~Capitolo trentadue~

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-Min, che ci fai qui?-
Jiho guardò la sua ragazza sull'uscio della porta, aveva un'espressione preoccupata e triste allo stesso tempo.
-Non troviamo più Taeyoun.- mormorò la ragazza in preda all'agitazione.
-In che senso?- chiese il ragazzo perplesso.
Come poteva essere sparita nel nulla?
-Non riesco più a contattarla, è tutto il giorno che ci provo inutilmente, e stamattina quando mi sono svegliata non c'era.-
-Aspetta un secondo, entra in casa e calmati.-
Jiho la fece sedere sul divano.
-Vuoi un po' d'acqua?-
La ragazza scosse la testa.
-Ti prego aiutami a trovare Youn.-
Jiho la guardò con comprensione. Era felice di sapere che Minjeen si era rivolta a lui per primo. Inoltre forse era davvero l'unico che poteva trovarla.
Se il Mae aveva catturato la ragazza, sicuramente sarebbe stato in grado di saperlo.
-Non preoccuparti Min, ti aiuterò. Troveremo Taeyoun.-
Minjeen annuì piano con la testa, stringendosi le mani in grembo.

Una mattina soleggiata di fine maggio, Fei ricevette una chiamata da un numero sconosciuto.
Accarezzò la testa del piccolo Minho, lasciandolo giocare con alcuni giocattoli di peluche e andò a rispondere.
-Pronto con chi parlo?-
-Fei.-
Quella voce la trafisse allo stomaco come una lama tagliente.
Trattenne il fiato mentre un senso di nausea si impadroniva di lei.
-Mamma stai bene?- chiese il piccolo Taehyung.
La donna annuì accennando un debole sorriso.
-Sono io.- disse la voce al telefono.
-Lo so. So chi sei.-
Quella voce grave e rauca non poteva dimenticarla nemmeno volendolo.
Deglutì asciugandosi il sudore freddo che le imperlava la fronte.
-Cosa vuoi da me?- domandò la donna.
-Non ti chiamerei per nient'altro se non per Taeyoun.-
-Ti avevo detto di chiamarmi solo se lei...-
-No, lei sta bene. Per ora.-
-Che le è successo?-
-Possiamo incontrarci?-
La donna impallidì nuovamente.
-Non sono a Seoul...-
-Verrò io.- disse l'uomo.
La donna esitò ma alla fine fu costretta ad accettare.

Jackson si sedette sul proprio sedile e guardò fuori dal finestrino. Il sole stava tramontando dietro l'orizzonte dipingendo la pista di atterraggio dell'aereoporto di Seoul d'un intensa luce arancio.
I Got7 erano pronti per il decollo che li avrebbe portati verso Taiwan.
Erano tutti emozionati all'idea di partire, eppure Jackson sembrava assorto nei suoi pensieri.
-Dov'è il solito Jackson che si mette a strillare perché ha paura del decollo?- chiese Jb avvicinandosi alla spalla dell'amico.
Jackson sembrò destarsi all'improvviso dai suoi pensieri.
-Pensavo... a ciò che sto lasciando a Seoul.-
-Parli di Youn?-
Jackson annuì.
-So che non ami parlare dei tuoi sentimenti... ma lo sai che a me puoi dirlo.-
Jackson sorrise.
-Stai diventando sempre più simpatico.- scherzò.
L'amico gli tirò una spallata.
-Solo perché dormo sempre non vuol dire che non mi accorga di ciò che succede ai miei compagni.-
-Sei preoccupato per me Jb oppa?- lo canzonò Jackson.
Jb lo guardò con severità.
-Smettila di fare il bambino. So che stai pensando alla nostra amica Youn, perché non lo dici e basta?-
L'amico rimase a fissarlo per qualche secondo.
-Non puoi chiedermi di aprirti il mio cuore così all'improvviso.-
-Non voglio mica insistere ma se stai qui sulle tue a fissare il vuoto, ci fai pensare che hai bisogno di parlare con qualcuno.-
-Oppure che ho solo voglia di star solo.- rispose Jackson.
Jb capì che non c'era verso di farlo parlare.
Jackson se la sarebbe cavata da solo in ogni caso, eppure si sentiva male all'idea di non poter fare nulla per aiutarlo. Sapeva quanto fosse difficile per l'amico non poter restare al fianco di Taeyoun ma che era costretto dal proprio lavoro e dai propri obblighi a lasciare spesso la Corea.
Si scusò con Jackson per aver insistito, e tornò a parlare con gli altri.
Jackson guardava il sole nascondersi sempre di più dietro il suolo coreano. Sembrava un lontano ricordo che pian piano si dissolveva mentre la sua luce tentava disperatamente di restare sul mondo, ma invano.
Il ragazzo sospirò.
'Sto dimenticando qualcosa' pensò.
Ed era vero.

