~Capitolo terzo~

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Nel momento in cui lasciò Busan, Taeyoun sapeva che la sua vita avrebbe subito un ulteriore cambiamento. L'aria marittima della città portuale più importante della Corea, sapeva di cambiamento, di novità ma anche di guai.
Il treno ad alta velocità sfrecciava sui suoi binari, mentre la voce registrata degli altoparlanti annunciava l'arrivo a Icheon, dove Youn sarebbe scesa.
Messi i piedi sulla banchina, Youn si ritrovò sola. Il treno dietro di lei ripartiva, davanti a lei un'altro stava riprendendo la sua corsa diretto chissà dove, mentre centinaia di persone si accalcavano lungo le banchine. Era un mondo così affollato che, ironicamente, la faceva sentire veramente sola. Minjeen tornava a Seoul, così come Jackson. Mentre lei ritornava nella sua casa paterna a Icheon. Rilesse, seduta su una panchina della stazione lungo i binari, la lettera del padre.
Voleva che tornasse a Seoul, per poter proseguire gli studi.
Come poteva essere sicuro di riuscire a proteggerla?
Taeyoun non aveva paura, ma fino a quel momento, nella sua intera vita, aveva sempre lasciato che gli altri credessero di poterla proteggere. Lasciava che la mamma la venisse a prendere a scuola e la tenesse per mano quand'era piccola, lasciava che Jackson la facesse camminare dal lato del marciapiede anziché dal lato della strada, lasciava che Taehyung le rimboccasse le coperte, anche se erano già state rimboccate. Sapeva che erano gesti non necessari per lei, tanto quanto lo erano per le persone intorno a lei. Ma per suo padre, era tutto diverso. Era stato affidato a lui, l'uomo che l'aveva abbandonata, il compito di proteggerla.
-Taeyoun.-
-Nonna.- rispose la ragazza alzando lo sguardo.
-Ti sei divertita?- chiese la signora sedendosi accanto a lei.
C'era anche il nonno, silenzioso come al solito.
-Si, molto.-
-Però mi sembri triste... che succede?-
-Forse è che... mi manca Seoul.-
La nonna annuì comprensiva.
-Sai quanto io e il nonno vorremmo tenerti con noi, però il tuo posto è a Seoul, lo sappiamo.-
Youn la guardò commossa.
Abbracciò la nonna e poi si alzò per fare lo stesso col nonno.
Questo suggellava la decisione, ancora più forte, di tornare a Seoul.

Quella stessa sera Youn telefonò alla propria madre. La donna non era assolutamente felice della scelta di Youn. Non voleva tornasse a Seoul da sola, anche se ormai erano mesi che la vita della ragazza era tornata ad essere tranquilla e monotona come quella di qualsiasi ragazza.
Da quando il suo patrigno, l'uomo che sua madre aveva deciso di sposare e da cui erano nati due bambini, era scomparso misteriosamente, la vita di Taeyoun era diventata tumultuosa e frenetica. Aveva vissuto un inverno tremendo, ma aveva anche guadagnato maggiore sicurezza in se stessa e soprattutto l'interesse ricambiato del ragazzo che amava, Jackson.
Ora poteva sedere invece tranquilla nella veranda dei suoi nonni paterni, dove suo padre era cresciuto e vissuto. Un padre, che non era stato presente nella sua vita come non lo era in quel momento in cui la ragazza si perde nei suoi pensieri verso di lui.
-Tesoro, dobbiamo dirti una cosa.- annunciò la nonna entrando nella veranda.
-Nonna... - Youn si allarmò.
-Non c'è da preoccuparsi troppo. Ma è da giorni che tuo padre non si fa più vivo. Volevamo solo farti sapere che è stato via anche per mesi, perciò è normale.-
La nonna aveva l'aria di essere una persona rassegnata all'idea di non poter avere più nessun diritto nè influenza sul proprio figlio.
'Non mi stavo preoccupando.' Avrebbe voluto rispondere, ma pensò che la nonna avrebbe potuto trovare anormale la sua indifferenza nei confronti del padre.
Dava per scontata la sua assenza, era solo curiosa di sapere per chi lavorasse, e i nonni non avevano saputo darle una risposta.
-Ci ha detto di darti questa, nel caso fosse mancato per più di una settimana. Si è raccomandato di dirti di non mostrare a nessuno ciò che troverai nella busta, e di usarla con giudizio e solo per te stessa. -
'Che cosa sarà mai?'
Taeyoun, finalmente sola in camera sua. Aprì l'ennesima lettera che le aveva lasciato il padre.
Conteneva una carta di credito, una mappa e altre scartoffie tra cui articoli di giornale.
Taeyoun lesse diverse indicazioni scritte a mano dal padre. Aveva una scrittura molto elegante e precisa. I caratteri erano ordinati e chiari, posti ai lati della mappa o sui fogli.
Sembrava che l'uomo cercasse di informare Taeyoun di qualcosa, qualcosa che non avrebbe potuto semplicemente dirle a voce. Una lista di nomi compariva in fondo al plico di fogli. Vicino ad ogni nome era stata segnata una data ed un simbolo, riportato di conseguenza anche sulla mappa in vari punti.
Si trattava della cartina di una parte della Corea del Sud, comprendente Seoul ed Icheon, ma anche altre città.
'Cosa significano queste cose?' Si chiese.
Le istruzioni chiedevano a Youn si cercare ognuna delle persone indicate nei giorni e nei luoghi stabiliti, a Seoul. La carta di credito era l'appoggio economico del padre e poteva usarla a sua discrezione, gli altri documenti prestavano accurate descrizioni su vari luoghi pericolosi e non di Seoul. Era tutto un immenso enigma che si dislocava nella città di Seoul come una ragnatela.
I segreti della città più importante della Corea erano stati riportati accuratamente dal padre ed ora erano là a sua disposizione.
Ed ecco che, sopra la foto di una misteriosa ragazza, ricavata da un foglio di giornale, vi era scritto:
'Il perché sono diventato Leon'.
Cosa poteva significare?

