Capitolo 34

133 16 2
                                    

Benjamin pov's
"Seguimi ti prego in un posto".
Prendo Vale per la mano,e la faccio salire in moto.
Davide è appena partito,lei sta davvero male,ha bisogno di me,della mia presenza.
"Non andare veloce,ho paura" annuisco,
"Fidati di me".
Sento le sue braccia calde cingermi la vita,
è così delicato il suo tocco,
e pensare che tempo prima queste stessa braccia hanno subito l'inferno.
Pensare a come venivano sottoposte a tagli quotidiani molto profondi.
La mia piccolina ha sofferto,ha sofferto molto.
Ma non si è arresa,ha avuto la forza di andare avanti,di dire 'oggi smetto,e smetto davvero'.
È stata sicuramente dura,ma alla fine ce l'ha fatta.
"Ben,manca molto?" mi chiede con la vocina di chi ha pianto davvero molto.
"Siamo quasi arrivati" rispondo per poi accelerare.
Ho deciso di portarla in un bel posto.
Parcheggio la moto,la faccio scendere.
"Una vecchia stazione?" si guarda attorno,
"Vieni,seguimi" le prendo la mano e la conduco nel mio posto segreto.
"Questo è il mio posto segreto.Vengo qui ogni volta che voglio stare da solo,e mi siedo qui,su questa panchina.Sicuramente penserai 'cosa c'è di speciale in una stazione abbandonata e in una panchina rovinata dal vento e dalla pioggia?' Beh,questo posto è così tranquillo,
ci vengo da sempre eppure non ho mai visto nessuno passare di qui.
Volevo solo farti vedere il mio posto"
Ci sediamo sulla panchina,
all'inizio la vedo un po' in difficoltà nel sedersi sulla panchina vecchia e rovinata,
ma poi si siede.
Alza lo sguardo al cielo,sul suo viso vedo apparire un bellissimo sorriso.
Sembra una bambina,così piccolina e indifesa.
"Si vedono le stelle Ben!" batte le mani.
"A volte sembri davvero una bimba" prendo una sigaretta e l'accendo.
Inizia a tossire e si porta una mano sulla bocca.
"Ben,spegnila.Mi da noia,ti prego,e poi ti fa male".
La sposto dalle labbra e comincio a far uscire il fumo creando piccoli anelli circolari.
"No,non smetto,mi piace".
Sbuffa incrociando le mani.
"Certo che siamo davvero molto simili.
Quando Davide ha scoperto che ero autolesionista mi ha diceva,
' Vale,sei forte,non lasciare che la lametta abbia la meglio.Smetti '
e io rispondevo
'no,non smetto,l'importante è che piaccia a me'.
Così tu,sai che ti fa male fumare,ma quella semplice azione ti fa come dire sentire bene,
libero per un breve momento,
e allora lo fai.In questo siamo davvero simili.
Ma posso chiederti una cosa?
Perché hai cominciato a fumare,e ad assumere sostanze stupefacenti?"
Beh,non credo di volerne parlare proprio con lei.
"Te lo dico solo se mi rispondi prima tu.
Mi hai detto che eri autolesionista,
ma non mi hai detto il perché lo sei diventata.
Ad ogni azione corrisponde un avvenimento che è successo in passato.
Cosa ti ha spinto a cominciare a farti del male".
Sorride,poi alza lo sguardo rivolto al cielo.
"Pensa alle stelle.
In cielo ce ne sono davvero tante,tutte diverse.
Ci sono quelle che brillano di luce propria,
quelle che hanno bisogno delle altre vicine per risplendere,
e poi,
beh poi ci sono quelle che semplicemente non brillano.
Preferiscono stare nell'ombra senza avvicinarsi a nessuno.
Preferiscono nascondere la loro vera luce,per paura di valere meno delle altre.
Queste stelle,finiscono per emarginarsi sempre di più fino ad allontanarsi del tutto dalle altre.
Beh,vedi quella piccola stella lassù?"
chiede indicando un punto nel celo.
Annuisco.
"Io sono come quella stella.
Preferisco nascondere la vera me,piuttosto che far conoscere a tutti la persona fragile che sono.
Sono sempre stata affascinata dalla storia,dalla letteratura,dalla filosofia.
Prima di entrare a far parte dell'Accademia di moda ho studiato per tre anni al liceo classico.
Sai,nel medioevo si pensava che per purificarsi dal male bisognava tagliarsi i polsi per far uscire i mostri che si tenevano dentro.
Ho sempre interpretato questa credenza come un qualcosa di mio,di personale.
Hai presente quando da piccolo a scuola ti hanno insegnato che l'errore si cancella con una linea rossa? È quello che ho fatto io.
