dare a Terrore questa soddisfazione, non devono vedermi soffrire, tossisco, annaspo in cerca d’aria, sembra non ce ne sia abbastanza, e ancora le tenaglie calano sulle mie braccia, allora abbandono tutti i miei propositi e grido, urlo di dolore, le pareti della cella amplificano il mio grido e lo rendono mille volte più alto e agghiacciante, o forse è davvero così, non riesco a capire, non capisco più niente, ho la testa piena solo dell’immagine di Terrore che ride al limite del mio campo visivo, dell’odio che provo per lui, e del mio dolore, dolore per ciò che la mia carne sta patendo e per il tradimento di colui che doveva essere il mio migliore amico ma che ora mi sta ferendo.
Passa non so più quanto tempo, sto impazzendo. Poi tutto finisce. C’è solo un buio denso e vorticante, e io ci galleggio dentro. “Accetti la nostra proposta?” sento la voce di Terrore in questo buio. “Mai” riesco solo a dire, prima di cadere in un buio pulsante e assoluto, pieno soltanto del mio dolore. “Ti darò la forza. Non cedere. Non mollare. Ti darò tutta la forza…” sussurra una voce, la voce della Luna.
Mi risveglio poco dopo, almeno credo. Sento la presenza di Ljena nella mia testa, ma è debole, stentata. Mi accorgo di non essere solo. C’è Freston con me, mi da le spalle. Il dolore è sparito quasi del tutto, resta solo un vago pulsare. “Terrore sen’è andato?” sussurro con voce roca. Lui sussulta silenziosamente. “Sì. Doveva solo controllare che compissi il mio dovere senza indugi.” Risponde con voce atona. “Dov’è Ljena?” “Non lo so.” “Freston, dov’è Ljena?” “Non lo so” ripete sussurrando. “Guardami negli occhi.” Lui si volta lentamente, fino a quando non si trova di fronte a me. Si è tolto la maschera. È proprio come lo ricordavo. “Dov’è Ljena? Ti prego, dimmelo.” “È in un’altra prigione. Non so dove. Con lei ci sono Sorian e Morglock.” Faccio per muovermi, ma i ceppi mi tengono ancora inchiodato a quella lastra di pietra. “Aiutami!” gli chiedo, ricordandomi un secondo più tardi che non è più mio amico, è un servo del nemico ormai. “Non posso!” sussurra, ancora più piano. Nei suoi occhi c’è una supplica. Si trasforma in un gatto selvatico, corre via, miagolando. Riprende la forma umana un po’ più in là. Sembra quasi che abbia paura di me, ma com’è possibile? Sono totalmente inutile inchiodato qui, anche se volessi non potrei fare niente. Freston mi guarda ancora una volta, con quegli occhi supplichevoli, e allora capisco: non è paura. È vergogna. Rinuncio ai miei ridicoli tentativi di fuga. “Aiutami, ti prego” ripeto ancora. “Non posso!” insiste lui, avvicinandosi. “Mi dispiace.” Ora sì che ha paura. “Mi dispiace, non posso aiutarti. Lui lo verrà a sapere. Lui viene sempre a sapere tutto.” “Lui, intendi… Morglock?” annuisce. “Lui. E Terrore. Tutti e due. Vengono sempre a sapere tutto. E le punizioni sono ogni volta più terribili.” Dov’è finito il Freston che conoscevo? Lui non aveva paura di niente, ora invece sembra che voglia strisciare pur di non deludere il suo padrone. Anche due sole settimane di torture possono piegare chiunque. “Cosa ti hanno fatto?” chiedo. Lui è sempre più spaventato, sembra sul punto di piangere. “Non dovrei parlarti!” “Che cosa ti faranno?” finalmente si apre con me. “Se… se mi scoprono non puniranno me. Puniranno Sorian. Fino alla morte.” Ora capisco. Tortura psicologica. Oltre al dolore fisico si aggiunge quello mentale, infinitamente peggiore, del vedere