26. Hold on, please...

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Con una rapidità che Marinette nemmeno sapeva di avere, schivò il colpo, guardando il coltello conficcarsi nella spalliera del sedile.

"Già, niente di personale." sibilò la ragazza a denti stretti e strinse un pugno, colpendo con quanta più forza era capace il volto dell'uomo che, colto alla sprovvista, perse l'equilibrio e cadde sul pavimento della carrozza. La mora gemette per il dolore causato dal pugno che aveva tirato e scese dal mezzo, chiudendo con un gesto rapido lo sportello e bloccandolo.

Avrebbe dovuto correre via, ma non era stupida. Sapeva che lui l'avrebbe raggiunta subito. Il suo sguardo finì sulla lampada a olio poggiata accanto al sedile del cocchiere e la prese, infrangendola contro la carrozza. Indietreggiando vide la piccola fiamma della lampada dilagarsi sulle parti in legno del mezzo, facendogli prendere rapidamente fuoco. Solo in quel momento si mise a correre, sibilando a mezza voce insulti contro il suo abito troppo ingombrante che limitava i movimenti. Ma la sua corsa fu breve. Subito sentì una presa ferrea intorno al suo polso e, girandosi, vide l'uomo, visibilmente furioso.

"Saresti dovuta scappare subito, piccola stronza." ringhiò, pulendosi il rivolo di sangue sceso dal labbro spaccato. Nonostante il momento tragico, Marinette si sentì fiera di sé stessa.

"Lasciami." sibilò, divincolandosi come poteva dalla presa ferrea dell'altro.

"Mi eri quasi sembrata simpatica." sputò acidamente il moro, alzando nuovamente la mano che reggeva il coltello. La ragazza chiuse istintivamente gli occhi, pregando di non sentire troppo dolore. Ma invece di sentire la lama del coltello conficcarsi nel suo corpo, sentì la presa dell'uomo venire meno e il suo urlo di dolore spezzare l'aria.

Marinette indietreggiò all'istante e aprì gli occhi, scioccata nel vedere un pugnale conficcato con precisione letale nella mano del suo aggressore, che si stringeva il polso con la mano sana, come se potesse così circoscrivere il dolore. Ma la cosa che più la sorpresa fu il fatto che lei conosceva quel pugnale. Non appena quella consapevolezza la colse, Marinette andò ad urtare un corpo alle sue spalle. Terrorizzata all'idea di trovarsi davanti un complice del moro, si girò di scatto, schiudendo le labbra.

"Adrien..." mormorò scioccata, ricevendo in risposta un piccolo sorriso e una carezza da parte della sua guardia.

"Sei stata bravissima, Piccola Miss. Adesso ci penso io." sussurrò dolcemente, per poi girarsi verso l'uomo. "Ci vediamo di nuovo, Nino... ti direi che per me è un piacere, ma sai... hai appena provato a uccidere la mia protetta." disse all'altro sicario con tono cordiale che copriva a stento l'odio. Il moro, intanto, era riuscito a sfilarsi il coltello dalla mano e a farsi una rapida fasciatura con una striscia di stoffa presa dalla propria camicia.

"La tua protetta, uh? Vedo che da quando sono partito, hai iniziato a fare lavoretti di lusso." ridacchiò Nino, con una lieve smorfia di dolore sul viso. Il biondo, senza battere ciglio, portò Marinette dietro di sé, facendole scudo col proprio corpo.

"Non posso dire lo stesso di te. Uccidi ancora donne indifese per pochi spiccioli." sibilò incrociando le braccia al petto, con una nota commiseratoria nella voce. Il moro ringhiò risentito, portando una mano alla cintura, per poi sorridere.

"Perché, tu che facevi fino a qualche anno fa?" chiese spietato, facendo irrigidire la mascella del biondo. Marinette alzò lo sguardo sul suo viso, confusa. Perché era così arrabbiato? "Come si chiamava? Veronica?" continuò Nino, sapendo di aver colto nel segno. Adrien sentì la rabbia montargli nel petto in un solo secondo e, con uno scatto felino, scagliò un secondo coltello contro il suo avversario, che però lo schivò facilmente.

"Non osare parlare di lei." sibilò furioso, pronto a lanciare un altro coltello. Marinette non l'aveva mai visto così arrabbiato, quasi la spaventava vederlo così.

Little Miss || Miraculous Ladybug - AdrienetteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora