~Capitolo ventisei~

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Taeyoun guardò una nuvola librarsi nel cielo, il suo spostarsi lento e pigro era quasi impercettibile, eppure la sua forma piano piano stava mutando completamente.
-Signorina, mi potrebbe aiutare col palloncino?-
Taeyoun abbassò lo sguardo verso un piccolo bambino, aveva delle guance paffute e il sorriso sdentato.
La ragazza spostò dunque lo sguardo verso l'albero su cui era impigliato il palloncino blu del bambino.
Ma qualcuno lo stava già salvando dai rami.
Jackson.
-Grazie signore!- sorrise il bambino e scappò via correndo con il proprio palloncino.
-Mi ricorda qualcuno.- disse il ragazzo avvicinandosi a Youn.
La ragazza trattenne il fiato. Da quanto tempo non lo vedeva. Le sembrava di essere in un sogno ormai, uno dei tanti che aveva fatto.
L'ultima volta che l'aveva visto, Jackson non poteva parlare, e l'ultima volta che gli aveva parlato era stato alla sua festa di compleanno.
Era passato un mese da allora.
-Perché fai quella faccia? Sembri smarrita.- disse Jackson sorridendole.
-Pensavo tu fossi arrabbiato con me.-
-Cosa? No non lo sono. Sono soltanto geloso se parli con gli altri ragazzi. È così sbagliato esserlo?-
Taeyoun si guardò intorno riflettendo.
-Non lo so. Ma non ha alcun senso che tu lo sia.-
Jackson non poteva dirle che gli avevano consigliato di non vederla più, non poteva dirle che starle accanto significava rischiare la propria vita. Eppure era lì, a dispetto della cosa più logica da fare.
-Faccio tante cose che non hanno senso.- rispose infine, senza sapere esattamente a cosa si riferisse.
-Ad esempio ora ho voglia di gelato anche se sembra stia per piovere...-
Taeyoun alzò gli occhi al cielo, solo qualche minuto prima aveva osservato una piccola nuvola che si stava lentamente spostando, ed ora molte altre l'avevano raggiunta come agnellini di un gregge. Nel distretto di Mapu, a Seogyo-dong era stata aperta una graziosa caffetteria specializzata in yogurt e gelato.
Taeyoun non aveva mai avuto l'occasione di provarla eppure nel solo vederla decise di andarci ogni giorno della sua vita.
-Tu conosci tutte le migliori gelaterie della Corea, ma come fai?-
Jackson sorrise compiaciuto.
-È che mi piacciono i dolci.- spiegò con fierezza.
'È in questi momenti che vorrei rinascere come una torta gelato' pensò la ragazza sospirando.
Mentre gustavano il loro rispettivi gelati, alcune ragazze liceali si avvicinarono a Jackson.
Cominciarono a gridare il suo nome attirando la presenza di tutti.
-Ti prego! Facci un autografo!-
-Una foto!-
-Anch'io!-
-Jackson ti amo!-
-Jackson dov'è Jb?-
Il ragazzo cercò di accontentare le fan imbarazzato, le quali però, dopo l'adrenalina e l'emozione iniziale per aver incontrato il proprio idol, si accorsero di Youn.
La ragazza aveva cercato per tutto il tempo di nascondersi dietro il proprio gelato, schiacciandosi contro il vetro della gelateria.
Alcune ragazze la insultarono, un'altra le spiaccicò il gelato sulla testa.
Jackson si fece largo tra quelle ragazze impazzite e tirò via Taeyoun con forza.
La ragazza era rimasta sconvolta, si lasciò portar via da Jackson, lanciando un'occhiata fulminante alle ragazze che gridavano alle sue spalle.
Queste cercarono di seguirli, ma vennero trattenute dal proprietario della gelateria.
Nel frattempo, come se non bastasse, aveva cominciato anche a piovere.
Un fulmine squarciò il cielo.
Taeyoun emise un gridolino soffocato al suono del tuono.
-Che fifona.- commentò Jackson.
-Stai tranquilla c'è Jackson che ti protegge.-
Un'altro tuono ancora più forte, fece sobbalzare Jackson.
Youn scoppiò a ridere.
-Chi è il fifone adesso?-
I due ragazzi si addentrarono in un vicolo deserto, al riparo dalla pioggia.
-Hai del gelato in testa.-
-È colpa tua.-
-Potevi schivarlo.-
-Mi hai presa per un ninja?-
Jackson, appoggiato con la schiena contro il muro, allungò la mano oltre il loro riparo cosicché alcune gocce di pioggia gli caddero sul palmo.
-Che schifo. Era al mango.- singhiozzò la ragazza esaminandosi i capelli appiccicosi.
-Adesso profumerai di mango per tutto il giorno. Vieni a farti la doccia al dormitorio.- propose lui.
-Cosa? Non ci penso proprio!- disse seccamente lei arrossendo.
-Niente di malizioso, ma non è il caso di andare a casa di Minjeen ridotta così.-
Taeyoun si fermò a pensarci.
-Non so...-
-Guarda che abbiamo anche noi la
chiave del bagno!-
-Pensavo vi faceste la doccia tutti insieme.-
-Non ho detto che la usiamo.- scherzò lui.
Taeyoun rise.
-Sei un idiota!-