il tuo doppio che soffre. Per colpa tua. Non ribellarti mai, altrimenti uccideremo il tuo doppio. E sarà morto per colpa tua. Geniale, devo dire. E assolutamente crudele. “Non possono fare questo. Chiunque conosca il legame che unisce un Mutaforma e un mago non può fare questo.” “Morglock non lo conosce più. L’ha dimenticato. E Terrore… lui non si fa scrupoli.” “Ma come potete obbedire ad un tiranno così? Perché non fuggite?” “Una volta ci abbiamo provato, tre giorni dopo il nostro arrivo… siamo scappati, siamo arrivati fino ad una città vicina… quando ci hanno catturato è stato terribile… l’idea era stata mia, così hanno preso Sorian e hanno… hanno… ho creduto che l’avrebbero ucciso! Hanno usato una particolare magia dei fulmini, e io lo sentivo urlare, sentivo il suo dolore… pensavo che ci avrebbero uccisi. Tutti e due. Invece siamo rimasti vivi, e da quel giorno nessuno dei due ha più pianificato una fuga per paura di quello che avrebbe potuto fare all’altro. Sembrano passati secoli da quando siamo al suo servizio.” “Ma come fa a sapere tutto quello che fate?” ora è terrorizzato, lo vedo, ha gli occhi dilatati dal terrore. Eppure continua a parlare. “Non lo so! Lui sa tutto! Lui sa, e ci costringe a fare cose che… che io mai…” tace. “Siamo diventati i suoi sicari” esplode poi. Non so cosa dire. Restiamo in silenzio per un po’, poi lui si volta, e con mani tremanti si solleva la maglietta fino a mostrarmi orribili cicatrici sulla schiena. Non oso chiedergli come se le è procurate, ma è lui stesso a dirmelo. “Qui è quando hanno punito Sorian, perché si era rifiutato di usare la Frusta di Mehel su di una donna. La donna doveva essere punita perché aveva nascosto il suo quarto bambino invece di… secondo una legge i quarti figli maschi nati devono essere sacrificati e divorati da Terrore, per evitare l’aumento della popolazione… la donna ha nascosto il bambino, e Morglock voleva che su di lei fosse usata la Frusta di Mehel, cosicché sarebbe morta fra dolori atroci, bruciata lentamente… la Frusta è un classico trucchetto da mago del fuoco, ma Sorian si è rifiutato. Morglock mi ha fatto questo. Poi ha piegato Sorian alla sua volontà, e gli ha fatto uccidere la donna e tutta la sua famiglia.” Sono orripilato. Nessuno, neanche il più folle farebbe questo. “La situazione è così da un anno e più.” Continua lui rassegnato. Restiamo in silenzio per un po’. Lui con la punta di una tenaglia smuove leggermente le braci ormai spente nel braciere. “Liberami, ti prego. Aiutami a trovare Ljena. Noi due sfideremo Morglock, e vi aiuteremo a liberarvi.” Sorride, un sorriso triste. “Non posso. Non posso rischiare. Se fallirete, torturerà Sorian fino alla morte. So che ne è capace. Non posso fargli questo. Sì, lo so, sono un egoista e un codardo a parlare così, ma per me niente vale più della vita di Sorian. Mi stai chiedendo troppo. Mi dispiace.” Conclude, voltandosi e dirigendosi velocemente verso la porta, a testa bassa. Era così coraggioso una volta… ormai quei tempi sono passati. All’ultimo secondo Freston si volta, e sussurra qualcosa di incomprensibile. “Che cosa?” chiedo. “Mi dispiace per averti torturato con le tenaglie. Non avrei voluto. E mi dispiace anche di averti colpito, quando sei fuggito.” Dopodiché si trasforma in un gatto selvatico e fugge via. “Anche a me dispiace” sussurro al vuoto della stanza. Mi sento sconfitto.

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