Cosciente delle informazioni che il padre le aveva fornito, Taeyoun tornò a Seoul.
Per i primi tempi avrebbe dormito da Minjeen, nella camera inutilizzata che era stata di Joonil, il fratello della sua migliore amica.
Poi si sarebbe trovata un dormitorio per studenti o un appartamento economico.
-Youn!- esclamò Jackson saltandole addosso.
-Jackson così la soffochi.- lo ammonì Jb ridacchiando.
-Sei venuta a salutarci!- continuava Jackson.
Sembrava un cagnolino che le stava facendo le feste.
Youn sorrideva, rossa in viso più che mai.
Aveva sentito la mancanza dei Got7, che ormai considerava suoi amici.
Aveva visto moltissime volte i ragazzi fare le prove delle loro coreografie, soffermandosi ad osservare Jackson.
-Ciao a tutti!- salutò Youn facendo un piccolo inchino.
-Seoul non è stata la stessa senza di te.- disse Jb educato.
-Anche voi mi siete mancati.-
-Diamo una festa in onore di Youn!- propose Jackson allegro.
-Una festa? È un'idea idiota.- disse Mark. Sembrava scocciato e per nulla felice di rivedere Youn.
Mark, il ragazzo più grande, con un viso così dolce ma allo stesso tempo estremamente triste, si alzò e se ne andò.
-Che succede a Mark?- disse La ragazza guardandolo allontanarsi.
Jackson alzò le spalle.
Jb sospiró, mentre gli altri si guardavano le scarpe.
-Jackson, non avresti dovuto...- incominciò Jb.
-Si lo so.- lo interruppe l'altro.
Adesso Jackson sembrava assorto nei suoi pensieri.
Jackson e Taeyoun passarono il pomeriggio insieme.
Si misero insieme seduti alla tastiera nell'aula di canto, strimpellando i tasti.
Jackson provò a cantarle una canzone melodica, e anche se a volte stonava leggermente negli acuti, la sua voce era bellissima e soave.
Taeyoun canticchiava insieme a lui, troppo timida per poter mostrare la propria voce senza lui che la copriva con la propria.
Jackson aveva le labbra umide mentre cantava, Youn continuava a fissarle con attenzione.
-Perché mi guardi le labbra?- le chiese improvvisamente destandole dai suoi pensieri.
-Io... non ti stavo fissando.-
Jackson si chinò su di lei avvicinandosi al suo viso. La ragazza deglutì sentendo un' improvvisa sensazione di calore sulle guance.
-Ora sei tu a fissarmi però.-
-Sto cercando di capire se si vede qualcosa nei tuoi occhi quando menti.- rispose Jackson socchiudendo gli occhi scuri.
-E vedi qualcosa?- fece lei.
Sentiva le proprie labbra tremare verso le sue, ma si obbligò a resistere a quel desiderio che le stava fuggendo di mano.
-Youn... io... io non posso.- disse ad un certo punto il ragazzo.
Si alzò abbandonando la stanza con Youn che lo guardava sconcertata.

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