capitolo 6

1.5K 88 15
                                        

Il lunedì arriva più in fretta del previsto; ho trascorso la domenica con le mie vecchie coinquiline e il pensiero di Kate non è mai cambiato. È ancora convinta che Luke, Calum e Ashton possano rivelarsi dei serial killer. Nemmeno il parere di Lydia sembra averla smossa.

Durante la giornata mi hanno detto di stare cercando una nuova coinquilina perché occupi il mio vecchio posto e la gelosia che sento me la porto dietro fino a sera, cenando da sola con Luke. Ho scoperto che la colpa della strana assenza dell'ultima bustina di tè alla cannella è ricaduta su Calum.

Non l'abbiamo sentito rientrare, solo uscire molto presto persino per i suoi standard. Riesco comunque a riaddormentarmi dopo che la pace è tornata a regnare nell'appartamento, ma solo per svegliarmi qualche ora più tardi.

Mi alzo dal letto controvoglia e il contatto con il pavimento freddo mi fa venire la pelle d'oca sulle braccia. Il ginocchio mi fa ancora male e me ne rendo conto camminando verso la doccia. La porta della camera di Ashton è ancora chiusa. Non mi rendo conto di aver occupato fin troppo tempo il bagno fino a che Luke non bussa alla porta.

«Hayden, fai colazione con me?» Luke me lo chiede sovrastando il rumore del getto dell'acqua.

«Sì, arrivo subito.» Replico in fretta, girando la manopola della doccia.

Il vapore acqueo si è depositato ovunque, annebbiando completamente lo specchio. Devo passarci sopra un lembo dell'asciugamano perché possa tornare a vedere il mio riflesso. Il rumore dell'asciugacapelli sembra essere assordante e spero vivamente che ad Ashton non dia fastidio.

In cucina, seduto sul bordo del tavolo con le gambe penzoloni, c'è Luke; tiene stretta tra le mani una ciotola di latte e cereali.

«Ho fatto il caffè» sorride, saltando poi giù dal tavolo per sedersi comodamente sulla sedia. «Spero sia ancora caldo, non so usare quella macchina infernale.»

Scoppio a ridere a quella sua affermazione, ma faccio cenno di non preoccuparsi, che lo testerò immediatamente. So che da qualche parte ci sono ancora dei biscotti, ma non so bene dove li abbiano ritirati. È Luke a indicarmeli con la mano, sul ripiano più alto della credenza.

«Grazie.» Mormoro, sedendomi poi al suo fianco.

«Ti serve un passaggio? Sto uscendo.»

«No, no. Figurati» il caffè è fin troppo caldo. «Ho lezione solo nel pomeriggio, ma grazie.»

Luke sorride e si stiracchia così rumorosamente che non riesco a percepire le ultime parole pronunciate dal giornalista. Mi fa compagnia per qualche minuto ancora, poi sparisce lungo il corridoio, lasciandomi finire la colazione.

Il cellulare mi vibra due volte nella tasca dei jeans.


Da Mike:

Alle due ragazzina, non fare tardi.

Non chiamarmi ragazzina


Sento Luke imprecare all'improvviso mentre mi alzo da tavola per riporre la tazza vuota nel lavello; qualcosa mi dice che è in ritardo perché continua a ripeterlo, incastrandoci di tanto in tanto l'ennesima parolaccia. Lo trovo intento a cercare di ritirare una bottiglietta nello zaino stracolmo di libri e appunti sparsi. Non mi dice nulla, mi bacia semplicemente la guancia, sparendo come un fulmine fuori casa. Non sono nemmeno sicura che mi abbia sentito mentre gli auguravo buona giornata.

Ashton non compare per il resto della mattina ed io smetto di domandarmi se sia effettivamente in casa o se in realtà non lo sia mai stato da ieri. Mi rifugio in salotto a studiare Letteratura Francese, chiedendomi continuamente come mai io abbia scelto proprio quella come materia facoltativa. Michael non fa che peggiorare la situazione, inviandomi messaggi su messaggi ed io deduco che stia seguendo una lezione piuttosto noiosa.

UNPREDICTABLEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora