~Capitolo ventidue~

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Gli occhi di Jackson erano chiusi, sigillati in chissà quale sogno, le ciglia lunghe facevamo ombra sulle guance, lisce e pallide.
Taeyoun deglutì mentre la sua mano si allungava piano verso il viso di Jackson.
Accarezzò il contorno dello zigomo del ragazzo con le punte della dita.
Jackson era attaccato alle flebo, dolcemente addormentato sul lettino dell'ospedale.
La spalla sinistra e parte del petto erano fasciati con diverse bende, laddove il proiettile lo aveva trapassato.
-Per poco non colpiva il cuore.- commentò Jb entrando nella stanza.
Taeyoun aveva le lacrime agli occhi. Voleva buttarsi su di Jackson e piangere, eppure stava immobile incapace di muoversi.
-Gli avevo detto di non aver tempo per lui... - mormorò.
-Youn, non potevi sapere che qualche pazzoide avrebbe...- le parole gli mancarono.
Non c'era nessun membro dei Got7 o dello staff della JYP che non fosse rimasto sconvolto dall'accaduto. Il fandom era praticamente impazzito alla notizia del tentato omicidio di Jackson. La notizia stava spopolando e le fan allarmate avevamo cominciato a inviare lettere alla casa discografica.
Persino Youn cominciava a chiedersi chi potesse essere stato, e se in qualche modo centrava lei in quella storia.
-Quando pensi che si sveglierà?-
Jb scosse la testa.
-Non lo sappiamo, potrebbero volerci alcuni giorni... vi lascio un po' soli.-
Taeyoun si sedette sul bordo del letto prendendo la mano di Jackson, sopra il cui dorso le cadde una lacrima.
Pianse in silenzio godendosi quei pochi minuti insieme a lui.
-Quando ti sveglierai, dovrò andare ad Hong Kong... ma tornerò presto. E d'ora in poi avrò sempre tempo per te.-

Da quando si era operata per rimuovere le tonsille, Minjeen non aveva più visto Jiho.
Il ragazzo sembrava essere impegnato con chissà quale lavoro e la ragazza cominciava a temere che si fosse dimenticata di lei.
Adesso Jiho non abitava più nell'appartamento di lusso accanto a quello di Taeyoun. Sembrava che la vita di entrambi fosse cambiata drasticamente, sia il suo ragazzo che la sua migliore amica avevano subito dei cambiamenti e avevano dovuto fare delle scelte difficili, le loro vite erano state stravolte. Mentre lei conduceva la solita vita protetta dai suoi genitori nella sua bella casa, e sembrava che niente potesse andarle storto.
Ricordava vagamente il quartiere in cui abitava adesso Jiho, e vi si incamminò quasi per gioco.
Sentiva di non poter aspettare un giorno di più senza poterlo vedere.
'Chissà che faccia farà quando mi vedrà' pensava, senza curarsi dell'ambiente circostante.
'Sarà in casa? Forse avrei dovuto portare qualcosa per fargli visita...'
'Sono così silenziose queste strade mettono i brividi'
Di solito Seoul si riconosceva per essere una città affollata e piena di vita, eppure in quelle piccole viuzze non passava quasi nessuno.
'Temo di essermi persa...'
Minjeen aveva vagato per un po', pensando di ricordare la strada che solo un'altra volta aveva percorso per raggiungere casa di Jiho, ma non era così.
Non sapeva dove sarebbe dovuta svoltare, le pareva di star girando intorno.
Cercò di aggiustarsi i vestiti scompigliati guardandosi in una vetrina di un negozio chiuso, cercando di mantenere la calma. Ma l'impressione di essersi persa si insinuò in lei rendendola nervosa.
'Se solo Jiho spuntasse all'improvviso e mi portasse a casa...' lo desiderò intensamente.
A forza di guardare la mappa della città dal telefono, la batteria si era scaricata ed ora Minjeen era più sola che mai, in preda al panico.
'Ma che cosa mi è venuto in mente...'
-Ti sei persa?-
Minjeen si girò.
-No... io...-
L'uomo le sorrise educatamente.
-Non va bene andare in giro nei posti che non si conoscono... -
Minjeen lo scrutò con attenzione, cosa voleva da lei e perché si stava preoccupando?
-Signore, non mi sono persa. La ringrazio.- fece un inchino e si girò per andarsene ma l'uomo le afferrò il braccio.
-Non c'è fretta.-
Fu allora che Minjeen gridò.
-Lasciami!-
L'uomo la tirò a se tappandole le labbra con le mani.
-Non sarà facile scappare, dolce fanciulla. Non sai quanto ho aspettato questo momento.-
Minjeen conosceva quella persona, era lo stesso uomo che giorni prima le aveva raccolto la sciarpa che stava perdendo. Spalancò gli occhi colmi di lacrime e cominciò a dibattersi.
-Ah é inutile che ti dimeni in questo modo. Devo dire che Jiho ha proprio buon gusto. Non vedo l'ora di giocare con te.- rise l'uomo strattonandola.
Minjeen piangeva ma non riusciva ad urlare, Zero la teneva stretta contro il suo corpo, cosa che disgustava la ragazza oltremodo.
Zero cominciò a trascinarla via.
-Cosa diavolo stai facendo?-
Jiho gli corse incontro.
-Ehi amico... arrivi giusto in tempo.- scherzò Zero.
-Lasciala subito.-
Jiho con in mano una pistola minacciava Zero, puntandogliela dritta in fronte.
'Una pistola?'
Zero scoppiò in una fragorosa risata.
-Cerca di avere più cura delle tue cose.- disse e lanciò la ragazza contro Jiho come fosse un oggetto.
Il ragazzo la strinse a sè, riponendo  nella tasca l'arma.
Mentre si assicurava che la ragazza stesse bene, Zero se ne andò come se nulla fosse.

Jiho portò Minjeen a casa propria.
-Che ti è saltato in mente? Poteva ucciderti! Non devi mai più avvicinarti a quella persona.- la rimproverò.
Minjeen scoppió a piangere.
-Mi dispiace io... volevo solo vederti.-
-Sei una ragazza stupida e irresponsabile, mi sono spaventato a morte.-
Anche se le sue parole e la sua voce avevano in tono duro e severo, i suoi occhi erano lucidi.
Cercò di tenersi lontano da Minjeen, ma lei era lá, così piccola, che si stringeva addolorata nelle spalle.
Cercava di non piangere eppure le lacrime continuavano a sfuggirle.
Tremava ed era pallida come un cencio.
Non riusciva a capire per quale motivo Jiho la trattasse così male, si sentiva così miserabile e si vergognava di piangere come una bambina. Ma poi Jiho la circondò con le braccia accarezzandole la testa e i capelli.
-Non piangere più, va tutto bene. va tutto bene.- le sussurrò all'orecchio.
La baciò teneramente, tenendole il visino tra le mani, mentre coi pollici le accarezzava le guance paffute, asciugandole le lacrime.
Minjeen si rilassò. Il suo corpo sembrava andare verso quello di Jiho quasi autonomamente, mentre il loro bacio si faceva più intenso, a tratti feroce.
Jiho non aveva mai usato tale passione nel baciarla. Era così trasportato nel muovere le labbra su quelle di lei, che sembrava non accorgersi di nient'altro.
Il suo bacio faceva male. Eppure lei lo lasciò fare, ricambiando con tutto il suo amore.
-J-Jiho.- mormorò quando lui le morse le labbra.
Le dolere tra i denti di lui, ma se ne dimenticò presto quando il ragazzo le passò una mano dietro la schiena facendogliela inarcare leggermente.
Fece abbassare la ragazza, in modo da farla sdraiare sul divano.
Fu subito su lei, continuando a baciarla.
Lei lo stringeva in un misto tra eccitazione e paura.
Il ragazzo non riusciva a fermarsi, sentiva il corpo della ragazza sotto il suo, sentiva le loro gambe intrecciate così come le loro labbra continuavano a baciarsi.
La ragazza si lasciò andare sul divano, senza opporre resistenza.
Sentiva di amarlo così tanto ed era felice di poterlo vedere.
Poi sentì una lacrima calda che era sfuggita da Jiho, scivolarle sulla guancia.
Adesso capiva perché aveva reagito così, era stata così avventata e lo aveva fatto preoccupare tantissimo.
Ma ora era lá, sotto di lui, e non sarebbe andata mai via, per nessun motivo al mondo.

Cari lettori e lettrici vi ringrazio per aver letto anche questo capitolo :) Ho trovato una fanart bellissima di Zico che volevo condividere con voi

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Non so perché ma mi piace un sacco!!!

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