Taeyoun camminava al fianco di Niro lungo i corridoi dell'organizzazione, nel girone più esterno.
Varie lanterne blu in cui brillavano alcune fiammelle, decoravano il soffitto facendo sembrare il corridoio un bosco incantato, sulle cui pareti di carta erano stati dipinti alberi in inchiostro nero.
L'arredamento del piano riservato alle lanterne era più povero di quello degli altri gironi, ma conserva la propria eleganza.
Youn ricordava la sala dei draghi, dietro le cui porte aveva conosciuto Mina, il capo dell'organizzazione.
Le scarpe di Niro echeggiavano sul pavimento di legno nero.
-E così ora siamo colleghi.-
-Sì non dovrai più farmi da guardia del corpo.-
Niro alzò il sopracciglio.
-Non vuoi più essere protetta da un bell'uomo come il sottoscritto?-
-Uomo?-
-Lo so mi porto bene la mia veneranda età.-
Taeyoun sorrise debolmente alla battuta.
-Finalmente hai sorriso.-
-Da quando ti prodighi per farmi sorridere.-
-Da quando non mi piacciono i musoni.-
Taeyoun lo scrutò. Non aveva mai visto Niro triste, lo aveva visto arrabbiato o sorpreso, ma il suo abituale sarcasmo e la sua ironia non lo avevano mai abbandonato. Eppure in quei giorni i suoi occhi sembravano un po' più tristi. Anche se lo nascondeva bene.
-In realtà.- disse Niro fermandosi.
-Ce l'ho con te. Non mi sarei mai aspettavo che avresti preso il posto di tuo padre. Mi aveva promesso di farmi diventare capo delle lanterne se avessi protetto la sua cara erede. Ma ora che ci sei tu, Mina potrà scegliere chiunque.-
-Chiedigli di essere tu allora?-
-Non mi ascolterebbe.-
-Ma mio padre lo avrebbe ascoltato.-
-Ovviamente.-
Taeyoun aggrottò la fronte stupita.
-C'è qualcosa che dovrei sapere su mio padre e Mina?-
-Pensi che abbiano una relazione?- rise Niro.
La ragazza lo guardò dubbiosa.
-Anche se ne fossi sicuro non te lo direi.- aggiunse il ragazzo e riprese il suo cammino.
-Ecco la tua stanza. D'ora in poi dormirai qui. Questo non ti vieta di avere altri appartamenti come copertura, ovviamente se puoi permetterteli. Come me.- spiegò il ragazzo.
-Non ho denaro.-
-Pensi che non sarai retribuita un giorno?-
La ragazza alzò le spalle.
'Come se fossi entrata nell'organizzazione pensando ai soldi'. Si disse fra sè la ragazza.
Entrò in quella stanza, la sua prigione d'oro per i prossimi anni della sua vita.

