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Francesco


Ljena si risveglia, finalmente. Mi stava venendo il panico. Si rialza di scatto, ma non sembra più terrorizzata come prima, solo risoluta. Combattiva. Fa quasi paura. Si avvicina con passo vicino al centro della radura, si inginocchia. “Ma cosa…?” cerco di dire. “Devo andare. Spostati.” Taglia corto lei. Corro al suo fianco, arrabbiato. “Come sarebbe a dire spostati? Che vuoi fare, me lo vuoi dire?” “Devo tornare nel mio mondo. Levati di qui, ci potrebbe essere un forte spostamento di energia.” “Eh? Ma se solo due secondi fa mi dicevi che…” si alza di scatto, mi fissa con occhi fiammeggianti. “Non me ne frega niente di quello che ho detto due secondi fa!” urla. “Quei bastardi si sono presi Santski e ora io vado a riprendermelo!” ma mi sta davvero urlando contro o è solo una mia impressione? “Adesso ti calmi, ok?” urlo a mia volta. “Non puoi tornare di là.” Cerco di moderare un po’ il tono della voce. Lei non lo fa. “E pensi che loro potessero prendersi Santski? Eh? Dimmi un po’, chi sei tu per dirmi cosa posso fare? E ora, una volta per tutte, togliti di mezzo!” quanto può essere irritante questa qui quando mi urla contro? Non sopporto chi lo fa. Mi viene la tentazione di mandarla a quel paese e di andarmene, di lasciarla da sola. Se davvero non mi vuole, perché dovrei restare? Ma non posso andarmene così. “Vengo con te.” Le dico. “Cosa? No, non puoi, è una missione praticamente suicida! Potresti morire.” “Non puoi andarci da sola. E non è moralismo, e neanche perché sei una ragazza o che so io. Ma l’ultima volta che hai attraversato due mondi sei quasi rimasta uccisa, ricordi? Ora, io non so come funzioni la magia, ma mi sei svenuta in classe dallo sforzo che hai fatto. Forse tu non te lo ricordi, ma sei rimasta priva di sensi per quasi un’ora, e quella volta c’era Santski con te. Ora sei sola, e sei appena svenuta. Sei debole. Non puoi farcela da sola.” “Cosa vuoi dire?” “Come funziona la magia?” “Beh… io non faccio nessuno sforzo per piegare l’aria al mio volere… ma per compiere altre magie, seppur minori, come appunto il teletrasporto spendo delle forze… ma con questo cosa vuoi dire?” “Ecco, vedi? L’ultima volta che hai attraversato due mondi avevi con te anche l’energia di Santski. Ora hai solo la tua. Ti sto chiedendo, se davvero vuoi andare, di portarmi con te. Di prendere in prestito la mia energia.” “Sei… sei sicuro?” ora ha smesso di gridare. Sembra stranamente cauta. “Francesco, è una missione pericolosa. Potresti… potresti non tornarne vivo.” Sorrido, ma senza allegria. “Niente ti farà cambiare idea, vero? Neanche a me. Posso essere molto cocciuto se voglio.” Lei sembra voler ribattere, poi quell’espressione risoluta si fa di nuovo strada sul suo viso. “Va bene.” Si inginocchia nuovamente. “Inginocchiati qui, di fronte a me. Prendimi le mani. Non so cosa succederà di preciso, ma credo che così resteremo uniti. Apriremo una sola finestra. Sei pronto?” annuisco. Cerco di sembrare coraggioso, ma in realtà non lo sono per niente. “Bene.” Ho la sensazione che anche lei voglia sembrare più coraggiosa di quello che in realtà è. Chiude gli occhi. Prende un respiro profondo, poi sento le mie forze scivolarmi via. Mi sembra di essere stanchissimo, come se avessi corso per quaranta kilometri. La cosa mi spaventa, sento l’impellente bisogno di dormire ma ho la sensazione che se mi addormentassi morirei. Vengo preso dal panico, sto per interrompere il contatto,
poi una luce accecante
Poi il buio
Poi di nuovo la luce.
Sono stanchissimo
Non riesco a muovermi
Svengo.

Il sole mi batte sulle palpebre. È fastidioso, mi costringe ad aprire gli occhi, ma non voglio. Voglio continuare a dormire. Mi giro su un fianco, per seppellire la faccia nel cuscino e… sfrego su terreno. Mi alzo di scatto, apro gli occhi. Ma dove sono finito? Questa è una foresta! Ma come… ah già. Il rapimento, la finestra, la magia… ora ricordo tutto. Ljena! Il suo pensiero mi colpisce come un fulmine: dov’è? E se l’incantesimo non avesse funzionato e… se fossi qua da solo? Distante neanche so quanto dal mio mondo? Mi guardo intorno freneticamente, cercando di scorgere qualcosa… e finalmente la vedo. Tiro un sospiro di sollievo e corro da lei. “Ljena! Mi hai fatto prendere un colpo. Pensavo di essere qui da solo.” Sobbalza lievemente, poi mi risponde: “Ti sei svegliato, finalmente. Sei rimasto svenuto per quasi tre ore, ma avevi ragione: la tua energia mi ha molto aiutato. E ho un’altra buona notizia: Santski è qui. Cioè, non qui, ma in questo mondo. Appena siamo arrivati ho smesso di stare così male. Ah, e so anche dove siamo, sebbene non sappia come ci siamo arrivati: siamo in Canada. In una foresta vicino a Ottawa. Non so se lo conosci, è un piccolo villaggio di cacciatori, dove abitano tanti maghi della terra. Oh, prendi questa pastiglia. Ti aiuterà a capire ciò che dicono gli altri. Sempre che tu non prenda fuoco.” Stordito prendo la pastiglia, cercando di ignorare l’ultimo commento. Per fortuna non prendo fuoco, e decido di approfondire tutto il resto del discorso di Ljena. “Piccolo villaggio? Ma se è enorme… bah, questa cosa delle città non la capirò mai.” “Comunque, non credo che Santski sia qui in Canada. Lo sentirei. Ma per saperne di più dovrò chiedere a qualcuno, dopotutto è da più di un anno che non ho contatti con nessuno. Non so come sia cambiato il mondo. E poi… beh, credo che Morglock e Terrore abbiano portato Santski con loro, nel palazzo imperiale. Ma non so più dove sia. Prima era in Svezia ma ora… chi lo sa? Quando andiamo a Ottawa? Oh, a proposito, prendi un’intera scatola di queste pastiglie per le lingue. Ti serviranno.” Accetto la scatoletta che mi porge, impiegando qualche secondo per fare mente locale e comprendere ciò che ha detto. “A…aspetta, rallenta un attimo. Mi gira la testa. Vuoi partire… adesso? Senza neanche una strategia?” alza gli occhi al cielo. “No, non adesso. Non vedi che c’è luce? Potrebbero esserci dei mandati di cattura per me. E poi attiriamo troppo l’attenzione, siamo entrambi senza doppio. Andremo stanotte. E poi ce l’ho una strategia.” Incrocio le braccia con disappunto. “Ah si? E quale sarebbe?” “Allora… punto 1: scopriamo dov’è Morglock. Punto 2: da quell’ informazione deduciamo la posizione di Santski. Punto 3: andiamo fino alla sua prigione e ce lo riprendiamo, probabilmente ci sarà da combattere. Punto 4: vinciamo questa battaglia. Punto 5: ti riportiamo a casa. Punto 6: e vissero tutti felici e contenti. C’è qualcosa che non ti torna?” “Uhm, fammi pensare… tipo i duecentocinquanta punti che potrebbero andare storti con un piano del genere?!” “Senti, è vero, non ho uno straccio di strategia. Ma sai una cosa? Non me ne importa niente della strategia! Me ne importa soltanto del fatto che in questo momento Santski chissà dov’è e chissà cosa sta patendo, e noi ce ne stiamo qua a discutere!” “Senti, capisco benissimo la tua posizione, ma qualcosa dobbiamo pur programmare! Hai detto che andremo a Ottawa col favore del buio, va bene, ma ti prego, il tempo restante usiamolo per pianificare un po’ questa missione. Altrimenti siamo morti. Morti, capisci? Non ci sarà nessuna speranza né per Santski né per questo mondo.” Mi fissa con aria di sfida, io non abbasso lo sguardo. Alla fine lo abbassa lei. “Va bene. Ma muoviamoci, almeno.”

Ljena

Sono arrabbiata. E so di avere torto, che il mio era un piano suicida, ma questo mi fa arrabbiare ancora di più. Ci sediamo entrambi, decidiamo per prima cosa come muoverci. “Non possiamo farci vedere così. Attireremmo troppo l’attenzione, come ho già detto.” Inizio io. “Potremmo viaggiare solo di notte, in incognito.” “No, troppo spreco di tempo. Dovremo per forza passare per qualche città, per qualche strada abitata. Suggerisco invece un’altra cosa: viaggeremo di giorno, spesso in incognito, ma quando ci sarà da incontrare qualcuno io fingerò di essere il tuo doppio.” “Come?” “Beh, non sarà troppo difficile. Io non posso farmi vedere, credo di essere una ricercata, ma se tu fingerai di essere un mago dell’aria accompagnato dal tuo corvo, credo possa reggere. Posso trasformarmi in corvo, io.” “Si, ma io non so fare magie. E se qualcuno me le chiede?” “Dirai… aspetta, fammi pensare… dirai di essere un mago poco dotato. Che non sa fare troppe magie. Ecco spiegato anche perché io non mi trasformerò mai in un’umana. Per le magie minori ti aiuterò io, ma non credo dovremo dare troppe dimostrazioni. Spero.” “Se lo dici tu… piuttosto, dove andremo quando sapremo dov’è Morglock?” “Non lo so, prima scopriamo dov’è. Poi penseremo al resto.” “E come sapremo dove andare? Cioè, io non sono una mappa vivente.” “Neanche io. Immagino che ci arrangeremo.” “Chissà perché questo non mi fa sentire affatto meglio. E quando saremo arrivati, cosa faremo?” sbuffo. Sto diventando impaziente. “Non lo so! Prima vediamo di arrivarci! Perché dobbiamo fare tutti questi piani?” “Per evitare di essere colti di sorpresa tipo?” “Farli adesso è inutile. Sappiamo ancora troppo poco. E poi guarda, è il tramonto. Prepariamoci a partire.” So che è insoddisfatto, ma pianificare così tanto mi fa salire l’ansia. E poi so per esperienza personale che puoi pianificare tutto, ma alla fine ci sarà sempre qualcosa che andrà storto. La realtà è che ho una gran paura: paura di non riuscire a fare ciò che mi sono pianificata di fare. E allora, tanto vale lasciare tutto al caso. È più semplice riuscire a cambiare direzione quando non ne hai una. In questo modo sei più elastico di pensiero, ed è più difficile essere sorpresi. Francesco mi fa dei cenni impazienti con la mano, mi avvicino a lui. “Da che parte si va?” “Oh, non lo so. Penso che ci teletrasporteremo.” Replico con un sorriso astuto. Poi gli prendo la mano e do il via all’incantesimo, e dopo uno schiocco eccoci al limitare della città. Ora è buio. “Bene” sussurro. “Andiamo.” Muovo qualche passo, e ho solo il tempo di gettare un’occhiata veloce ad un manifesto che mi ritrae appeso al tronco di un albero, prima che le sirene inizino ad urlare.

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