Ci furono diversi momenti della giornata in cui Niro provò l'istinto di voler intervenire nella vita di Youn.
Prima di tutto quando alcune ragazze le appiccicarono un gelato intesta, o quando Jackson le propose di andare a fare la doccia al suo dormitorio.
Però si trattenne. Vedeva felicità negli occhi di Taeyoun. Per quando potesse piovere nella sua vita, quand'era con Jackson sembrava finalmente felice senza riserve.
Chissà se i giorni felici di Youn sarebbero finiti d'un tratto.
Era da quasi due mesi che la seguiva, da quando la ragazza era tornata Seoul, era stato la sua ombra. Aveva osservato i suoi momenti di debolezza, di tristezza o di gioia, l'aveva vista trattenere il pianto, riflettere e prendere decisioni impulsive e pericolose. Quel carattere all'apparenza freddo e distaccato, ma così legato al proprio amore e alla sua famiglia, gli fece pensare ad Iseul.
Aveva amato una sola ragazza nella sua vita e chi altri poteva essere se non lei.
L'aveva conosciuta quand'erano ragazzini alle lanterne.
Lei era la figlia di un membro onorario dell'organizzazione, morto suicida, e aveva un atteggiamento brusco e inadeguato.
Lui cercava solo di divertirsi in un mondo che gli aveva negato molte cose.
Divennero amici e mai qualcosa di più.
Il nome di quella ragazza aveva vibrato nel suo cuore offuscandogli ogni pensiero da quando aveva quindici anni.
Eppure adesso, vedeva con chiarezza quanto non sarebbe stato possibile averla per sè. Suo fratello era stata più furbo, si era rivelato più idoneo a una come lei.
Finiva sempre per pensare a lei, ma questa volta qualcosa lo destò dai suoi pensieri. Quando avrebbe detto a Youn che i suoi nonni erano stati uccisi? Come avrebbe potuto dirgli che non esisteva più una casa paterna a cui tornare? Che era stata bruciata fino all'osso, e che tutti i ricordi di suo padre non esistevano più?
Mentre la ragazza era ad Hong Kong, Hyungjae gli aveva parlato.
-Temo che il Mae sia impazzito. Non riesco più a riconoscerlo... o paura che stia commettendo gravi crimini. Devi stare attento, specialmente a Zero.-
-Mi fa estremamente ridere il fatto che volevi uccidermi ed ora sei qui ad avvertirmi come se non sapessi guardarmi le spalle da solo.-
Hyungjae alzò le spalle.
-Non voglio rischiare che sia qualcun altro ad ucciderti se non io. E mi dispiace per quella famiglia.-
-Come mai questo cambiamento di programma? La vita da mafioso ti sta stretta? O sei stufo di passare le vacanze di natale da solo?- chiese Niro aggrottando le sopracciglia.
-Iseul mi ha chiesto di salvare quella ragazza. Si sente in colpa per aver rivelato al Mae informazioni sulla sua famiglia. E vorrebbe rimediare.-
-Perché... perché le ha rivelate se non voleva dirle.-
-Il Mae l'ha torturata. Zero le ha... reciso i tendini di braccia e gambe.-
Hyungjae stringeva i pugni lungo i fianchi e digrignava i denti.
I ginocchi di Niro furono sul punto di cedere, ma si costrinse a non cadere per terra, almeno non davanti al fratello minore.
Gli mise invece una mano sulla spalla, senza dire nulla. Forse era la prima volta che cercava di confortare suo fratello in quel modo. Rimasero così, firmando una silenziosa resa.
Qualche giorno dopo Niro, appurando dell'assassinio dei signori Lee, genitori si Leon, si recò nella loro città per ispezionare i resti della casa.
Sperò solo che Youn non avrebbe mai avuto l'occasione di vedere quello scempio.
Della casa non rimaneva quasi più nulla.
Le porte erano bruciate, le finestre si erano frantumate esplodendo, l'intonaco aveva ceduto e la carta da parati a fiori erano bruciate.
Il pavimento di legno non esisteva più, e anche le scale erano bruciate, ne rimanevano solo alcune parti inagibili.
Niro recuperò una foto dei due anziani signori, che si era miracolosamente salvata e la mise in tasca, per darla a Youn.
Gli si strinse il cuore guardando quella desolazione.
Il fuoco è come una bestia famelica ed affamata che mangia qualsiasi cosa, non solo le cose materiali, ma anche i ricordi contenuti in essi.
Se l'ossigeno è la vita, il fuoco è il mostro che la distrugge.
Dopo un simile incendio non era rimasta che cenere e il tetro scheletro di una casa grigia, che un tempo aveva avuto un roseto e un tetto verde.
Niro si chiese come sarebbe finita quella storia, e se la famiglia di Youn avrebbe trovato prima i poi la pace.

Curiosità:La gelateria frequentata da Youn e Jackson è chiaramente Yogorino!! Esiste davvero e la cosa più interessante è che si tratta di una gelateria Italiana che ovviamente esiste anche in Italia! A Seoul il testimonial ufficiale è Zico dei Bl...

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Curiosità:
La gelateria frequentata da Youn e Jackson è chiaramente Yogorino!! Esiste davvero e la cosa più interessante è che si tratta di una gelateria Italiana che ovviamente esiste anche in Italia!
A Seoul il testimonial ufficiale è Zico dei Block B!

My Declared Love [Jackson Wang] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora