~Capitolo quindici~

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Una giovane Fei sostava lungo un ruscello costeggiato da prosperosi alberi di ciliegio in fiore. I loro petali rosei cadevano danzando nell'aria, anche se c'era qualcosa di innaturale nel loro volteggiare. Era come se non si posassero mai sul suolo ma continuassero a roteare nell'aria malinconici.
Un ragazzo bellissimo le si accostò. Anche Fei era molto bella, una ragazza dai lunghi capelli raccolti e le labbra dipinte di rosso, ma lui splendeva di una bellezza unica, aveva il sorriso di un angelo.
'Papà' lo chiamò Youn.
Era suo padre quel giovane ragazzo?
Li vide tenersi teneramente per mano e guardare il ruscello che scorreva in una quieta calma.
'Mamma?' Esclamò Youn, ma nessuno dei due la sentiva. Continuò a chiamare ancora e ancora, ma la scena sembrava allontanarsi da le sempre di più.
Finché non rimase soltanto il buio e l'oblio, allora Youn si svegliò.

Si ritrovava in una piccola stanza, scarsamente ammobiliata, e nonostante l'umidità e il freddo che percepiva, si sentiva bene.
Accanto a lei sedeva Jackson, un po' patito ma vivo e felice di vederla.
-Jackson!- per poco non si strozzò per dirlo.
-Youn stai calma!- la ammonì lui.
-Sono qui.- la rassicurò.
Youn sembrava sul punto di piangere.
-Stai bene... stai bene...- si ripetè per tranquillizzarsi.
-Che ci fai qui?- chiese Jackson.
-N-non lo so, ma siamo insieme.-
Youn aveva l'espressione serena adesso, come se fosse arrivata a destinazione, eppure erano chiusi entrambi in una piccola stanza su un semplice letto grigiastro.
-Jackson! La tua caviglia!- esclamò Youn.
Lui guardò la propria gamba con disinvoltura, era scalzo ma un piede da cui era stato rimosso il calzino era completamente fasciato, ma sembrava gonfio e la pelle scoperta della gamba era rossa e lucida.
-Ah, non è niente.- farfugliò lui.
-Pensi di riuscire a correre con quello?-
-Youn...- fece lui.
Ora che lo guardava bene Jackson era diverso dal solito. I suoi capelli non erano sistemati come al solito e sul mento e intorno alla mascella stava crescendo un accenno di barba che lo faceva sembrare bluastro.
E i suoi occhi erano lucidi e stanchi.
-Jackson... stai bene?-
-Certo.- confermò lui.
-Mai stato meglio! Adesso pensiamo a come farti uscire da qui .-
La toccò, era incredibilmente caldo.
-Hai la febbre?- chiese la ragazza.
Si sporse a toccargli la fronte. Bruciava.
-Non ne so molto di medicina, ma penso che tu abbia la febbre.-
Jackson ridacchiò come se nulla fosse.
-Ma che febbre. Sono solo caldo perché ci sei tu.- disse sporgendosi su di lei.
-Jackson stai delirando...- commentò lei.
Jackson si era avvicinato a lei ma le forze gli erano mancate e si era invece coricato sul letto.
Youn lo fece stendere accanto a lei su un fianco.
-Jackson riposati un po'.- gli disse. Era evidente che il ragazzo non avesse dormito per lasciar riposare lei. Jackson si addormentò subito, esausto.
Lei si sdraiò girata dall'altra parte.
Le loro schiene si toccavano. La ragazza sentiva quella di Jackson alzarsi e abbassarsi mentre il ragazzo respirava. Sentirlo respirare contro la sua schiena la faceva emozionare.
Infine, anche se un po' incerta di girò per guardarla. Jackson aveva una schiena grande, muscolosa sotto la maglia aderente e ben proporzionata.
Youn era stata tanto in pensiero per lui, non poteva credere di poterlo vedere di nuovo, così distese le braccia passandoglielo sotto quelle di lui e lo abbracciò, nascondendo il viso arrossito tra le sue scapole.
Così si addormentò anche lei.

Da quando Minjeen le aveva parlato e aveva cominciato a starle vicino, la vita di Jiyun era cambiata.
Ebbe il coraggio di rileggere la lettera che tempo prima Mark le aveva scritto.
Se avesse raccontato alle sue amiche, quelle che aveva avuto prima che tutto finisse, che un idol coreano le aveva scritto una lettera, non ci avrebbero creduto.
Pensò che era pronta per rispondere degnamente a quella lettera. Anche se le parole non riusciva ancora a vederle con chiarezza.
Ma c'era qualcosa di ancora più importante che doveva fare.
Quando incontrò Jiho nel centro di Seoul, il cielo si era rischiarato un poco e il ragazzo era accompagnato da un gruppo di ragazzi che non aveva mai visto prima.
Li scrutò un poco da dietro la spalla di Jiho.
-Ti stai chiedendo chi sono loro vero?-
Lei annuì.
-Amici, non preoccuparti per loro. Hai pensato alla mia proposta?-
-Si... ci ho pensato.- mormorò lei arrossendo.
Cosa avrebbe pensato Jiho sentendola parlare?
Il ragazzo non si mosse. Nel frattempo i suoi cosiddetti amici lo tenevano d'occhio dietro di lui.
-Cos'hai deciso? Ho il tuo permesso?-
-Volevo chiederti... per quale motivo vuoi ucciderlo.-
Jiho abbassò lo sguardo come per cercare una risposta convincente.
-Lo faccio per me. Non posso vivere sapendo che lui vive e respira. Ma non potevo uccidere tuo fratello senza il tuo permesso.-
-Io... non lo considero più mio fratello. Ma vorrei che tu ti prendessi più cura della tua vita e non ti mettessi in pericolo così.- disse lei.
-La mia vita ha così poca importanza, dopo quello che ho fatto...- fece lui con noncuranza.
-Come puoi dire così?-
-Ho fatto una cosa terribile a Youn e l'unico modo per sentirmi meglio con me stesso e vendicare te. A te posso dirlo perché sei la mia migliore amica.- ammise lui.
-Jiho...non posso accettare che tu possa buttare via la tua vita.- insistette lei triste.
-Devo dirti una cosa, ma devi giurarmi non dirla mai a nessuno. Specialmente non alla mia Minjeen.-
-Te lo giuro.-
-Io...-

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