-Fei...-
La sua voce gli si spezzò in gola.
Non riusciva nemmeno a pronunciare il nome di lei senza sentire un fremito al cuore.
Era ancora bella come la ricordava.
Fei, la donna cinese che aveva amato fin da giovane, aveva i capelli raccolti in una crocchia in cima alla testa, gli occhi truccati leggermente e le labbra rosse come il fuoco.
'Quando una donna mette un rossetto rosso...' stava pensando, ma scacciò l'idea.
-L'ultima volta che ti ho vista era nove anni fa.-
-Sì, benché Youn non lo sappia.- disse la donna abbassando lo sguardo.
-É stato quando sei tornata in Corea sposata a quell'uomo...-
-Ji Bongsoo.- precisò lei come se importasse.
-Non ci saremmo mai dovuti incontrare, eppure... è successo. Quasi per caso.-
La donna si morse il labbro.
-Quel giorno... avevi lo stesso colore dipinto sulle labbra.-
Leon, non era mai stato un gran parlatore, preferiva tenersi tutto dentro e dire il minimo indispensabile. Ma quando era con lei, la sua Fei, non riusciva a non parlare.
Voleva dirle tutto. Che non aveva mai smesso di amare quelle forme, quel viso ormai stanco e pallido, quelle lunghe ciglia che le facevano ombra sulle guance.
Da nove anni non la vedeva, ora notava tanti piccoli cambiamenti.
Più la guardava più non riconosceva più la Fei che gli aveva rubato il cuore da ragazzo.
Ora c'era una donna adulta, ancora bella, ma meno avventata e impulsiva. Più attenta ai propri movimenti, più sobria e rispettabile.
Bevettero un caffè in un piccolo bar di Hong Kong, ma nessuno dei due ne bevve un solo sorso.
Le tazze rimasero davanti a loro, fumanti.
Fei non riusciva a guardarlo in viso. Lui invece la fissava intensamente come per imparare a memoria i suoi tratti.
Dopo tutto quello che quella donna gli aveva fatto, rovinandogli la vita, la trovava ancora così bella e seducente. L'amava forse. È questo lo distruggeva.
-Allora che è successo alla mia Youn? -
-Ha fatto una cosa terribile.-
Leon gli spiegò che la figlia si era consegnata all'organizzazione in cambio del padre. Ora lui era un uomo libero, ma non come aveva pianificato.
-Fei io vorrei ancora che noi fossimo una famiglia. Non vi farei mancare niente e vi amerei. Però non sarà mai possibile. Abbiamo fatto un patto ricordi. Per il bene di nostra figlia. Ma tu non hai rispettato l'accordo. E ora lei... è in grave pericolo.-
-Non potevo. Non potevo scambiarmi a te.-
Fei cominciò a piangere.
-Ho sposato Bongsoo per poter tornare in Corea e prendere il tuo posto. Non potevo più vivere sapendo di averti distrutto la vita. Dovevo prendermi le mie responsabilità. Ma poi ti ho incontrato... e io ...-
-Capisco che tu abbia avuto paura. Infondo sono solo un vigliacco è uno stupido, ho spinto Youn a chiederti di tornare, ma non ti avrei lasciata prendere il mio posto alla fine dopo averti vista. Perché ti amo ancora Fei.-
La donna pianse ancora di più, nascondendosi il viso fra le mani.
Uscì dal bar con dignità asciugandosi in fretta.
-Sono un mostro.- disse all'uomo dietro di lei.
-Ho sbagliato tutto.-
Leon la sorresse mentre lei continuava a parlare.
-Ti ho mentito e ho deciso di lasciarti affrontare tutto da solo, ma non potevo fare altrimenti perché dopo averti incontrato... dopo aver passato la notte insieme quel giorno di nove anni fa... io...-

Io...

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Curiosità: Il padre di Youn sembra molto giovane, ha infatti poco più di quarant'anni poiché Youn nacque quando lui era molto giovane

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Curiosità:
Il padre di Youn sembra molto giovane, ha infatti poco più di quarant'anni poiché Youn nacque quando lui era molto giovane. Anche l'attore che ho scelto per interpretarlo ha la stessa età.

Il vero cognome di Taeyoun sarebbe Lee.

My Declared Love [Jackson Wang] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora