capitolo 12

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Calum sta imprecando in modo così colorito contro Ashton quando li raggiungo che quasi sobbalzo io stessa, neanche fossi la diretta interessata. Ashton sta replicando a sua volta, esattamente allo stesso modo. L'unica differenza sta nel destinatario: i suoi insulti sono rivolti al ragazzo uscito di casa come una furia.

Vedo Calum liberarsi dalla presa di Ashton tanto bruscamente da farlo persino barcollare, poi si passa una mano sul viso. Solo in quel momento mi rendo conto che sta perdendo sangue dal labbro e lo stesso deve farlo lui perché impreca di nuovo, stringendo i denti.

«Che cosa cazzo è appena successo?» Nemmeno si accorge di aver spintonato Ashton. Il suo migliore amico si lecca le labbra, sono tanto screpolate che devono persino fargli male. Si scompiglia i capelli ed è in quel frangente che vedo del sangue ormai secco sulle nocche. «Ashton!»

Calum è ormai esasperato e tenta di nuovo di spintonare Ashton, che questa volta però si scosta e lo afferra dal gomito perché la smetta di agitarsi tanto. Non risponde comunque alla sua domanda, trascina Calum lungo il vialetto senza curarsi minimamente della sua resistenza a quel suo gesto. Ashton è comunque visibilmente più forte di Calum e nonostante stia puntando i piedi a terra per evitare che venga mosso ulteriormente, Ashton riesce a tenergli testa senza troppi problemi.

«Ti serve del ghiaccio.» Mormora infine Ashton, passandomi accanto senza degnarmi di uno sguardo; sono io a chiudermi la porta alle spalle.

Calum è costretto a prendere posto sulla prima sedia disponibile della cucina mentre Ashton, voltato di spalle, cerca nel freezer qualcosa che non riesco a vedere. Lo sentiamo poi imprecare qualche istante più tardi perché quel dannato ghiaccio, quando serve, a quanto pare non c'è mai. Tira quindi fuori un sacchetto di verdura congelata e nel momento in cui incrocia il mio sguardo per una frazione di secondo, la macchia violacea sullo zigomo si fa man mano più evidente, così come il taglio ancora sanguinante lungo il sopracciglio.

Realizzo una cosa solo in questo momento: non era Calum il bersaglio, ma Ashton. Lui si è solo trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato. Lo sento imprecare di nuovo quando Ashton gli sbatte con poca delicatezza il sacchetto sulla guancia. Mi ritrovo a sbuffare e fare il giro del tavolo per scostare Ashton con una gomitata. Calum stringe i denti e poi posa una mano sulla mia, a reggere ulteriormente il sacchetto.

«Va tutto bene?» Calum annuisce alla mia domanda, ma scosta subito lo sguardo per puntarlo di nuovo su Ashton.

Si è spostato appena e ora se ne sta immobile con la chiesa contro il lavello e le braccia incrociate al petto. I muscoli sono tesi tanto quanto la mascella che fa scattare in continuazione. È come se si stesse trattenendo dal fare qualcosa che avrebbe conseguenze a dir poco catastrofiche.

«Ashton, non ho intenzione di chiedertelo di nuovo. Che cosa ci faceva qua Devon e perché cazzo mi ha dato un pugno dritto in faccia?» Calum è infuriato. «A quanto pare ha conciato per le feste anche te.» Aggiunge, quasi soddisfatto di non essere l'unico con un occhio nero.

«Mi dispiace che ti abbia colpito» la voce di Ashton è così roca da graffiarmi la pelle. «Tu non c'entri niente, non so perché lo abbia fatto.» Sul mento di Calum c'è un piccolo rivolo di sangue, ma se lo porta via con il dorso della mano prima che possa diglielo.

«Eppure eccoci qua! Ci deve essere per forza un motivo, tu che dici?»

«Dai Cal, non sono affari tuoi.» Calum assottiglia lo sguardo, tanto da terrorizzare anche me, come se potesse addirittura spingermi via per raggiungere Ashton e colpirlo dritto in viso.

«Non sono...» sbuffa, ma cerca di controllarsi quanto basta per non imprecare. «Ho un occhio nero e nel caso in cui non te ne fossi accorto, stai perdendo sangue dal fottuto sopracciglio. Hayden è quasi caduta per colpa di quell'idiota. Sono affari miei eccome, quindi parla o giuro su Dio, Ashton, ti prenderò a calci in culo.» Ashton mi guarda per un minuto intero senza dire niente, senza muovere un muscolo. Poi si tasta il sopracciglio, osservandosi le dita sporche di sangue.

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