Quando Michael mi accompagna a casa è ormai quasi ora di cena; la porta di casa è socchiusa e nel bel mezzo del vialetto, il pick up di Calum è in moto, ma nessuno è seduto al posto di guida. Ritiro quindi le chiavi e spingo con due dita la porta.
Luke è proprio al centro del corridoio e si sta specchiando nella parete; tra i capelli le sue mani fanno su e giù, come se li stesse sistemando nel miglior modo possibile. Indossa un paio di jeans neri come la pece e una camicia dello stesso colore lasciata aperta su una canotta di un'altra tonalità di nero. Devo fare più rumore del previsto perché sussulta e il suo sguardo trova il mio nel riflesso dello specchio.
«Perché hai un telefono se poi non lo usi mai?» Me lo dice con tono accusatorio prima di voltarsi e portarsi le mani sui fianchi in attesa di una mia risposta; quando recupero il telefono dal fondo della borsa le sue chiamate le vedo insieme a quelle di Calum. Compare persino il nome di Ashton tra le varie notifiche.
«Ero con Michael...» replico, posando poi telefono e borsa sul divano. «Perché mi cercavate? È successo qualcosa?»
«Perché siamo in ritardo» è Calum a rispondere alla mia domanda; scende le scale di corsa con una pila di panni puliti e piegati tra le braccia. «Ho detto alle ragazze che saremmo passati a prenderle tra un quarto d'ora.» Aggiunge, svoltando verso la camera da letto di Luke e urlando le sue stesse parole attraverso il muro.
Luke litiga con i bottoni della camicia, indeciso se lasciarla totalmente aperta o se invece abbottonarla appena. Sbuffa e si volta nella mia direzione in cerca di aiuto; scuoto la testa, così si arrotola semplicemente le maniche fino ai polsi.
«In ritardo per cosa?»
«Per la festa.» Luke si passa di nuovo una mano tra i capelli ed io devo trattenere per l'ennesima volta la voglia di dirgli di tagliarseli giusto un po'.
«È questa sera?» Glielo chiedo fissandomi distrattamente le unghie smaltate di rosso, totalmente indifferente all'occhiata che mi lancia Luke dalla parte opposta del corridoio. «Vado a cambiarmi... avvisate Mike!»
Passo accanto a Luke di corsa, diretta verso le scale. La porta della stanza di Ashton è chiusa, ma dall'interno proviene la solita musica a volume sostenuto; non sapevo fosse in casa anche lui. Mi tolgo in fretta la giacca, lasciandola penzolare lungo il bordo del letto e recupero dall'armadio una gonna piuttosto corta e stretta. La maglia che trovo è talmente scollata che sono quasi sicura non essere nemmeno mia, ma non ho tempo di cercare altro.
Il cielo minaccia pioggia, così allaccio un paio di anfibi ai piedi; so di avere una borsa più piccola rispetto alla solita che giace inerme sul divano al piano di sotto e so per certo essere in qualche cassetto. Non ho però il tempo materiale per setacciarli tutti perché è tardi e perché qualcuno apre in fretta la porta per chiudersela con altrettanta velocità alle spalle.
Le mani di Ashton mi si posano sui fianchi, trovando spazio sulla pelle nuda che la maglietta mi lascia scoperta; trattengo il fiato quando le sue labbra mi finiscono sul collo. Le mie mani vanno dritte ai suoi polsi, ma non ho nessuna intenzione di allontanarlo.
«Stai uscendo?» Me lo chiede in un soffio, annullando completamente la distanza tra la mia schiena e il suo petto.
«Sì.» Ashton mormora qualcosa e si avvicina ulteriormente; inclino leggermente il collo, così da lasciargli quanto più accesso possibile. Sento prima i denti e poi la lingua.
«Credevo saresti rimasta a casa stasera.» Vorrei voltarmi, ma Ashton me lo impedisce di proposito, continuando la sua tortura lungo il collo, arrivando fin sotto il lobo dell'orecchio.
«Ho promesso ai ragazzi che sarei andata con loro.» Ashton lascia la presa sui miei fianchi ed è lui a farmi ruotare su me stessa per guardarlo finalmente in faccia.
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UNPREDICTABLE
Fanfiction«Io non lo so che cosa c'è tra di noi e probabilmente vorrei che nemmeno ci fosse niente. Io e l'amore non andiamo d'accordo.» Mi mordo le labbra alle sue parole e non mi rendo conto che la mano di Ashton ha raggiungo la mia guancia. «L'amore è anch...