Mi sono riempita di questi segni,fino a rovinarmi,devastarmi del tutto.
Ero cambiata da quando avevo iniziato,
ero così debole che le mie braccia non riuscivano più a fare niente,neanche le cose più banali,come tenere in mano dei libri o farmi un codo".
Si ferma un attimo per respirare,
"Ma non c'è nessun altro motivo per cui l'hai fatto?"
Butto la sigaretta a terra,una volta finita.
"È difficile parlarne,non l'ho mai fatto con nessuno.
Sono stata vittima di bullismo,da sempre.
Sono sempre stata quella timida che preferiva stare attenta alle lezioni che fare stupido scherzi agli altri.
Sono sempre stata quella che anche se parlava non usava termini scorretti.Sono sempre stata quella abbandonata,che nessuno voleva, a partire da mia madre.Lei non mi ha mai voluto,se n'è andata,ha lasciato me,mio fratello e mio padre da soli.
A scuola all'inizio andava tutto bene,a parte alcune stupide parole come 'stupida.
Troia.
Depressa.
I problemi sono iniziati poi,quando hanno iniziato a offendermi,a darmi noia.
Quelle parole dette con odio erano diventate ben presto spinte,botte,fino ad arrivare al punto di prendermi per i capelli,e infilarmi la testa contro la mia volontà nel cesso.
Per poi finire derisa da tutti.
Non sai cosa si prova ad essere maltrattati ogni giorno,arrivare in palestra e uscirne piena di lividi e con un dolore allucinante alla pancia,
perché qualcuno si è divertito a darmi calci nello stomaco.
Arrivare ogni giorno a casa e fingere che tutto vada bene,per non far preoccupare la mia famiglia,o almeno ciò che ne resta.
A questo punto cosa potevo fare?
Mi avevano ripetuto così tante volte che ero uno stupido errore,che la stupida notte in cui i miei genitori mi avevano concepito,era tutto un errore,che non sarei neanche dovuta nascere,
e che mia madre mi aveva abbandonata proprio perché non mi voleva fino a farmelo credere anche a me.
A questo punto ero davvero sola,depressa,senza nessuno a cui chiedere aiuto. C'era Chris,ma in quel periodo era molto occupata con la sua famiglia,perché sua nonna non stava bene,non volevo essere un peso.
Non volevo farle perdere tempo con uno sbaglio come me.
Un giorno a scuola ci hanno parlato dell' autolesionismo.
Di come molti adolescenti ne facevano parte,perché si sentivano soli e la lametta sembrava l'unica a riuscire a colmare quel vuoto che aveva lasciato qualcuno.
Io ho provato,ho provato un taglio,un giorno d'inverno,dopo le solite botte che mi ricordo quel giorno mi avevano dato alla fermata.
Mi ricordo di come nessuno se ne curava,tutti sembravano indifferenti.
A volte l'essere umano è così ingiusto che riesce a vedere una persona che sta soffrendo,sta per essere ammazzata e non fa niente.
Preferisce andare avanti,passare con lo sguardo chino come se nulla sia accaduto.
Solo una vecchia aveva provato a difendermi,ma lei era solo un anziana e debole signora contro un gruppo di ragazzi grandi come armadi. L'avevano spinta,facendola poi scappare,ma cosa gli passava per la testa?
Fare del male a un innocente signora.
Quel giorno ero tornata a casa,mio padre era in viaggio per lavoro,mio fratello era fuori con gli amici e io...ero sola.
Ho preso un temperino.
Ho provato a svitarlo con le forbici,con un coltello,ma non ci riuscivo.
Allora ho preso un cacciavite di papà e l'ho svitato per poi andare in bagno.
Mi ricordo di aver preso una fotografia di me con mia madre e di aver iniziato a tagliarmi facendo scendere il sangue su quella maledetta foto.
Lei non mi voleva,io ero sola,la lametta era mia amica" comincia a piangere,sono sicuro che si è tenuta tutto dentro per troppo tempo,la abbraccio.
"Shh,è tutto finito,è tutto finito.Ora ci sono io".

//spazio me
Ecco un nuovo capitolo,questo è davvero molto profondo e personale.
Qui Vale parla del suo passato,racconta a Benjamin tutto ciò che le è successo.
In questo capitolo c'è anche una novità,un nuovo luogo.La vecchia stazione abbandonata e le stelle.
Questo luogo sarà determinante per tutto il resto della storia. Un giorno scoprirete a cosa mi riferivo.Baci,Dreaminghismile.

<<Il mio sbaglio preferito>>Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora