Capitolo 8.

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Non sentivo assolutamente nulla, avevo una sorta di cappuccio in testa, dunque non riuscivo nemmeno a vedere. Avevamo camminato parecchio, aveva aperto parecchie porte ed ora mi trovavo qui, seduto su una sedia, nemmeno il suo respiro che prima percepivo, era presente nella stanza, magari ero solo.

''Sei ancora vivo?''

Ecco, mi sbagliavo.

Non risposi, la mia gamba che si muoveva freneticamente era già una risposta. Non mi avrebbe ucciso, da quanto stavo capendo ero troppo importante, mi volevano vivo.

Ma avevo paura, mi mancava.

''Ti ho fatto una domanda'' disse, ed io annuii semplicemente. Poi un botto mi fece sobbalzare. Sentii chiaramente il suo respiro spezzarsi ed i movimenti frenetici del suo corpo, lo spostamento veloce delle mani per trovare qualcosa, movimenti di oggetti..

''Non osare nemmeno a scappare, chiaro?'' Ricevette nuovamente come risposta un debole assenso, poi la porta si chiuse. Le mani legate tra loro erano tremendamente sudate, le palpebre pesanti e la gola stretta. Il nodo continuò a stringersi quando udii distintamente spari di pistole.

Urla, tante urla. Voci maschili che sgridavano comandi e minacce, contro chi sparavano? Harry stava bene? Sparavano contro di lui?

Gli spari si fecero sempre più vicini, passi pesanti e poi la porta venne spalancata. Schiusi le labbra alla ricerca d'aria, mentre i miei occhi erano inghiottiti dal nero del tessuto attorno al mio viso. Una presa leggera al cappuccio sotto al mento fece strabuzzare i miei occhi, il copricapo venne lanciato via.

''Ciao'' Harry era a pochi centimetri dal mio viso sconvolto, sentivo le guance rosse e gli occhi liquidi, i capelli sicuramente un disastro. Lui aveva le labbra color ciliegia distese in un sorriso, i vestiti sporchi di sangue e le mani fredde mentre slegavano le mie.

''Stai bene? Ti hanno fatto qualche domanda?'' Parlò con calma, come se nulla fosse successo.

''Si, sto bene e no, non..non mi hanno chiesto nulla'' portò un braccio attorno la mia vita e mi fece alzare, spostando poi con una mano i capelli appiccicati alla mia fronte.

''Sono felice che tu stia bene'' disse, prendendo a camminare trascinandomi con lui.

''Tu come stai?'' Superammo la porta, e tentai di non guardare i cadaveri sul pavimento.

''Sono vivo'' rispose fiero, toccando con un dito il suo orologio una volta che fummo fuori. L'immagine di un uomo dalla carnagione scura fu proiettata dall'aggeggio, il nome scritto a caratteri cubitali.

Aday Basilio, trentasette anni.

''Lui invece, non lo sarà per molto'' disse, dando un altro tocco al Crimewatch, spegnendolo.

''Chi è?'' Domandai, quando riprese a camminare.

''Te lo spiego a casa, prendi il telefono, è nella tasca sinistra'' 

Mi calai lievemente per arrivare alla tasca.

''Quella è la destra'' ridacchiò.

''Scusami, ecco'' glielo porsi, e lui compose velocemente un numero telefonico, portandosi poi il cellulare all'orecchio.

''Qui agente Styles, mi serve urgentemente un'auto, speditemela a queste coordinate'' e attaccò.

''La tua auto che fine ha fatto?''

''Distrutta'' disse serio in volto.

Passarono pochi attimi.

''Harry?''

Lost Boy.|| Larry Stylinson.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora