Capitolo 1.

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''Non ci posso credere'' l'uomo dinanzi a me guardava impassibile il mio viso, mentre il mio mondo crollava sempre di più, uno sgretolarsi continuo che si velocizzava ad ogni sua parola.

''Mi dispiace-'' riprese a dire ''-ma non ho avuto altra scelta, lei non merita di stare in quest'azienda'' disse, muovendo insistentemente la punta della matita , picchiettandola sulle scartoffie gettate a caso sulla scrivania di ciliegio. Gli occhi scuri immobili nei miei.

Inghiottii un groppo di saliva, inumidendomi poi le labbra screpolate, la cravatta sempre più stretta. L'allentai con un gesto della mano, puntellando poi i gomiti sulla superficie in legno dinanzi a me.

''Lei- caspita, la prego, che fine farò?'' Mi gettai a pietà, ben sapendo di non poter ottenere più nulla, ho perso il lavoro.

''Mi dispiace Signor Tomlinson, i suoi ultimi soldi guadagnati in merito di quest'azienda verranno depositati sul suo conto-'' si alzò, scrollando una spalla e porgendomi la mano. Mi alzai riluttante, annuendo dispiaciuto ''-Arrivederla''.

Strinsi la sua presa, digrignando poi i denti, stringendo più forte.

''Vaffanculo'' lasciai la sua mano, scalciai la sedia sulla quale ero stato seduto per più di mezz'ora ed uscii dal suo ufficio, con le braccia ad oscillare prepotentemente lungo i fianchi.

''Allora amico che- oi che brutta cera'' Niall si avvicinò a me con il suo solito sorrisone, che venne spento da una mia occhiataccia piena di lacrime e derisione. 

''Lascia stare biondo, sono stato licenziato'' sputai di punto in bianco, dopo il silenzio che si era innalzato tra di noi. Lo vidi sobbalzare e reggersi la cartellina al petto, sgranando sempre più gli occhi azzurri come non mai, al realizzare la mia cruda affermazione.

''M-ma come, lui-lui non può farti questo, lui sapeva!'' Mi strinse una spalla con una mano. Già, lui sapeva, tutti qui lo sanno, ma a quanto pare al Signor Cooper non interessa.

''Si lo so, dispiace anche a me'' sospirai, gettando fuori l'aria con forza, facendogli segno di seguirmi nel mio piccolo e già malinconico ufficio privato e solitario.

''Che farai ora?'' Chiese con una nota palese di ansia nella sua voce.

''Non ne ho idea'' risposi, gettando uno sguardo alle pareti e poi alla mia postazione, piena di quadretti e penne.

''Puoi sempre lo sai- puoi sempre venire da me o da Liam, ti vogliamo bene Louis, lo sai'' mi colpì amorevolmente la spalla con un leggero pugnetto, facendomi ridacchiare sommessamente, mentre afferravo il cappotto e tutto il necessario.

''Lo so, vi voglio bene anch'io..però sai che cioè- io non posso'' abbassai lo sguardo pochi attimi, prima di indossare il cappotto.

''Non dire sciocchezze, sei tu che non vuoi'' si lamentò alzando gli occhi al cielo, spostando la cartellina di un rosso trasparente dalla parte all'altra delle mani.

''Ho quasi trent'anni, mi sentirei un fallimento e poi questo posto-io-io- avevo programmato di andarmene da New York un bel po' di tempo fa..'' ammisi a bassa voce, avvicinandomi a lui dinanzi la porta semichiusa dell'ufficio, sentendo un gonfiore al petto alla vista della lieve tristezza sul viso del biondo.

''Ti manca..ti manca davvero tanto'' ammise lui per me, ricevendo comunque un accenno del capo.

''Noi- noi ci rivedremo vero?'' Chiese, facendomi comparire una smorfia di dolore e delusione. Non sono abbastanza forte, per questo sono deluso da me stesso.

''Sì'' affermai, annuendo più volte con il capo. Ci guardammo entrambi, indecisi su qualsiasi azione che non ci avrebbe fatti scoppiare entrambi.

Lost Boy.|| Larry Stylinson.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora