capitolo 3

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«Hai bisogno di un passaggio lunedì?»

La voce di Michael mi riscuote dal senso di torpore nel quale sono caduta senza nemmeno rendermene conto; dopotutto, Michael non è mai stato un granché nello scegliere film che non creassero sonnolenza dopo qualche minuto appena.

«No, ti ringrazio» mi stiracchio rumorosamente, osservando i titoli di coda scorrere sullo schermo. Non ricordo nemmeno quale fosse il titolo. «Ho lezione solo nel primo pomeriggio.» Aggiungo, facendo poi mente locale sui miei orari.

«Sai come arrivare all'università da qui, vero?» So che me lo sta chiedendo per assicurarsi che sia realmente tutto a posto prima di andarsene ed io mi rendo conto di stare pensando alla risposta da fin troppo tempo perché lo vedo correre in mio aiuto, trattenendo però a stento una risata.

«Beh...»

«Se vuoi muoverti a piedi ti basta continuare dritto lungo la strada per tre isolati» annuisco alle sue parole, nonostante l'idea di andare a piedi non mi sfiori la mente neanche per sbaglio. «Altrimenti ci sono gli autobus che da qui passano ogni mezz'ora circa. La fermata è alla fine del vialetto.»

«Oppure potrei venire con te ogni volta che ho lezione e siamo costretti ad andarci.» Aggiungo in fretta, dipingendomi un sorriso carico di sarcasmo sulle labbra.

«Oppure potresti venire con me ogni volta che hai lezione e siamo costretti ad andarci, sì.» Ripete Michael, scuotendo la testa e sospirando in modo fin troppo teatrale persino per i suoi modi.

Sorrido alle sue parole, sedendomi meglio sul divano, ma c'è qualcosa che non va. È una sensazione strana la mia, la sento proprio all'altezza dello stomaco e Michael se ne accorge perché mi posa delicatamente una mano sul ginocchio.

«Mike...»

«Vuoi dirmi che succede? Ti ascolto.»

«Non lo so» ammetto infine, stringendomi nelle spalle. «Credo sia solo strana l'idea di non avere più Lydia e Kate intorno.» Michael respira a fondo, poi allunga un braccio a cingermi le spalle. Mi ritrovo a chiudere gli occhi e ad avvicinarmi al suo fianco; sono quasi sicura che abbia cambiato profumo.

«Ascolta ragazzina» arriccio il naso a quel suo solito nomignolo. «Calum e Luke sono bravi ragazzi. Non ti avrei mai permesso di fare questa cosa se non ne fossi sicuro al 100%; e poi ci sono io. Casa mia è appena dietro l'angolo. Andrà tutto bene, non devi preoccuparti di nulla.»

Il suo tono è talmente serio da farmi tremare le labbra; so che ha ragione, mi serve solo tempo per metabolizzarlo.

«Non sapevo che tu e Calum vi conosceste.» Michael si stringe nelle spalle, osservando poi distrattamente l'orologio da polso che indossa.

«Abbiamo molti corsi in comune» mormora in risposta. «Se avessi saputo che stava cercando un coinquilino gli avrei chiesto di trasferirmi qui.» Inclino appena la testa a quella sua affermazione perché c'è qualcosa che non mi sta dicendo.

«Va tutto bene con i tuoi coinquilini?»

«Credo di sì» sospira Michael, passandosi una mano tra i capelli. «Soliti conflitti: ritardo con l'affitto, nessuno vuole mai fare la spesa o pulire i bagni... il solito.»

«Mike, se ti servono soldi per...»

«Non mi serve niente, ragazzina» mi interrompe con un lieve sorriso a increspargli le labbra. «Il denaro di mamma e papà è abbastanza, non ti preoccupare. Sono loro ad avere problemi ed io non vorrei che i proprietari li cacciassero. Trovare nuovi coinquilini è sempre un terno al lotto.»

Vorrei dirgli che nella peggiore delle ipotesi può sempre andare a vivere con Lydia e Kate, ma la mia battuta viene interrotta dalla suoneria del suo cellulare. Lo vedo scorrere velocemente il testo del messaggio che ha appena ricevuto, poi impreca ed è costretto ad alzarsi dal divano.

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